di Ilaria Ester Ramazzotti
Che cosa ha permesso ai Rotoli del Mar Morto di giungere a noi in buone condizioni di conservazione? Il ‘segreto’ è stato scoperto da un team di ricercatori del Massachussets Institute of Technology di Boston, guidato da Admir Masic. Un mix di zolfo, sali e calcio ritrovato sul Rotolo del Tempio, uno dei novecento manoscritti rinvenuti a Qumran, viene ritenuto il fattore decisivo.
“Il Rotolo del Tempio è probabilmente il rotolo più bello e meglio conservato – afferma Masic -. Abbiamo avuto il privilegio di studiarne i frammenti nel Museo Israeliano di Gerusalemme, denominato Shrine of the Book”. “Il frammento ci ha permesso di approfondire la sua composizione originale, rivelando la presenza di elementi a concentrazioni inaspettatamente elevate”, in particolare zolfo, sodio e calcio in diverse proporzioni, sparsi sulla superficie della pergamena.
L’analisi si è concentrata su un frammento di 2,5 centimetri del Rotolo del Tempio e mostra che la pergamena, fatta di pelle di animali purificata dai peli e dal grasso e poi essiccata, fu sfregata in superficie con dei sali. Non sembra chiara l’origine di questa composizione salina, ma fu ciò che diede alla pergamena la sua eccezionale brillantezza. La sua composizione è diversa da quella riscontrabile nei depositi salini del Mar Morto e si ritiene che provenga da un altro deposito di evaporite, il materiale lasciato dall’evaporazione delle salamoie.
Comprendere i dettagli di questa antica tecnica permetterebbe di conoscere meglio la cultura e la società del periodo degli Esseni, che duemila anni fa nascosero i Rotoli nelle grotte di Qumran. Ma aiuterebbe anche a identificare manoscritti antichi contraffatti e sviluppare nuove tecniche di conservazione.