di Ilaria Ester Ramazzotti
“E il Signore consegnò Lachis nelle mani di Israele, che lo prese il secondo giorno e lo colpì con il bordo della spada” (Giosuè, 10:32). La località di Lachis indicata nel versetto biblico ha recentemente riguardato un ritrovamento archeologico a cura di un gruppo di archeologi guidati da Yosef Garfinkel, dell’Istituto di archeologia della Hebrew University di Gerusalemme, e da Michael Hasel della Southern Adventist University nel Tennessee. Ne ha parlato EurekAlert! lo scorso 18 febbraio.
In uno studio pubblicato il mese scorso, Garfinkel e gli altri archeologi hanno descritto il ritrovamento di vaste rovine di un tempio cananeo risalente al XII secolo a.C., che sorgeva nel Regno di Giuda. I resti sono stati scoperti nel parco nazionale di Tel Lachish, luogo di ampi insediamenti nell’età del bronzo e attualmente vicino alla città israeliana di Kiryat Gat. Lachis fu una delle più importanti città cananee della Terra di Israele durante il medio e il tardo Medioevo. Costruita intorno al 1800 a.C., fu distrutta dagli egiziani intorno al 1550 a.C. Ricostruita e ancora distrutta altre due volte, fu definitivamente sconfitta intorno al 1150 a.C., ma fu una delle poche città cananee a sopravvivere fino al XII secolo a.C. La località è menzionata sia nella Bibbia che in varie fonti egiziane.
“Solo una volta ogni 30 o 40 anni abbiamo la possibilità di scavare nel sito di un tempio cananeo in Israele – ha sottolineato Garfinkel -. Ciò che abbiamo trovato getta nuova luce sulla vita che anticamente si svolgeva nella regione”. La struttura dell’antico tempio è simile a quella di altri templi cananei del nord di Israele, tra cui Nablus, Megiddo e Hazor. Ha una pianta quadrata e diverse sale laterali, che sono tipiche dei templi edificati successivamente, tra cui il Tempio di Salomone. La parte anteriore del complesso è caratterizzata da due colonne e due torri che conducono in una grande sala, mentre il santuario interno ha quattro colonne portanti.
Nell’ambito del sito archeologico sono stati portati alla luce anche alcuni manufatti: calderoni di bronzo, gioielli, pugnali e teste d’ascia ornati con immagini di uccelli, scarabei e una bottiglia placcata in oro con il nome del faraone Ramses II. Di particolare interesse, in particolare, è un frammento di ceramica inciso con l’antica scrittura cananea che mostra la lettera ebraica “samek“. Contrassegnata da una linea verticale allungata attraversata da tre linee perpendicolari più corte, è il più antico esemplare della lettera, oltre che un esemplare unico nel suo genere per lo studio degli antichi alfabeti.
Crediti foto: Emil Eljem / Iaa