di Ilaria Ester Ramazzotti
Una lista di 114 scultori e pittori ‘divinamente talentuosi’, considerati ‘indispensabili’ dal regime nazista. A stilarla furono dei collaboratori di Adolf Hitler e Joseph Goebbels nell’agosto 1944. Oggi, il Museo di Storia tedesca di Berlino prende spunto da quell’elenco di artisti per raccontare come le loro carriere siano proseguite con successo anche nel dopoguerra e oltre. La mostra ‘Divinamente dotati’. Gli artisti preferiti del nazionalsocialismo nella Repubblica federale’, aperta dal 27 agosto fino al 5 dicembre 2021, descrive per la prima volta la diffusa presenza e attività di questi artisti non solo negli spazi pubblici, ma anche nelle istituzioni della vita politica, economica e culturale nella Germania del post guerra. Viene così messo in discussione il presunto nuovo inizio politico-culturale della giovane Repubblica federale.
Firme come Arno Breker, Hermann Kaspar, Willy Meller, Paul Mathias Padova, Werner Peiner, Richard Scheibe e Adolf Wamper, per citare alcuni degli ‘indispensabili’ del regime, nei primi decenni del dopoguerra realizzarono statue per le piazze, rilievi sulle facciate pubbliche o illustrazioni per foyer di teatri e cinema, ricevendo incarichi dal governo repubblicano, dalle industrie o dalla chiesa. La mostra propone un’analisi delle loro relazioni interculturali e sociali, dei contenuti delle loro creazioni, del loro percorso di continuità o di adattamento alle nuove circostanze. Circa 300 pezzi fra sculture, dipinti, arazzi, modelli, disegni, fotografie, pellicole, documenti sonori, manifesti, pubblicazioni originali, nonché servizi televisivi e stampa, allestiti su due piani del museo, dimostrano come gli ex pittori e scultori ‘divinamente talentosi’ furono in grado di continuare, pure negli anni ’70, il loro lavoro a tempo pieno come artisti nella Repubblica federale e in Austria, ma anche, in casi isolati, nella DDR.
“La notorietà degli artisti ‘divini’ e il loro contributo artistico all’ideologia nazista furono enormi – spiega Raphael Gross, presidente della Fondazione Museo di Storia tedesca -. A prima vista, il loro coinvolgimento nella scena artistica nazista, antisemita e antimodernista sembrerebbe precludere un proseguimento della loro carriera dopo il 1945. Il tema della nostra mostra è quindi tanto più sorprendente: del loro lavoro si possono ancora trovare numerose tracce nello spazio pubblico. L’esame di questa eredità rimane un compito impegnativo”.
Va detto che non solo nel mondo dell’arte alcuni dei protagonisti, dei professionisti o dei funzionari del regime poterono proseguire senza intoppi la loro attività nei decenni successivi alla fine del Reich. Lo stesso accadde nella magistratura, nei ministeri, nell’istruzione, nella sanità, nel mondo accademico. Ma vediamo alcuni esempi del settore artistico. Arno Breker fu professore di arti visive a Berlino e scultore ufficiale di stato di Hitler. Nonostante i suoi legami con i nazisti, dopo la guerra progettò sculture per il municipio della città di Duesseldorf e per la compagnia di assicurazioni Gerling a Colonia. Willy Meller, invece, creò sculture per lo stadio olimpico di Berlino nel 1935 e successivamente anche per le Poste Tedesche della Germania Federale.
“Il fatto che molti dei famosi protagonisti del mondo dell’arte nazionalsocialista abbiano continuato a lavorare con successo nei decenni del dopoguerra – sottolinea il curatore della mostra Wolfgang Brauneis -, è stato confuso dall’influente narrazione storico-artistica [che prevede] un nuovo inizio dopo il 1945. Stiamo gettando luce su questo tema speciale, da un punto di vista storico contemporaneo, e speriamo in questo modo di contribuire a una revisione del canone storico-artistico e dell’arte moderna del dopoguerra”.
Per Monika Grütters, commissario del governo federale per la cultura e i media, “questa mostra dà un ulteriore importante impulso alle istituzioni culturali al fine di affrontare ancora più intensamente la questione della nostra oscura eredità del tempo del nazionalsocialismo. Rivela che molti degli artisti considerati dai nazionalsocialisti indispensabili, e quindi risparmiati dal servizio al fronte o dagli incarichi di lavoro in tempo di guerra, hanno potuto continuare la loro carriera in Germania dopo il 1945”.
Anche Hortensia Völckers, direttrice artistica della Fondazione culturale federale tedesca, sottolinea che l’esposizione mette in luce “una rilevante lacuna di memoria nella storia culturale tedesca” e dimostra “in modo impressionante, con abbondanza di dettagli, che artisti favoriti dai nazisti poterono esporre le loro opere nella Repubblica federale senza pregiudizio e continuare la loro carriera attraverso appalti del settore pubblico. La mostra espone l’ipocrisia con cui guardiamo indietro a una presunta rottura con il passato e la propaga come modello per affrontare l’eredità culturale delle epoche passate. Potrebbe costituire un nuovo punto di riferimento storico per la cultura della memoria”.
La mostra
Divinamente dotati’. Gli artisti preferiti del nazionalsocialismo nella Repubblica federale
Dal 27 agosto al 5 dicembre 2021
Museo di Storia Tedesca
Unter den Linden 2, 10117 Berlin
Telefono per le prenotazioni
+49 (30) 203 04-751
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