di Ester Moscati
Un ottagono costituito da sette porte e lo spazio vuoto che consente di entrare in questa installazione multimediale: è il Mosaico del Tempo, opera realizzata dall’artista Silvio Wolf con i ragazzi della 5 A della Scuola primaria. La porta, la soglia, è una cifra stilistica peculiare di Wolf, che spiega: «La soglia è un elemento simbolico fortissimo, mistico, è un confine che unisce e separa allo stesso tempo, è un luogo reale che presuppone un interno e un esterno, un doppio, con l’allusione al buio, alla alternanza assenza/presenza». Coinvolto dall’associazione Pinksie the whale per portare l’arte nelle scuole, Silvio Wolf ha iniziato a pensare all’opera da realizzare e, visitando la Scuola, ha scoperto, con l’aiuto di Orazio Di Gregorio, sette porte abbandonate in uno scantinato. Da qui, la scintilla è scoccata, il legame con la sua poetica era inevitabile.
Con la straordinaria collaborazione di Alberto Jona Falco del Gruppo Horim, direttamente coinvolto nel progetto Pinksie the whale, e di Martina Berger, Silvio Wolf ha incontrato i ragazzi della Scuola primaria ed è partita una ricerca che ha unito i bambini e i genitori, i nonni e le famiglie. Sì, perché l’idea è stata quella di realizzare un’opera multimediale sul tema della identità individuale e collettiva, il Mosaico del Tempo, appunto, che fosse poi trasmessa attraverso l’installazione. Le sette porte sono state suddivise all’esterno in quattordici spazi colorati, ognuno a disposizione di un bambino, che lì ha collocato la sua “memoria personale”. Mentre l’interno è liberamente occupato da tutti, la “memoria collettiva”. Una raccolta di immagini, testi, racconti, suoni, sapori, colori, profumi, elementi tattili… «Sì, tutti i sensi sono coinvolti. Ho cercato un’esperienza di tipo pervasivo, sinestesico. All’interno della installazione sono stati collocati anche tre tablet che trasmettono i risultati della ricerca della memoria familiare condotta dai ragazzi. – racconta Silvio Wolf – È stato un modo anche per mettere in comunicazione le generazioni, così che l’esperienza venisse salvata e condivisa. Ho chiesto ai ragazzi di raccogliere tutto ciò che potesse diventare “comunicazione”. Le “interviste” ai nonni sul loro passato, spesso di fuga e persecuzione, soprattutto dal mondo arabo, hanno consentito ai bambini di ascoltare, in alcuni casi per la prima volta, la storia della propria famiglia. È stato un modo per ricercare nel passato le radici del nostro presente. Proprio per rimarcare il concetto di passato, le memorie individuali sono state espresse in immagini in bianco e nero. Mentre all’interno, dove è ospitata la memoria collettiva, che si fa esperienza e quindi futuro (rappresentato anche dalla tecnologia dei tablet), domina il colore». Su tutto il perimetro interno, corre il disegno collettivo di uno xilofono. La musica che si ascolta è infatti anche quella dello xilofono di Yonatan, che si esprime con il suono.
«È la mia prima esperienza di lavoro con i bambini e devo dire che è stato fantastico. Mi ha colpito molto anche la disponibilità e il coinvolgimento dei genitori. Famiglie, bambini e Scuola hanno creato una sinergia potente. Questo Mosaico del Tempo è un’opera superiore alla somma di tutte le parti che la costituiscono ed è diventata un simbolo della classe, la loro identità collettiva. È irripetibile, i ragazzi finiscono il ciclo scolastico e non saranno più tutti insieme, nella stessa classe, in futuro. Lasciamo questa espressione artistica al pubblico, perché possa essere un luogo di esperienza e di conoscenza».
Durante le presentazioni delle loro raccolte, lavori e riflessioni attorno alla propria identità individuale, i ragazzi hanno indicato ciascuno una parola-chiave. «È stato un percorso importante, che ha richiesto loro di interrogarsi attorno alle loro origini, identità e il loro presente, fornendo forme finite e comunicabili delle loro esperienze.
Eccole: Sofia – I Tempi; Clara – Ponte; Jonas – Aviatore; Ori – Emozioni; Yonatan – Suono; Ben – Gemelli; Sarah – Guerra; Anais – Borsetta; Leo – Bicchiere; Thomas – Poesia; Elisa – Carmen; Yair – Trasformazione; Emma – Famiglia; Shani – I Contrari; Gabriel – Castello».
E la parola di Silvio Wolf? «Soglia», naturalmente.