di Ilaria Ester Ramazzotti
“Quando conoscerò la tua anima, dipingerò i tuoi occhi”, scriveva l’artista Amedeo Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920). In effetti, tutti coloro che avevano posato per lui dicevano che essere ritratti da Modì era come “farsi spogliare l’anima”. In onore del pittore e scultore livornese, celebre per i suoi ritratti dai volti stilizzati e dai colli affusolati, il Jewish Museum di New York proporrà dal 15 settembre 2017 al 4 febbraio 2018 la mostra Modigliani Unmasked.
Alcuni disegni dell’artista, catalogati fra i suoi primi lavori, mostreranno l’esperienza di Modigliani mettendo in luce come il suo essere stato ebreo italiano e sefardita sia fondamentale per capire la sua produzione artistica. Le opere, molte delle quali saranno esposte per la prima volta negli Stati Uniti, erano state acquisite direttamente dall’artista da Paul Alexandre, il suo caro amico e mecenate che lo accolse in Francia.
La mostra
Modigliani Unmasked racconterà di un giovane Modigliani appena arrivato nella Parigi del 1906, straniero in una città macchiata dall’antisemitismo e dal recente Affair Dreyfus. Un artista emergente che avrebbe tuttavia saputo cogliere e abbracciare le diversità culturali e strutturare al contempo la sua complessa identità, così come gli ebrei italiani hanno spesso saputo fare. Un percorso narrativo che lascerà trasparire la sua ricerca artistica tesa a scoprire quale ritrattistica avrebbe potuto rivelarsi significativa in un mondo moderno e ricco di differenze.
La mostra, curata da Mason Klein, si comporrà di circa 150 opere, fra cui una selezione di dipinti di Paul Alexandre, sculture e altri disegni provenienti da collezioni in tutto il mondo. L’arte di Modigliani sarà accompagnata da una rappresentazione delle varie influenze multiculturali, africane, greche, egiziane e Khmer, che avevano ispirato il giovane artista nel suo periodo più primo e meno conosciuto.
Il commento di Raffaele Bedarida, professore di Storia dell’arte all’Università Cooper Union di New York
“Sono proprio curioso di vedere come sarà impostata la mostra – ci svela Raffaele Bedarida, ebreo livornese, newyorkese d’adozione e professore di Storia dell’arte all’Università Cooper Union di New York -. Mason Klein aveva già curato una mostra su Modigliani sempre al Jewish Museum nel 2004, intitolata Modigliani: Beyond the Myth e spero che continui il lavoro allora avviato, dedicato a mettere da parte la mitologia e cercare di recuperare la complessità dell’artista. Studiare la sua identità di ebreo sefardita, come farà la mostra del prossimo settembre, può aprire prospettive stimolanti. Non solo su Modigliani: sulla sua rete di rapporti e sul suo modo di intrecciare la ricerca più avanzata delle avanguardie europee del Novecento con un ampio ventaglio di tradizioni artistiche (dal Rinascimento italiano alla scultura africana e molto altro). Ma anche sulla geografia culturale delle avanguardie: tutti si ritrovavano e si mescolavano a Parigi. Ma cosa significava in quel contesto essere un ebreo sefardita italiano? E in che modo questa prospettiva ha contribuito a definire l’idea di modernità europea? Sono domande particolarmente calde da porci oggi”. L’appuntamento con le possibili risposte è fissato a New York a metà settembre. E come ebreo livornese, sottolinea infine Raffaele Bedarida, “il moto di fierezza è inevitabile”.