di Redazione
“Le mie opere hanno quasi sempre dei fondamenti precisi, ad esempio nella realizzazione della tela o della tavola e sopratutto nelle misure. Sono solito costruire i supporti; quando sono tele, le realizzo in juta e poi le intonaco, quando sono tavole hanno una copertura realizzata con piccoli pezzetti di carta da cucina e colla vinilica. Esse diventano più che supporti parte integrante dell’opera. Una delle cose fondamentali sono le misure: sempre multipli di 7 o di dodici”.
Un “artista/artigiano”, dunque, Francesco Blaganò, calabrese di nascita, torinese d’adozione, sessant’anni, che da quasi trenta realizza ed espone le sue opere, in cui la spiritualità trova una forma e un linguaggio specifico, definito. I riferimenti biblici, anche rivisti con l’occhio del cristiano, non sono mai banali e non tradiscono il significato originario, in un rispetto fondato sulla verità.
Blaganò ci racconta così il suo modus operandi: “La colorazione è realizzata molto spesso in acrilico ma in fondo, nel momento creativo, utilizzo tutto ciò che trovo, anche materiali diversi come il legno o il vetro, il rame e così via.
Nei dieci anni in cui mi sono dedicato a questa ricerca, pur producendo quadri e sculture, ho disegnato moltissimo.
Non provengo da studi accademici ma da una sana passione di famiglia, questo tuttavia rende particolare e svincolato da convenzioni il mio lavoro. Ora sto realizzando centinaia di pesci in carta per un’installazione alla Sala delle Arti di Collegno, paese della cintura torinese. Realizzerò un acquario in cui il visitatore dovrà idealmente immergersi… la mostra avrà solo opere che hanno nel loro contenuto pesci. Il riferimento è al libro di Ezechiele: la sua visione narra di un uomo che stende una cordicella per fargli attraversare il fiume… dice in fine finché dovetti immergermi completamente. Per dire che non esiste una via di mezzo per le ‘cose’ spirituali”.