di Michael Soncin
Un raro dipinto di Marc Chagall (1887-1985), dalla storia burrascosa, è in mostra fino al 1° gennaio 2024 al Museo Ebraico di New York. Sottratto dai nazisti, recentemente restituito ai discendenti del suo proprietario originale, per poi essere venduto lo scorso novembre 2022 da Phillips per 7,4 milioni di dollari, Le Père, “Il Padre”, venne completato nel 1911, ed è un’opera singolare perché rappresenta un periodo di transizione dell’artista.
Un’opera simbolo di transizione dell’artista di origini chassidiche
Questo sublime olio su tela, che misura 80,3 per 44, 5 cm, è di grande importanza perché rappresenta il cambiamento artistico di Chagall dalla terra nativa russa alle vivaci cromie della Francia. Chagall durante l’inverno 1911-1912 si trasferì a La Ruche, nelle vicinanze di Montparnasse. Le opere che eseguirà nei tre anni successivi saranno le più apprezzate della sua intera carriera artistica.
I ritratti del padre nella produzione dell’artista costituiscono una rara comparsa. Le Père è un ritratto intimo. Il padre, di nome Zahar, era una persona dal temperamento timido e tranquillo. “Una raffigurazione – come riporta il museo – lontana dai simboli generalizzati degli amanti che hanno dominato gran parte dei suoi dipinti successivi. Questo primo lavoro è una rappresentazione straordinariamente personale e sincera”.
Riacquistato da Chagall negli anni Cinquanta
Il ritratto è tra le 15 opere d’arte restituite dal governo francese nell’aprile del 2022, nel continuo sforzo di ricercare nei loro musei le opere depredate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Acquistato nel 1928 da David Cender, un liutaio ebreo polacco, venne poi abbandonato quando dovette trasferirsi nel ghetto di Łódź. Nel 1940 il quadro venne rubato dai nazisti, momento nel quale Cender venne mandato con gli altri membri della sua famiglia ad Auschwitz. Fu l’unico a sopravvivere, mentre la figlia e la moglie, assieme agli altri parenti furono tutti uccisi. Nel 1958 – scrive il Times of Israel – si trasferì in Francia, morendo qualche decennio più tardi, senza rientrare mai in possesso dell’opera.
Proprio in quegli anni la tela era tornata a circolare in diverse esposizioni e venne notata dallo stesso Chagall che l’acquistò, presumibilmente all’oscuro della triste provenienza, in un periodo ipotizzato tra il 1947 e il 1953. Egli nutriva un attaccamento particolare verso quest’opera, che dopo la sua scomparsa nel 1985, entrò a far parte delle collezioni nazionali francesi, prima al Centre Pompidou, poi al Museo d’Arte e di Storia del Giudaismo di Parigi, dove rimase esposta per 24 anni, fino a quando, grazie alle ricerche, venne dimostrato che l’opera doveva essere restituita.
Claudia Gould direttrice del Museo Ebraico ha detto di essere onorata di esporre il raro ritratto del padre e che il vasto e sistematico saccheggio delle opere d’arte trafugate dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, e l’eventuale salvataggio e restituzione di molte, e una delle storie più drammatiche che riguardano l’arte del XX secolo, che continua ad aver ripercussioni ancora oggi. “È imperativo che il Museo Ebraico racconti queste storie e siamo facilitati alla casa d’aste Phillips per aver facilitato questo prestito”, ha detto Gould.