Il primo museo sommerso del mondo

Arte

Nell’anno 10 a.C. venne inaugurato a Cesarea il più grande e più imponente porto dell’impero romano. Quello di Cesarea era il fiore all’occhiello, e gli altri porti, quello di Alessandria, di Roma e del Pireo erano al confronto piccoli e superati.

Ora, le rovine del magnifico porto fatto costruire da Erode in onore del suo “patron” romano Cesare Augusto sono state per così dire riportate alla luce, nel senso che gli scavi condotti dall’Istituto di studi marini dell’Università di Haifa hanno permesso di renderle visitabili e – sempre in senso figurato – aperte al pubblico. Questa, avvenuta in un aprile di 2016 anni dopo la prima inaugurazione, è un’altra inaugurazione, quella del primo museo sottomarino al mondo.

Quella che si compie non è certo la solita visita al museo. I visitatori infatti indossano la muta subacquea e nuotano da un “oggetto esposto” a un altro, ammirando in silenzio i resti intatti di un porto un tempo glorioso: un relitto di una nave romana, le rovine di un faro, un antico frangiflutti, le fondamenta portuali originali, ancore, piedestalli.

Ma questo sito è unico anche perché oggi nessuno dei porti antichi è accessibile ai subacquei non professionisti, ma solo agli specialisti, oppure, se si possono visitare non presentano niente di particolare se non un mucchio di pietre.

A Cesarea ci sono 36 siti segnalati lungo quattro “sentieri”: i sub ricevono una mappa impermeabile dettagliata, per ora in inglese e in ebraico ma presto disponibile anche in altre lingue, che segnala i percorsi da seguire.

Ma cosa si vedrà in questo “museo”? Si può dire che sia il compendio della storia di questa città portuale, dal suo imbocco sul mare (circa 350 piedi dall’attuale linea costiera) fino al relitto di nave romana che indicava il punto del crollo del porto avvenuto, probabilmente a causa di un terremoto, circa cent’anni dopo la sua costruzione. E in mezzo si possono vedere i resti delle fondamenta originali che lo rendevano una delle meraviglie dell’impero.

Per costruire il porto si usò un tipo di cemento idraulico, inventato dai romani, la “pozzolana”, un miscuglio di polvere vulcanica del Vesuvio, fango e pietrisco che si indurisce a contatto con l’acqua. Con questo cemento si riempivano le intelaiature di legno che venivano poi calate in acqua per porre le fondamenta del porto. Ne sono state trovate due, perfettamente conservate e oggi visibili.

Sembra che alla costruzione, che durò 12 anni, lavorassero migliaia di uomini fatti venire da Roma oppure locali, fra cui molti tuffatori, che si immergevano semplicemente trattenendo il fiato oppure in campane subacquee.

La città romana di Cesarea venne eretta sulle rovine di una città fenicia in declino – che si chiamava Torre di Straton – da Erode che costruì anche il Secondo Tempio di Gerusalemme. Egli fece di Cesarea, che gli era stata data in dono da Augusto, una grande città fortificata che restò capitale della provincia romana di Giudea per 600 anni.

Anche lo storico Giuseppe Flavio (I° secolo) nella Guerra giudaica descrive la costruzione del porto: “Erode vide che la costa dove sorgeva una città in rovina chiamata Torre di Straton che si trova fra le città di Dora e Joppa era completamente priva di porti, per cui tutte le navi che navigavano dall’Egitto lungo la costa della Fenicia dovevano restare all’ancora in mare aperto se c’era minaccia di vento da sudovest, perché anche una leggera brezza da questa direzione solleva onde di tale altezza contro le rocce che il riflusso provoca un grande movimento anche al largo”. Gli scavi eseguiti oggi corrispondono esattamente alle particolareggiate descrizioni di Giuseppe.