Inaugurata da pochi giorni, rimarrà aperta fino al 4 settembre la mostra allestita al Contemporary Jewish Museum di San Francisco, dedicata al poeta-simbolo della beat generation, Allen Ginsberg (1926-1997).
La mostra si intitola “Beat Memories: The Photographs of Allen Ginsberg” e propone 80 fotografie scattate dall’autore di “The Howl” (L’Urlo) tra il 1953 al 1963. Si tratta per lo più di ritratti ai giovani amici scrittori che Ginsberg frequentava in quegli anni e che poi divennero vere e prioprie icone della beat generation – da William S. Burroughs, a Neal Cassady, Gregory Corso, Jack Kerouac.
Non c’era un intento artistico in quegli scatti, bensì, semplicemente il desiderio di “fissare in eterno alcuni momenti”, disse molti anni dopo lo stesso Ginsberg. Le foto sono rimaste a lungo un piccolo tesoro privato dello scrittore fino a quando, negli anni ’80, riscoperte in mezzo a mille altre carte, Ginsberg decise – su sollecitazione anche di Robert Frank – di ristamparle in grande formato. Il passo successivo fu quello di “chiosarle” a mano una per una, descrivendo personaggi, luoghi e situazioni ritratte.
Durante una serie di conferenze tenute fra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, dal titolo “Snapshot Poetics” o “Photographic Poetics”, Ginsberg sottolineò la somiglianza e le connessioni fra il lavoro del poeta e quello dello scrittore. Nel 1988 Ginsberg concluse una conferenza alla Harvard University indicando, nel suo stile “poetico” ciò che avviene al momento dell’atto creativo del poeta come del fotografo: “La mente comune comprende percezioni eterne. Nota ciò che noi notiamo. Osserva ciò che è vivido. Si accorge che stiamo pensando. La vivacità è la nostra stessa autoselezione. E ricorda il futuro”.
Ginsberg nacque nel New Jersey da genitori immigrati dalla Russia; il padre era insegnante, mentre la madre, affetta da disturbi nervosi, era un’attivista comunista. Proprio alla madre Naomi, morta nel 1956, Ginsberg ha dedicato uno dei poemi più intensi, “Kadish”, dove, scrive Luca Fontana, traduttore dell’edizione italiana, “la paranoia individuale della madre Naomi, è eco e simbolo della società paranoica che la contorna.”
Ginsberg studiò alla Columbia University grazie a una borsa di studio. Alla Columbia fece amicizia con alcuni degli artisti che poi insieme a lui, vennero identificati come i fondatori della Beat Generation.