Decifrati in Israele reperti carbonizzati del Levitico risalenti al periodo del secondo Tempio

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di Ilaria Ester Ramazzotti

reperti-LeviticoGERUSALEMME – Dopo i celebri rotoli del Mar Morto ritrovati a Qumran, è uno dei più antichi e preziosi manoscritti biblici mai rinvenuti. Risale al VI secolo a.e.v. e fu trovato nel 1970 a Ein Gedi in Israele, nel sito di una sinagoga distrutta da un incendio nei tempi antichi. Nessuno era mai stato in grado di decifrarlo perché era anch’esso stato ridotto in cenere. Nessuno fino a quando l’Agenzia israeliana per i beni archeologici ha di recente applicato una sofisticata tecnologia capace di ‘srotolare’ digitalmente i fragili frammenti carbonizzati del rotolo, lunghi sette centimetri.

Così si sono finalmente potuti leggere i primi versi di Vaikrà, il Levitico, dando voce a quei reperti rimasti per decenni tanto pregiati quanto impenetrabili. “Il Signore chiamò Mosè dalla tenda del convegno e gli disse: Parla ai figli di Israele e riferisci loro: Quando uno di voi vorrà fare un’offerta al Signore…” recitano i versi riportati relativi ai sacrifici.

“Basta vedere le condizioni in cui si trova per capire perché ci è voluto tanto tempo per decifrarlo. È completamente carbonizzato perché non solo la sinagoga andò distrutta dalle fiamme, ma anche l’Aron e la Torah che vi era conservata”, riferisce Pnina Shor, direttrice dell’Agenzia. “Risale a 1.500 anni fa ed è il primo documento del genere di cui disponiamo, a parte i manoscritti del Mar Morto, che risale alla fine del secondo Tempio”, spiega ancora.

L’archeologo Sefi Porat, che fu uno dei membri del team che lavorò al sito archeologico di Ein Gedi nel 1970, raccoglie dopo tanto tempo il frutto ambito di quelle fatiche: “Abbiamo tentato in tanti modi [di decifrarlo] in questi anni –  ricorda Porat – ma tutto era stato inutile. Continuavo ad avere speranza, ma si era sempre più ridotta al lumicino. E questa è un’altra lezione: non si deve mai perdere la speranza”.