di Maria Luisa Moscati
L’artista è cubano, lo scriba di Gerusalemme, l’editore spagnolo, il mecenate americano. E poi c’è l’eccellenza artigianale italiana. Così nasce un’opera internazionale, un Pentateuco prezioso, tra tradizione e futuro
La Torà della Pace non poteva nascere in altro luogo che in Urbino, capitale del Rinascimento, la città da cui proviene il più antico Aron ha-Kodesh di cui si abbia notizia (oggi al Jewish Museum di New York), la città di Federico da Montefeltro che nella sua biblioteca aveva ben settantadue Bibbie interamente manoscritte oltre a quella, preziosa, riportata come unico bottino di guerra che il Duca trattenne per sé, alla presa di Volterra.
Urbino inoltre è la città che vanta ben tre scuole d’Arte: l’antica Scuola per la Illustrazione e Decorazione del Libro, l’Accademia di Belle Arti e la prestigiosa I.S.I.A.
La Torà della Pace realizzata ora in Urbino è un prezioso volume che raccoglie i cinque libri della Torà, volto a promuovere il dialogo ebraico-cristiano e presentato in una veste che è senza ombra di dubbio la più alta espressione artigianale e artistica di tre continenti. Il munifico mecenate Dan Tartakovski, americano, dichiara che «patrocinare quest’opera è un’immersione nel cuore, un’immersione nella tradizione».
La carta esce dall’antica cartiera Magnani che, grazie alla particolare purezza delle acque del Rio Pescia, realizza un prodotto di prima qualità sin dal 1404, mentre nella legatoria Steri di Corciano, in Umbria, il libro prende forma.
Ma è in Urbino che quei caratteri si imprimono su quella carta: le pagine escono a centinaia dalle antiche macchine da stampa del Professore Marcello Tiboni che, con la collaborazione del figlio Alberto, ha messo a punto anche un sistema di serigrafie a strati sovrapposti creando così, nelle tavole che illustrano la Torà, un effetto tridimensionale non solo visivo, ma anche tattile.
Le tavole, 26 inserite nel testo e cinque di grandi dimensioni (180×210), realizzate dal maestro Tiboni con interventi manuali e più di 30 passaggi di colore, sono inspirate ai quadri originali creati appositamente per il Progetto Torah dal maestro Baruj (Baruch) Salinas, uno dei più grandi tra i contemporanei le cui opere sono esposte nei più importanti musei di arte moderna. Ed è un quadro dipinto negli anni ‘40 dalla madre dell’artista, la pittrice Regina (Malkah) Algaze de Salinas, ad ispirare l’illustrazione riportata sulla copertina.
È una veduta di Gerusalemme, riprodotta dall’ebanista Fabrizio Gentili di Fossombrone con una raffinata opera di intarsio di legno di radica e inclusioni di madreperla. L’artista-artigiano non è nuovo ad esperienze del genere, già nel 2009 aveva preparato i cofanetti in frassino e mogano, per contenere il prezioso volume Antonio Canova. L’invenzione della bellezza, dono dell’allora Primo Ministro On. Silvio Berlusconi ai Capi di Stato intervenuti al G8 dell’Aquila.
Il Pentateuco di Urbino
La Torà, stampata in 126 esemplari (numerati in numeri romani fino al 108 e 18 in numeri ebraici – multipli di 18, numero della vita), si apre su due fronti: dalla quarta di copertina all’indietro verso il centro, secondo l’uso ebraico, riporta il testo dalla Genesi al Deuteronomio in caratteri ebraici, le pagine numerate a partire dalla alef sono sormontate da una minuscola menorah impressa in oro; mentre dalla prima di copertina, verso il centro, sono stampati presentazione e commento in quattro lingue (italiano, inglese, spagnolo e tedesco); le pagine, numerate con i numeri romani, sono sormontate da una minuscola colomba della pace con ramo d’ulivo, anch’essa impressa in oro.
I commenti portano firme prestigiose: il Dott. Adolfo D. Rottman, curatore dei Rotoli del Mar Morto del museo del Libro di Gerusalemme, il Prof. Otello Lottini, cattedratico dell’Arte dell’Università di Roma, il Rabbino Abraham Skorka, rettore del seminario rabbinico latino-americano, e Monsignor Sergio Pagano, curatore dell’Archivio Segreto vaticano.
Il 23 febbraio, con una solenne cerimonia, due bambini ebrei e due cristiani hanno offerto il Libro a Papa Francesco che ha accolto in udienza privata una delegazione di settanta dei quasi trecento operatori che hanno partecipato a vario titolo alla realizzazione dell’opera. Anche alla Comunità ebraica di Roma è stato fatto omaggio nelle mani del Rabbino capo Riccardo Di Segni.
In prossimità della festività ebraica di Shavuoth, il “dono della Torà”, il 27 maggio ne sarà consegnata una copia al presidente di Israele Rivlin e successivamente al Museo del Libro di Gerusalemme per essere conservata accanto ai Sefer del Mar Morto. Un altro esemplare resterà nel Palazzo Ducale di Urbino accanto alla copia anastatica della famosa Bibbia di Federico conservata nel fondo urbinate della Biblioteca Vaticana.
La Torà sarà presentata in Urbino il 19 Aprile
nella Sala Convegni nel Palazzo Ducale alle ore 17.30.
[youtube]http://youtu.be/vT9w3BpBBAU[/youtube]