di Ilaria Ester Ramazzotti
“È la natura che l’ha fatto, per questo è migliore. Non l’ho disegnato io, non è fatto da un essere umano. È merito della divina proporzione, che mi ha sempre affascinato e che ho approfondito negli anni”. L’imprenditore e gemmologo Bobak Nasrollahi Moghadam è sicuro delle sue passioni e con queste parole ci parla del suo Leonardo Da Vinci Cut, il taglio di diamante che ha messo sul mercato in occasione del cinquecentenario del genio toscano: da quando è stato lanciato nel 2018, ha ottenuto notevoli riconoscimenti a livello sia commerciale che culturale.
Lo speciale taglio del diamante con 57 sfaccettature differenti, disegnato secondo le regole della sezione aurea e che ha tratto origine dal De Divina Proportione, il trattato di Luca Pacioli illustrato con i disegni di Leonardo da Vinci, con la sua brillantezza getta altresì luce anche sul patrimonio artistico e culturale italiano, di cui Nasrollahi è diventato ambasciatore nel mondo. La sua società Amin Luxury ha scelto di sostenere e valorizzare il Bel Paese devolvendo dei fondi a progetti di restauro nel Comune di Vinci, in Toscana, e finanziando delle borse di studio a favore due giovani talentuosi interessati a studiare restauro all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Si tratta di un “un centro di riferimento unico al mondo per il restauro delle opere d’arte – ci spiega -, un’avanguardia e un’eccellenza italiana che tuttavia pochi conoscono. Dopotutto siamo il Paese con più opere d’arte al mondo, chi altro dovrebbe essere il più esperto di restauro? Per questo ogni anno finanziamo un paio di borse di studio per studenti privi di grandi facoltà economiche”.
La culla nativa del Leonardo Da Vinci Cut si trova proprio in Toscana, dove ha preso il via il percorso culturale che lo accompagna e lo caratterizza. In particolare, il Museo Leonardiano di Vinci ha collaborato allo sviluppo del suo progetto. “L’attività della Biblioteca Leonardiana e del Museo Leonardiano ha trasformato il Comune di Vinci in un centro culturale di livello internazionale – approfondisce Bobak Nasrollahi -. Il Comune di Vinci ha dato il proprio patrocinio al Leonardo da Vinci Cut, riconoscendo il valore del progetto del taglio Da Vinci come veicolo di comunicazione dell’opera leonardiana in tutto il mondo. Il Museo Leonardiano offre una significativa presentazione degli studi di Leonardo, con un occhio alle innovazioni della tecnologia, e il patrimonio dei disegni è stata la fonte principale per l’evoluzione dell’intero lavoro di ricerca, sviluppo e promozione. Proprio al Museo è stato infatti presentato per la prima volta il taglio Da Vinci e da qui è partito il lancio a livello mondiale di questa importante partnership. Ho voluto così restituire un riconoscimento a questa città contribuendo al finanziamento di progetti di restauro. Inoltre, quando organizzo eventi per presentare il Leonardo Da Vinci Cut offro sempre agli ospiti dei biglietti omaggio per il Museo Leonardiano di Vinci e per la casa natale di Leonardo ad Anchiano. È un modo per promuovere la ricchezza e la bellezza del patrimonio italiano”.
Ma non è tutto qui. “Il diamante Leonardo Da Vinci Cut è stato accolto nelle sale di Palazzo Vecchio a Firenze. Al suo interno, nelle sale aperte al pubblico, si può ammirare e acquisire l’esclusivo diamante, perfettamente ambientato all’interno di Palazzo Vecchio, apprezzato e conosciuto per l’utilizzo della sezione aurea, poiché è stato architettonicamente progettato e costruito da Arnolfo Di Cambio utilizzando la stessa formula matematica. Un esempio di straordinario lavoro di bellezza e armonia visiva, la stessa del diamante Leonardo Da Vinci Cut. A dimostrazione che Leonardo, a 500 dalla sua morte, ha ancora molto da dirci”. “Ho inoltre avuto un incontro con un referente del Museo di Galileo di Firenze – aggiunge -, che è interessato alla diffusione del progetto dal lato culturale e divulgativo”.
