di Roberto Zadik
“I giusti sono persone normali, come noi e oggi sono molto contento di parlare qui coi ragazzi perché penso che sia fondamentale partire dalle giovani generazioni”. Queste sono state le parole introduttive del preside della scuola, Agostino Miele, durante la presentazione del libro di Gabriele Nissim Il Bene possibile (Utet,192 pp, 15 euro) che assieme all’autore ha coinvolto ragazzi e docenti dell’Aula Magna in un evento organizzato dalla Fondazione Scuola e dalla sua presidente Karen Nahum e seguito da domande, osservazioni e considerazioni da parte del pubblico.
Prima di passare la parola all’autore del testo, Karen Nahum, ha sottolineato come “per noi sia un onore avere qui Nissim che come noi era un ex alunno di questa scuola e che svolge un lavoro straordinario e famoso nel mondo, egli è una specie di Ministro degli Esteri conosciuto e riconosciuto e svolge un compito molto importante”. Al centro dell’iniziativa, alla presenza di docenti, del preside e di tanti ragazzi, c’è stato l’autore del libro che ha espresso una serie di considerazioni importanti sul tema dei Giusti, sul Bene da contrapporre al Male, sul cambio di epoca dagli spensierati anni ’80 al cupo scenario attuale. “Sono stato fortunato a nascere in un’epoca di progresso e di cambiamenti importanti” ha detto “mentre ora viviamo invece nella cultura dell’odio e del nemico e per questo è fondamentale avere modelli positivi”. Iniziando il suo intervento sul libro e sul tema dei Giusti ha subito specificato “Siamo abituati a pensare ai Giusti come dei santi, degli eroi degli individui disposti a sacrificare la loro vita e pensando sia qualcosa di così straordinario molti si allontanano ma ognuno di noi può diventare un Giusto ed è libero di salvare il mondo”. Ma com’è nato il concetto di Giusto e come si è sviluppato? Addentrandosi in questo stimolante concetto, molto presente nella tradizione ebraica con la nozione di Tzaddik, Nissim ha spiegato che “nel libro fra i tanti personaggi, ho voluto citare il grande Moshè Bejski e egli è stato fondamentale per la diffusione di questa idea, dei Giusti e del Bene possibile, avvenuta negli anni ’60 partendo dalla Shoah e dal Museo di Yad Vashem, dalle storie di Giusti come Giorgio Perlasca”.
Un personaggio dalla vita intensa e travagliata Bejski, ebreo polacco, anche lui “parte della famosa lista di Schindler, deportato assieme a altri del suo villaggio vicino a Cracovia in uno dei primi campi di raccolta e riuscito miracolosamente a scappare e diventato promotore della lotta al Male.” Il presidente di Gariwo ha reso omaggio al costante e eroico impegno di Bejski ricostruendone brevemente la biografia. Partito dalla sua esperienza personale di sopravvissuto alla Shoah “era uno degli ebrei salvati da Schindler e presente nella sua famosa Lista” poi, come ha ricordato in seguito, divenne“ esponente di punta del Museo dello Yad Vashem in Israele, dove fu presidente della Commissione dei Giusti e come Giudice della Corte Costituzionale”. Dopo aver raccontato di Bejski e della sua interessante vita, Nissim ha illustrato ai ragazzi alcune importanti considerazioni etiche.
Passando al concetto del Bene, infatti, ha evidenziato come “Molte volte si dice che il Bene è nascosto ma è un nostro dovere invece farlo conoscere e renderlo pubblico”. Continuando lo studioso ha sottolineato come “esso sia accessibile e alla portata di tutti ma spesso esso è fragile e chi fa del Bene viene lasciato solo e deve lottare contro tutti e un grande pericolo di ieri e di oggi è il consenso di molte ideologie sbagliate e pericolose e il fatto che il Male si presenti come il Bene e venga diffuso come tale”.Citando una serie di importanti autori, dai filosofi Hannah Arendt e Agnes Heller a autori fondamentali come Zygmunt Baumann, l’autore ha poi evidenziato davanti a una platea di ragazzi molto attenta e partecipe “in una epoca di massificazione e di pericolosi ritorni ideologici, l’importanza di pensare con la propria testa. Il Giusto è un uomo libero, che si prende cura dell’altro e si assume le proprie responsabilità”. Mettersi nei panni dell’altro, essere capaci di resistere e di “dire no” sono alcune delle principali caratteristiche dei Giusti secondo Nissim.
In conclusione della sua efficace analisi del Bene e dei Giusti ma anche del Male e dei suoi pericoli fra “chi lo asseconda e chi lo compie” e raccontando alcuni aneddoti contenuti nel libro egli ha ricordato come il tema dei Giusti “non sia importante solo per noi ebrei ma per tutti e per questo ho cercato di universalizzarlo il più possibile. Prima al Parlamento Europeo e poi al Parlamento Italiano”. “La storia e le dittature sono state supportate dal consenso della gente e i Giusti hanno lottato contro questo.” Tutto si è concluso con grande entusiasmo da parte dei ragazzi e con due brillanti interventi. Infatti sono intervenuti prima Mino Chamla,, professore di Filosofia che ha ribadito la necessità di dividere “l’etica dall’ideologia riconoscendo ciò che è il Bene e non accettando il mondo per quello che è ma bisogna reagire e prendere posizione”. Efficace anche Paolo Sciunnach docente di ebraismo ha invece parlato del concetto di identità che deve esser qualcosa di “sano e oggettivo” e non di “fanatico e chiuso” e ha aggiunto “l’ebraismo è un antidoto a questo perché ognuno di noi ha sempre Dio davanti a lui”. I Giusti, il Bene e la cupa realtà di questi anni e una ricerca di modelli positivi necessaria, tutto questo stimolato da questo libro. In conclusione l’autore e il preside Miele, hanno rievocato il Giardino dei Giusti e questi anni di impegno da parte di Gariwo e la presenza in varie città italiane del “Giardino”.