di Mara Vigevani
«Vuole essere un laboratorio di cultura e soprattutto uno strumento per forgiare e consolidare i valori comuni che legano Italia e Israele», Così Simonetta Della Seta, che ne è direttrice generale, descrive la “Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti’’. Lanciata lo scorso dicembre a Roma presso il Ministero degli Esteri dallo stesso Ministro Giulio Terzi, la Fondazione intende coniugare forze pubbliche e private in favore dei tanti progetti di eccellenza che legano i due Paesi. Nel Consiglio di Amministrazione della Fondazione IIFCA, fortemente voluta dal Ministro, tre funzionari per ciascun Ministero degli Esteri, insieme a quattro rappresentanti della società civile espressi dall’Associazione di amicizia culturale tra Italia-Israele, guidata da Anita Friedman Parisi. Presidente è Piergaetano Marchetti, Emeritus alla Bocconi, presidente della Fondazione Corriere della Sera e consigliere RCS. Anita Friedman è vice-presidente assieme a Rafi Gamzou, a capo della Cultura nel Ministero degli Esteri israeliano. «La Fondazione è il frutto di anni di lavoro assieme e consentirà di realizzare progetti selezionati nei campi della cultura e dell’arte, che rispondano a criteri di eccellenza, innovazione e impatto duraturo, dando origine ad un beneficio inequivocabile per il patrimonio culturale dei due Paesi», spiega ancora al Bollettino Della Seta.
Che progetti appoggerà la Fondazione nel prossimo futuro?
Il 31 gennaio apre al MACRO di Roma la Mostra Israel Now – Reinventing the future, un grande evento capace di riflettere il dinamismo e la visione di ventitre artisti israeliani impegnati in una profonda indagine sulla rielaborazione di futuri possibili. Il progetto è strutturato attorno ad una selezione di artisti provenienti da esperienze e generazioni diverse. In Israele invece l’evento di lancio della Fondazione sarà l’esposizione di quattro capolavori dell’arte classica italiana presso il Museo Israel. Per la prima volta, a cavallo tra il 2013 e il 2014, il pubblico israeliano potrà ammirare un Botticelli, un Raffaello, un Tintoretto e un grandioso Caravaggio tra le mura del proprio Museo Nazionale.
Esistono gia molte associazioni culturali ebraiche o che promuovono Israele, quali sono le particolarità di questa nuova Fondazione?
Intende essere uno strumento snello e veloce, che coinvolga le Istituzioni ma anche la società civile, bacino di importante idee e risorse, e gli artisti stessi. Inoltre potremo fungere da piattaforma di coordinamento, stimolo e anche, in alcuni casi, sostegno per iniziative promosse da altri, che abbiano però garanzia di qualità e significato inequivocabile per entrambi i Paesi.
In tempi di elezioni politiche israeliane e italiane, qual è il ruolo di una Fondazione di questo tipo e in generale della cultura?
Non siamo certo un organismo politico, né tantomeno partitico, tanto più che rappresentiamo due Paesi. In generale però la cultura è uno strumento di dialogo, aiuta a conoscersi, a superare pregiudizi e dunque a lavorare meglio assieme, anche su altri piani. Per l’Italia, sono nel board anche il direttore generale del Ministero degli Esteri Maurizio Melani (Promozione sistema Paese), il vice-direttore generale per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, Mauro Conciatori e lo scrittore Giorgio Montefoschi. Per Israele ci sono Lillian Irit, direttore generale per l’Europa al Ministero degli Esteri israeliano, Ofra Farhi, addetto culturale dell’Ambasciata d’Israele a Roma e l’architetto David Palterer.