Un nuovo prezioso fra i preziosi
Non sono mancati i riconoscimenti del settore della gemmologia. “Per la prima volta nella storia moderna del diamante e della gemmologia, gli Istituti Internazionale, IGI (Internazional Gemmologic Istitute of Antwerp), HRD (Antwerp World Diamond Center Foundation) di Anversa e il prestigioso Istituto Gemmologico Americano GIA hanno riconosciuto e legittimato un taglio diverso dal solito rotondo classico. Oggi siamo anche il riferimento di HRD in Italia. Nel 2020 anche la De Beers Group Industry Services ha valorizzato con i propri certificati la sua esclusività. Il Leonardo Da Vinci Cut è stato riconosciuto come taglio con una sua definita e definibile identità”. “Il percorso del diamante dal grezzo alla gemma finita è interamente brevettato e rigorosamente gestito da due aziende leader nel proprio settore, Amin Luxury e Niru Group, che ne assicurano l’assoluta originalità. Niru Group è uno dei maggiori sightholder a livello mondiale. I sightholders sono aziende che hanno il difficile onore ed onere di acquistare grezzi direttamente presso la De Beers Group of Company, con circa 65 distributori. Uno di questi è Niru Group, il nostro partner per la produzione del Leonardo da Vinci Cut, che viene fatto in Sri Lanka, dove diamo lavoro a 2 mila signore. In tutto il mondo ho brevettato il marchio, il nome ‘Leonardo da Vinci Cut’ e anche il pattern, che è il disegno del taglio, come siamo arrivati a disegnarlo”.
La bellezza della cultura e la cultura della bellezza
“Più continuo, più mi appassiono – sottolinea Nasrollahi -. Rispetto al classico taglio di diamante oggi presente sul mercato, fatto nel 1919 da un altro ebreo, il newyorkese Marcel Tolkowsky, ho aggiunto questo nuovo taglio” che ha caratteristiche coinvolgenti anche dal lato culturale. “I tagli del diamante hanno una storia a più tappe, ma in passato non c’erano tagli tali da garantire la brillantezza di oggi. Anche in questo settore l’evoluzione della tecnologia permette nuove idee. Poi è il mercato che decide. Ma i riconoscimenti ricevuti danno al Leonardo da Vinci Cut grande valore, addirittura superiore perché è basato sulla sezione aurea e la “divina proporzione”, quell’armonia visiva che ai nostri occhi dà la percezione di trovarci di fronte a qualcosa di più grande e di più bello, di più positivo mentalmente. A parità di misure e sfaccettature rispetto a una pietra con taglio classico, grazie a un po’ di intuizioni sulla proporzione aurea e grazie all’odierna tecnologia, siamo riusciti a produrlo”.
La mia passione per la cultura e lo studio è nata alle superiori, allo sperimentale, quando studiavo alla scuola ebraica di Milano, con preside Paola Sereni. In quegli anni mi sono appassionato di Dante: per me è stato una folgorazione che mi ha aperto incredibilmente aperto la mente. Poi, lavorando in Toscana, è stata la volta di Leonardo Da Vinci, che ho passato la vita a studiare, come anche Leonardo Fibonacci e la sua successione numerica. Oggi sono ambasciatore nel mondo della cultura italiana. L’Italia, nonostante i suoi problemi, è il Paese più bello al mondo e dovremmo valorizzarne molto meglio il patrimonio artistico e storico”.
Sempre dal lato culturale ed esperienziale, “ho avuto la fortuna di poter ‘spaziare’ parecchio: sono nato a Teheran, sono persiano e anche israeliano, ma sono cresciuto a Milano. Ho avuto l’opportunità di studiare in California, a San Diego, e poi ad Anversa. Un bel percorso che dentro di me ha forgiato un crogiolo di tante culture. Questo mi permette di vedere tante similitudini e tante differenze in modo speciale. E mi piace molto sia condividere che ascoltare: ogni volta che parlo con una persona nuova la ringrazio, perché ogni incontro mi arricchisce dentro”.