di Nathan Greppi (video di Orazio Di Gregorio)
“Ci tenevo a presentare quest’ultimo appuntamento di questa giornata che è stata lunga, ricca, molto interessante e piacevole”: queste le parole di Alberto Jona, tra gli organizzatori della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Ha aggiunto che anche in altre città italiane è stata un successo, in particolare a Bologna e a Genova. Al termine degli eventi a Milano, ha introdotto la presentazione della graphic novel Arpad Weisz e il Littoriale (Minerva Editore) di Matteo Matteucci, sulla vita dell’allenatore dell’Inter e del Bologna Arpad Weisz, che perdette il lavoro a seguito delle leggi razziali, avvenuta al Museo Nazionale della Scienza e della tecnologia.
“Guardo l’editore (Roberto) Mugavero, della Minerva Editore, che mi ha spinto e stimolato, facendo di tutto perché organizzassimo questa giornata,” ha spiegato Jona, “e vi dico la verità, non l’ha fatto per il libro, l’ha fatto perché crede nel progetto.” Ha aggiunto che per la prossima primavera sta organizzando una mostra a Milano sul tema della graphic novel in collaborazione con Minerva Editore e il Museo Ebraico di Bologna.
Introducendo il libro, ha detto che “non volevamo parlare di memoria, c’è già un altro giorno, il Giorno della Memoria. Noi volevamo trovare nuove modalità di comunicazione e andare a cercare un nuovo target, un modo per confrontarsi col mondo non ebraico su certe tematiche.” Ha aggiunto che questa graphic novel è stata candidata al Premio Bancarella per lo Sport. “C’è il fatto di usare stili nuovi, metodi nuovi, e l’idea di usare una graphic novel che ha la capacità di usare poco testo e far afferrare i contenuti attraverso le immagini, per mirare a un target di ragazzi. Il secondo merito di questa operazione è di rivolgersi a chi di solito segue lo sport.”
Dopo la sua presentazione, è salito sul palco l’ex-presidente dell’Inter Massimo Moratti, il quale ha dichiarato che Weisz “è stato un orgoglio per la storia dell’Inter, un eroe come sono stati eroi tutti quelli che hanno subito quell’infamia.” È stato proiettato di un breve video animato che sintetizza la trama del fumetto.
Dialogo tra l’autore e il giornalista Alessandrini
Dopo il filmato ha preso la parola Guido Alessandrini, giornalista di Tuttosport esperto di atletica leggera, il quale ha iniziato con una battuta: “Spesso a Torino, quando dico che scrivo di sport, mi chiedono ‘ti occupi di Juve o di Toro?’ E io un po’ per scherzo e un po’ per provocare dicevo ‘no, non mi occupo di calcio, mi occupo di sport.’ Il punto è che, avendo lavorato anche nel calcio, mi rendo conto che la situazione sia ancora più difficile, andare a scoprire le persone oltre i personaggi, nel calcio è molto difficile, mentre in altri sport i personaggi erano facilmente avvicinabili.”
Parlando dell’opera, ha detto che “la storia di Weisz capita in un momento molto delicato e importante: in questi giorni sono esattamente 80 anni dalle leggi razziali, quando Mussolini le annunciò a settembre e il Re le firmò a novembre. Da quei due momenti ne deriva la parte più tragica della storia di Weisz, che Matteo Matteucci ha splendidamente raccontato avvalendosi di immagini. Oltre ad averle illustrate con grande maestria, e attraverso i toni dell’acquerello ho immaginato che avesse voluto usare certi toni di azzurro per trasmettere i sentimenti che suscita questa terribile storia.” A questo punto, ha chiesto a Matteucci come gli è venuta l’idea di raccontare questa storia.
“Il lavoro nasce da una suggestione personale,” ha risposto questi, “ho iniziato a disegnare questa storia mi è venuta leggendo un libro che è stato scritto da Matteo Marani (vicedirettore di Sky Sport, ndr). Questo libro è un’indagine approfondita sul caso di Arpad Weisz, e si intitola Dallo scudetto ad Auschwitz. L’ho letto nel 2010, e in poco tempo sono rimasto molto impressionato da questa storia, e quindi ho iniziato a disegnare questo racconto. E la scelta dei colori deriva da una citazione di Marani, che descrive l’estate del 1938 come un’estate cupa, gelida, per dire ciò che storicamente è avvenuto. Piuttosto che usare i colori caldi che ricordino le fotografie d’epoca, ho preferito virare verso una gamma forse un pochino più dura, ma che richiamasse quell’atmosfera, e quindi la scelta definitiva è stata quella.”
In seguito Alessandrini ha dato la parola a Gianfelice Facchetti, attore teatrale e ospite fisso al programma della RAI La Domenica Sportiva (anche perché suo padre, Giacinto Facchetti, era un difensore dell’Inter, ndr), il quale ha raccontato che “abbiamo dedicato una sera un racconto in quella trasmissione che è La Domenica Sportiva, proprio in occasione dell’anniversario della pubblicazione del suo libro Il manuale del gioco del calcio, scritto nel 1930. Weisz ha ancora oggi un primato, è stato l’allenatore più giovane a vincere uno scudetto in Italia, lo Scudetto dell’Inter Ambrosiana. Quando poi arrivano le leggi razziali è costretto ad andare in Francia con la famiglia, e poi in Olanda. La sua storia si ferma, e con essa la storia dei suoi cari, e dopo c’è l’oblio.”
Il commento di Luciano Fontana del Corsera
Prima della presentazione, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana ha voluto portare i suoi saluti: “È un onore essere qui, e volevo esserci perché i rapporti tra il giornale e la Comunità sono intensi, e poi è particolarmente importante il tema di quest’anno: ‘Le storie siamo noi’, è un po’ anche il racconto di quello che un giornale dovrebbe essere, raccontare le storie in maniera oggettiva, fattuale e indipendente.” Ha aggiunto che, in un periodo in cui sui social c’è un confronto fazioso e violento, “io credo che iniziative che sappiano capire come fare cultura, perché la cultura ebraica è la nostra cultura, e farlo nel rispetto del pluralismo, è qualcosa che fa bene e allontana da un onda che non ci piace.” Ha concluso affermando che “il Corriere della Sera è il giornale dell’Italia, di Milano, ed è il vostro giornale.”