di Michael Soncin
“La mostra che aprirà al pubblico da settembre 2019, oltre ai dipinti sarà arricchita da una grande documentazione, che ha permesso di ricostruire tutti i passaggi; metà delle opere esposte sono di sicura provenienza, mentre l’altra metà sono opere le cui provenienza non è ancora conosciuta, il problema è che molto spesso non ci sono gli eredi o gli eredi stessi non erano a conoscenza”. Queste le parole di Ido Bruno, direttore dell’Israel Museum di Gerusalemme durante il convegno organizzato da Davide Blei, Presidente Amici Italiani dell’Israel Museum di Gerusalemme AIMIG, il 23 maggio presso la sede delle Gallerie d’Italia di Milano.
I lavori in mostra fanno parte della Collezione Gurlitt, si tratta di oltre 1500 opere trafugate da nazisti durante il secondo conflitto mondiale, scoperte nel recente 2012 in seguito a dei controlli legali. Il mercante d’arte tedesco Hildebrand Gurlitt le passò alla moglie ed in seguito andarono nelle mani del figlio Cornelius Gurlitt, scomparso nel 2014, che fu scoperto essere possessore del portentoso bottino artistico.
Uno degli obiettivi che si pone la mostra come ha spiegato Ido Bruno, risiede nella speranza che queste opere possano essere riconosciute dagli eredi ed essere così restituite.
Stolen Art tra passato e presente
“La materia della “Stolen Art” riguarda casi passati e anche casi recenti – se pensiamo anche a quelle trafugate dell’Isis di cui alcune distrutte, altre vendute – ma la Stolen art che riguarda la Germania durante la seconda guerra mondiale è stata, dal punto di vista qualitativo e quantitativo, uno dei casi in cui è stato depredato e distrutto un numero elevatissimo di opere d’arte”; ha dichiarato l’avvocato Alessia Panella che si occupa in specifico di diritto dell’arte, e ha fondato una rivista AES Arts+Economics, dove tratta questo genere di temi, dando la parola ai diretti protagonisti del settore.
“Le opere rubate dai nazisti hanno riguardato non solo la Germania – afferma Panella – ma anche tutti i paesi occupati, come la Francia che subì una grande perdita. Hitler tentò di vendere le opere d’arte per finanziarsi, creò una polizia legata alle opere d’arte degenerate, alla sua asportazione e confisca, in parte vendute all’estero per scopi bellici; il suo braccio destro Hermann Göring che si reputava un intenditore d’arte ha messo insieme in una decina d’anni una collezione impressionante. Molti ebrei per riuscire a scappare vendevano le loro opere a un prezzo irrisorio”.
“Per arte degenerata – spiega l’avvocato – per il sistema nazista s’intendevano opere provenienti da artisti ebrei, ma anche da amici ebrei o comunque opere di collezionisti ebrei, a volte s’intendeva anche il cubismo, questo tipo d’arte molto lontana dai canoni estetici dell’epoca.”
Arte trafugata e Normative
“La vicenda Gurlitt ha ancora luci e ombre da rivelare – ha spiegato Marilena Pirelli de Il Sole 24 Ore durante l’incontro da lei moderato -: si tratta di opere comperate durante la seconda guerra mondiale su mandato per la collezione di Hitler, parte della quale è stata acquistata per essere venduta, per portare dei capitali; il tema dell’arte rubata ci riporta anche alla normativa e tutela che l’Unesco ha sempre osservato per quanto riguarda il mondo intero e in particolare per quanto avvenuto durante la seconda guerra mondiale con le opere trafugate dai nazisti”.
“Tutte le tematiche di protezione sul traffico illecito, non sono sempre concordate da tutti gli Stati, perché sappiamo che ci sono delle aree più facili di altre, come le opere sottratte illecitamente, in particolare nelle zone di guerra nel medio oriente”. Questo è quanto ha voluto ribadire Ana Luiza M. Thompson-Flores, responsabile in Europa del reparto Scienza e Cultura dell’UNESCO, esponendo la normativa internazionale in materia di stolen art.
“È un tema che l’Unesco monitora, non tutti i paesi Europei hanno accolto questa normativa a protezione dei beni che possono essere commerciati per ragioni di guerra e quindi andare a finanziare attività di terrorismo e di guerra, questa protezione da parte dell’Unesco dovrebbe essere applicata in modo più completo a tutti gli stati dell’area”.
Washington Principles
“Quando ci si pone da un punto di vista giuridico delle controversie e di quali siano le norme nazionali e internazionali – se ci sono – per favorire il tema della restituzione dei beni, spesso si tratta di casi abbastanza particolari e anche affascinanti – ha spiegato Manlio Frigo, professore di diritto internazionale dell’Università degli studi di Milano -. Non sempre si è riuscito a ricostruire il percorso delle opere depredate, perché ognuna delle vicende che s’incontrano ha dai retroscena particolari, che possono determinare soluzioni differenti”.
Cita infatti i Washington Principles, una serie di undici regolamenti adottati nel corso degli anni novanta, alla quale partecipano 44 paesi tra i quali l’Italia, che impone di rivedere tutti gli acquisti di incerta provenienza per favorirne la restituzione; parlando di casi ben noti cita la vicenda Altman che riguarda il quadro di Klimt Adele, dal quale venne tratto il film Woman in Gold.
Tra le opere sottratte in maniera illecita, ci sono artisti di primaria importanza come Degas, Rodin, Picasso. Fra il 2014 e il 2017 ci sono state delle restituzioni di alcune opere, come ad esempio il dipinto di Max Liebermann I due cavalieri sulla spiaggia e Donna seduta di Henri Matisse.
(da sinistra: Ido Bruno, Alessia Panella, Marinella Pirelli, Ana Luiza M. Thompson-Flores, Manlio Frigo)