di Simona Nessim
Alcol e droga rappresentano il primo allarme sociale e la principale preoccupazione per i genitori di ragazzi adolescenti. Questo il tema che il 24 gennaio la Fondazione Scuola ha voluto affrontare nel contesto del ventesimo anniversario della Fondazione, dopo avere già affrontato, il 14 settembre, il tema del bullismo in un altro evento. “Un occhio attento alle problematiche giovanili, benché più raro in un contesto così piccolo” ha puntualizzato Agostino Miele, Preside della Scuola Ebraica di Milano.
I dati statistici secondo l’agenzia europea delle droghe, non sono certo rassicuranti: il 51% degli studenti tra i 15 e 19 anni ritiene facile procurarsi una qualsiasi droga. Contrariamente a quello che si pensa la dipendenza può iniziare in casa; “i genitori dovrebbero tenere sotto controllo i farmaci”, asserisce Salvatore Toti Licata, sociologo, criminologo e formatore all’Università Milano Bicocca. Niente di più semplice e a portata di mano per un ragazzo dei Pharma Party, un miscuglio di farmaci e alcol trovati in casa che, nei peggiori dei casi, può portare al coma etilico.
“Il vero problema è l’irresponsabilità genitoriale che delega tutto alla scuola” denuncia il Prof Licata. Un ruolo, quello dell’educazione al mondo, che spesso i genitori tendono ad ignorare, per mancanza di tempo o per paura di affrontare il problema. E allora il genitore si convince che la paghetta serva solo alle ricariche telefoniche mentre i dati denunciano che il 79,8% sono destinati ai gratta e vinci, 63.4% al consumo di tabacco e 49,6% a sostanze stupefacenti.
Tra le droghe empatiche,allucinogeni, l’Ecstasy MDMA e la cannabis sono particolarmente popolari grazie al loro costo contenuto. Secondi in Europa per consumo di cannabis, il 20% dei ragazzi le assume a meno di 15 anni, il 50% in età compresa fra 16 e 20.
L’età critica si aggira intorno ai 13 anni denuncia NetMoms in un sondaggio inglese. “I ragazzi sfuggono ad un’identificazione tradizionale – commenta Michela Proietti, opinionista del Corriere della Sera -. Tra i 14 e i 18 anni non c’è percezione della pericolosità”.
“Molto spesso il bisogno di alterarsi con droga deriva da frustrazioni, la vera malattia del secolo” continua Licata ed è allora che il genitore deve saper interpretare i mutamenti del figlio: anafettività, prestazioni scolastiche in discesa, stati di coscienza alterati e disordini alimentari. “Le regole imposte dai genitori devono essere chiare ma l’affettività va coltivata attorno al tavolo da pranzo”, prosegue Licata. Gli adolescenti vogliono essere supportati, accettati e stimati per raggiungere la maturazione emotiva.
Lo stadio finale non deve essere per forza l’eroina, ma pochi sanno che anche le droghe minori, anche se transitorie, intaccano il processo biologico evolutivo con conseguenze degenerative a lungo termine (Parkinson…).
In conclusione, Miele ha invocato a gran voce la “triangolazione genitore – ragazzo – scuola” ; un filo protettivo che deve sopperire a quello stato di frustrazione e deresponsabilità giovanile nel quale l’adolescente viene catapultato dalla società moderna. Per dar forza ai ragazzi Licata conclude: “l’aquilone si alza con il vento contrario e non con quello a favore”.