Israele: ritratto dal vero

Arte

di Laura Brazzo

Il confine siriano, Metulla, Nevè Zohan, Sderot, Kiryat Shmona, Beit Shean, il Negev, Be’er Sheva, Eilat, Ein Bokek, Ein Gedi, Dimona. E poi Gerusalemme, Tel Aviv, Masada…,  luoghi noti e meno noti di Israele che ciascuno di noi ha sentito nominare almeno una volta.

Ciò che accomuna questi posti, però, è non solo la “notorietà”, ma anche l’immagine, l’iconografia che li accompagna, quella che immediatamente si forma nelle nostre menti al solo nominarli: i soldati in divisa e i carri armati sul confine siriano; le spiagge brulicanti e vivaci di Eilat e Tel Aviv; il Muro del Pianto e i hassidim di Gerusalemme; e poi ancora i coloni, le case colpite dai missili a Sderot… Immagini che sono diventate dei clichè, veicolate da un certo modo di pensare, immaginare e rappresentare Israele.

Ma, se usciamo dagli stereotipi, dalle forme e dalle pieghe spesso imposte dai media e dalla banalità visiva, che cosa sopravvive di questi luoghi-icona, iper-conosciuti, iper-citati? Cosa rimane delle strade dove i bambini si rincorrono? Cosa resta dei luoghi dove palestinesi e israeliani si scontrano? Rimane la nuda e semplice terra. Ed è proprio questa terra – talvolta sabbiosa, talvolta verde e rigogliosa, illuminata da un sole chiaro che pare perenne – che ci viene proposta nel volume “Portraits of a Land” (ed. Around Gallery, 2013), del fotografo Milo Sciaky. «Il mio lavoro – dice – si basa sulla riflessione riguardo l’uso che viene fatto dell’immagine e la sua pretesa di informare, banalizzando in termini opportunistici la pretesa funzione assegnata alla fotografia di specchio della realtà». Alcune immagini saranno esposte fino al 30 novembre (inaugurazione il 5 novembre, ore 18.00, via Tuberose 14), nella sede Adei Wizo. Nel corso della presentazione, dice ancora Milo, «porteremo diversi esempi di uso improprio della fotografia. Nello specifico rivolti a Israele e sempre e comunque all’auspicata neutralità di ciò che vediamo e sulla base della quale ci formiamo un’opinione». Le immagini di Sciaky sono invece una sorta di “ritratto dal vero” di un Paese che, come spiega Sandro Iovine nell’introduzione al volume, siamo abituati a vedere attraverso varie e diverse lenti. Iovine, critico fotografico, giornalista e direttore del mensile Il Fotografo sarà presente all’inaugurazione e illustrerà insieme a Sciaky il progetto Around Gallery (www.aroundgallery.com).

Milo Sciaky ha voluto raccontarci e mostrarci Israele per una volta senza filtri, restituendocelo per quel che è ed appare quando a farla da padrone non è il conflitto degli uomini per la terra, ma la terra stessa. E infatti nelle foto di Sciaky il soggetto è proprio eretz Israel, la terra di Israele lungo tutti i suoi confini, da nord a sud e da est a ovest. Una terra che, spogliata da condizionamenti visivi e ideologici, rivela un’identità così forte da essere degna, come suggerisce il titolo, di un ritratto – con tutta la complessità e profondità che questo genere fotografico implica. “Portraits of a Land” insomma è un vero e proprio libro di ritratti, in varie “pose”, di Israele.

Lontane dal reportage fotogiornalistico, le immagini di Sciacky ci restituiscono una ieraticità e un’astrattezza senza tempo, come se cogliessero l’attimo di un tempo immobile. Le foto che compongono questo raffinato volume – il primo edito da Around Gallery (di cui Sciaky è il fondatore) – sono state scattate fra il marzo e il maggio del 2011, sulla scia di una ricerca artistica e personale dell’autore, ma anche, come si è detto, in alternativa (o in risposta) all’immagine di Israele spesso “sovrastrutturata” proposta dai media. Da questo punto di vista le fotografie di Sciaky rappresentano e vogliono essere una sorta di re-start, un punto e a capo, una ripartenza su Israele libera da condizionamenti e segnata solo dall’empatia dell’autore con i luoghi. Da quest’idea di base è nato un progetto senz’altro originale, in cui la natura domina, anzi, è “domina” ovvero padrona dei luoghi; e gli oggetti, le costruzioni dell’uomo, l’uomo stesso, appaiono accessori, dettagli di un quadro già dato, di un paesaggio che trova nell’elemento naturale – la sabbia, il mare, gli alberi, persino i ciuffi d’erba e i tronchi d’albero secchi – tutta la sua straordinaria potenza.