di Fiona Diwan
Le grotte non cessano di svelare segreti: dopo una recente scoperta, ripartono gli scavi nella grotta 11. Parla il biblista Marcello Fidanzio, tra i massimi esperti dei Manoscritti
Qumran, 9 marzo 2107, sulle rive del Mar Morto. Chiunque sia stato qui, non può dimenticare la particolare energia di questo luogo, il potere magnetico che queste rocce sabbiose sanno sprigionare. Capita persino ai beduini, figuriamoci agli studiosi. A scavare nella Grotta 11 ci sono l’archeologo Dan Bahat e l’italiano Marcello Fidanzio, biblista, entrambi professori alla Facoltà di teologia di Lugano: sono lì per ultimare ricerche che durano da anni e che stanno giungendo al termine, in vista della prossima pubblicazione dei risultati. Poco lontano, è stata appena fatta una nuova scoperta, da un altra equipe. Le grotte di Qumran non cessano di svelare segreti, lasciando a storici e archeologi il compito di riordinare le conoscenze sul copioso tesoro di rotoli, frammenti e reperti restituiti dalle grotte finora mappate. E così, oggi, nella Grotta 53 («non è utile ribattezzarla “grotta Q12” perché non sono stati trovati manoscritti al suo interno», dice Fidanzio), dopo decenni di silenzio, spuntano nuovi reperti, come a dirci che nulla è più misterioso di ciò che pensiamo di conoscere. È ancora presto per valutare l’entità del ritrovamento, tuttavia Marcello Fidanzio, specialista di Qumran, si lancia in qualche cauta valutazione (ha passato gli ultimi anni a lavorare sullo scavo della grotta 11, quella in cui sono stati ritrovati il Rotolo del Tempio e dei Salmi, e presto, in Ticino, radunerà i maggiori specialisti mondiali, il 24 e 25 aprile 2017, per un workshop). Milanese, con studi a Lugano e Gerusalemme, Fidanzio è Direttore del settore Ambiente Biblico e professore associato alla Facoltà di Teologia di Lugano, noto tra gli studiosi per aver curato il primo convegno internazionale sulle grotte di Qumran (The Caves of Qumran, Brill 2016). Ma quali sorprese ci riserva ancora il groviera di grotte Qumran? Quale thriller infinito è la vicenda di scavi e ritrovamenti? «Questo della Grotta 53 resta uno scavo molto interessante proprio perché fatto oggi, con l’ausilio del metodo stratigrafico – spiega Fidanzio -. Ora, una missione archeologica guidata da Oren Gutfeld dell’Università ebraica di Gerusalemme, con Randall Price della Liberty University in Virginia, ha condotto un scavo stratigrafico scoprendo una serie di manufatti simili a quelli delle grotte dove sono stati ritrovati i Rotoli del Mar Morto: giare e coperchi di terracotta, tessuti di lino come quelli che avvolgevano i manoscritti, fibbie e lacci in pelle per richiudere i rotoli. Ma nella grotta nessun manoscritto è stato rinvenuto, trafugati probabilmente dai beduini negli anni Cinquanta o forse molto prima, addirittura nel primo Millennio, visitata e ripulita in antico. Non è il primo caso di una grotta con tutto il repertorio dei manufatti legati ai rotoli in cui però non si trovano manoscritti. Nella grotta 53, in fondo a un tunnel, gli archeologi hanno trovato le piccozze dei beduini che negli anni 50 esplorarono molte grotte in cerca dei preziosi rotoli: è possibile che abbiano trovato manoscritti e che alcuni di quelli attribuiti a un’altra grotta vengano in realtà da qui. I Rotoli del Mar Morto sono stati copiati fra la metà del III secolo AEV e il primo secolo EV (entro il 68). Ci aiutano a conoscere l’ambiente giudaico del periodo del secondo Tempio e alcune delle ultime tappe nella formazione del Tanach».