di Ilaria Ester Ramazzotti
“Questa è una scoperta unica. Per la prima volta un complesso sotterraneo è stato scoperto adiacente al Muro Occidentale”, ha dichiarato lo scorso 19 maggio Barak Monnickendam-Givon con Tehila Sadiel, direttori degli scavi archeologici in corso nel cuore di Gerusalemme, dove sono state rinvenute alcune stanze sotterranee dalla funzione ancora misteriosa. Ne parlano questa settimana The Times of Israel e il Jerusalem Post.
Il complesso, realizzato prima della caduta di Gerusalemme nel 70 d.C, costituisce la prima prova della vita quotidiana che nell’antica città si svolgeva sottoterra. “Duemila anni fa a Gerusalemme, come oggi, era consuetudine costruire in pietra. Perché tanti sforzi e risorse furono investiti per scavare delle stanze sotterranee nel duro substrato roccioso”? L’interrogativo posto dagli archeologi della Israel Antiquities Authority anima questa scoperta che ridà alla luce, dopo secoli, a tre stanze che erano nascoste sotto un pavimento bizantino a mosaico risalente a 1.400 anni fa. Il complesso è formato da tre stanze accuratamente cesellate a mano nel substrato roccioso, posizionate su piani diversi collegati da scale. Misurano 2,5 per 2,5 metri, a parte la più grande che misura 2,5 per 4 metri.
Se, come spiegano gli archeologi, la posizione sotterranea del complesso era da considerarsi privilegiata durante l’era del Secondo Tempio, lo scopo della costruzione resta ancora sconosciuto. Non è da escludere che le stanze facessero parte di una struttura pubblica più ampia e successivamente demolita. L’unica certezza, ha dichiarato ancora Barak Monnickendam-Givon, è che il complesso consistette in un “investimento davvero impressionante” sia di risorse che di tempo.
“Tra le altre cose – ha aggiunto – abbiamo trovato recipienti di cottura in argilla, nuclei di lampade ad olio usate per la luce, una tazza di pietra unica fra [i reperti dei] siti ebraici del periodo del Secondo Tempio e il frammento di un qalal, un grande bacino di pietra usato per contenere l’acqua, pensato per essere collegato alle pratiche ebraiche di purezza rituale”.