di Ilaria Myr
Va rifondato il patto scuola-famiglia per una condivisione corretta delle responsabilità educative, specifiche e diverse per insegnanti e genitori
«Per sapere dove si vuole andare bisogna prima di tutto conoscere bene dove ci si trova, quello che in gergo nautico viene chiamato il “punto nave”. Solo dopo che si sono analizzati tutti i dati, evidenziati i punti di forza e le debolezze, ci si può focalizzare su dove si vuole andare, definendo la destinazione e la rotta». È un approccio molto chiaro e definito quello con cui Marco Camerini intende lavorare sulla Scuola ebraica di Milano, di cui è dirigente scolastico dal 1 gennaio 2022; alle spalle una lunga esperienza nella formazione e sviluppo risorse umane, gestione di processi di cambiamento, coaching, consulenza organizzativa e negli ultimi quattro anni coordinatore delle attività educative e didattiche della Scuola Ebraica di Torino (vedi anche intervista in Bet Magazine ottobre 2021).
Da ex studente di questa scuola, e da padre di figli che la frequentano, nonché da membro attivo della comunità ebraica, ne conosce già bene le peculiarità e il ruolo centrale nell’educazione ebraica a Milano. Ora, però, come preside, deve dare una direzione concreta a una struttura complessa e molto attiva, che ha messo in piedi moltissimi progetti e ne ha in cantiere altrettanti.
«Credo che sia fondamentale avere tutti chiaro l’obiettivo a cui vogliamo tendere – spiega a Bet Magazine-Mosaico -, sia dal punto di vista educativo sia di “spirito”, cioè di carattere distintivo che vogliamo identifichi la nostra scuola, oltre ai programmi e agli obiettivi ministeriali. E insieme alla Comunità stiamo lavorando per ricondurre tutte le iniziative all’interno di una cornice di senso, una visione progettuale condivisa che dia coerenza alle diverse azioni e consapevolezza di quali siano le priorità».
Sicuramente un fronte su cui Camerini vuole lavorare è la ridefinizione di alcune regole, facendo leva su un patto di corresponsabilità scuola-famiglia-alunno che va rinsaldato sui principi fondamentali, chiarendo gli ambiti specifici di responsabilità di ciascuno. «Dobbiamo mettere in chiaro come e fin dove le famiglie possono intervenire, così come fin dove arriva la responsabilità della scuola e dove inizia invece quella genitoriale – spiega -. Bisogna rendersi conto che spesso ci troviamo di fronte a istanze contraddittorie e quindi l’unica strada per una convivenza efficace e virtuosa è la mediazione e la condivisione delle ragioni delle scelte principali effettuate».
Fondamentale, per fare ciò è una collaborazione concreta fra tutti i membri della comunità educante, che si traduce anche nella presa in carico da parte di ognuno delle proprie responsabilità. «È importante capire che lavoriamo tutti avendo come obiettivo il benessere e la realizzazione delle potenzialità dei ragazzi, e la creazione di un ambiente sereno è la base per un apprendimento efficace».