di Maia Principe
La mostra, aperta dal 12 marzo al 31 agosto, svela il complotto dello Stato Maggiore e illustra il virulento antisemitismo della fine del XIX secolo. Grazie alle opere esposte, colloca l’affare nel contesto della “Belle Époque”, facendo luce su aspetti meno noti del periodo: la diversità delle reazioni ebraiche, la “nascita” degli intellettuali e la risposta all’antisemitismo. Mentre offre uno sguardo sulla continua attualità dell’Affaire, in un contesto di rinnovato antisemitismo.
A quasi vent’anni dalla prima mostra dedicata ad Alfred Dreyfus, il mahJ (Musée d’Art et d’histoire du judaïsme) rivisita l’“Affaire” per ricordare le tappe principali di questo momento cruciale della storia francese, una delle cui conseguenze fu la legge che separava Chiesa e Stato. La nuova mostra, visitabile dal 13 marzo al 31 agosto 2025, è intitolata “Alfred Dreyfus. Vérité et justice” e rivela l’incessante lotta di Dreyfus per portare alla luce la verità, correggendo l’immagine di un uomo che fu spettatore della cospirazione che lo portò a trascorrere più di quattro anni sull’Isola del Diavolo e altri sette a lottare per la sua riabilitazione.
Riunendo circa 250 documenti d’archivio, fotografie, estratti di film e una sessantina di opere d’arte – di Jacques-Émile Blanche, Gustave Caillebotte, Eugène Carrière, Émile Gallé, Maximilien Luce, Camille Pissarro, Félix Vallotton e Édouard Vuillard – la mostra racconta la storia dell’Affare “con” Dreyfus, riportandolo al centro della vicenda. Questo nuovo approccio corregge l’immagine di un Dreyfus che si auto-elimina. Rivela invece un instancabile combattente per la verità, autore di numerosi scritti, molti dei quali inediti e recentemente usciti dall’oblio.

Alfred Dreyfus nasce nel 1859 in una famiglia alsaziana segnata dalla sconfitta del 1871 e dall’annessione dell’Alsazia-Mosella. Fervente patriota e diplomato all’Ecole Polytechnique, ebbe una brillante carriera militare, interrotta nel 1894 quando fu ingiustamente accusato di alto tradimento a favore della Germania, condannato da un tribunale militare, degradato e deportato nella Guyana francese.
La mostra svela il complotto ordito dallo Stato Maggiore e illustra il virulento antisemitismo della fine del XIX secolo. Grazie alle numerose opere esposte, colloca l’affare nel contesto della “Belle Époque”, facendo luce su aspetti meno noti del periodo: la diversità delle reazioni ebraiche, la “nascita” degli intellettuali e la risposta all’antisemitismo. L’affare Dreyfus rivelò anche il ruolo della Chiesa cattolica nella manipolazione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, rafforzando gli argomenti a favore della separazione tra Chiesa e Stato nel 1905. Alfred Dreyfus, graziato nel 1899, fu riabilitato nel 1906, ma non fu reintegrato nel grado a cui avrebbe potuto legittimamente aspirare.
A centotrenta anni di distanza, la mostra offre uno sguardo sulla continua attualità dell’Affaire, in un contesto di rinnovato antisemitismo, mentre l’innocenza di Alfred Dreyfus è ancora oggetto di teorie cospirative.
Questa mostra, che ha ricevuto il sostegno eccezionale del Musée d’Orsay, si basa sull’ampia collezione Dreyfus del mahJ e su prestiti provenienti da istituzioni come gli Archives nationales, la Bibliothèque nationale de France, il Musée de l’Armée, il Musée du Barreau de Paris, il Musée Carnavalet, l’École de Nancy e la Maison Zola-Musée Dreyfus di Medan, oltre che da collezioni private.
Curatori: Isabelle Cahn, curatore onorario di dipinti del Museo d’Orsay e Philippe Oriol, direttore scientifico della Maison Emile Zola-Musée Dreyfus.