Nella foto: Piero Terracina e Liliana Segre al Memoriale della Shoah davanti a un pannello della mostra dei Figli della Shoah “Binario 21”, conclusasi dopo 10 anni di esposizione e visitata da centinaia di migliaia di visitatori.
di Ilaria Myr
Fare attività verso l’esterno, che facciano conoscere la Shoah e l’importanza della sua memoria a un pubblico sempre più ampio: questa è da sempre la mission dell’Associazione Figli della Shoah, che dalla sua nascita, nel 1998, è diventata il punto di riferimento per la didattica della Shoah in Italia, grazie ai corsi di formazione destinati ai docenti, e alla divulgazione attraverso le sue mostre su diversi argomenti legati a questo tema. «Quella delle mostre è una delle primissime attività che abbiamo realizzato, insieme alla formazione dei docenti – spiega la presidente Daniela Dana Tedeschi -. Sono state le prime grandi esposizioni in Italia dedicate a questo tema, che inizialmente abbiamo portato in sedi importanti, come il Castello Sforzesco di Milano, con una mostra su Anna Frank, a Palazzo Reale con la mostra I Sommersi e i Salvati e Destinazione Auschwitz (realizzata da Proedi Ed.) e a Palazzo della Ragione con le mostre Infanzia Rubata e 30 gennaio 1944. Convoglio RSHA Milano – Auschwitz. In queste iniziative fondamentale è stata la collaborazione con le istituzioni come la Presidenza della Repubblica, la Regione Lombardia e il Comune di Milano, oltre alla partecipazione di decine di volontari da noi formati come guide. Una volta finito il periodo di esposizione, abbiamo capito l’importanza di renderle itineranti, facendole quindi ancora circolare in tutta Italia, e svilupparne di nuove, imboccando strade mai percorse prima».
Sono infatti gli anni in cui sta nascendo il progetto del Memoriale della Shoah, di cui l’Associazione è socio fondatore, che verrà inaugurato nel 2013, con la volontà di cominciare a raccontare una pagina di storia allora ancora non conosciuta. Con l’apertura del Memoriale, nel 2013 viene inaugurata ed esposta la mostra Viaggio nella Memoria. Binario 21, realizzata dall’Associazione e che ha costituito fino al gennaio 2023 un essenziale strumento di conoscenza della storia di quel luogo della Memoria unico in Europa, guidando i visitatori e approfondendo le storie di 22 deportati che partirono dal quel binario il 30 gennaio 1944.
«Queste mostre sono state l’inizio di una grandissima opera di sensibilizzazione nelle scuole e nei comuni italiani, e hanno innescato fin da subito un circolo virtuoso, che coinvolge ragazzi, adulti e istituzioni – continua la presidente -. Da sottolineare, poi, che sono strumenti particolarmente importanti per quelle realtà territoriali lontane dai musei o i memoriali, che così possono comunque svolgere attività di Memoria».
Ad oggi le mostre realizzate sono 11, probabilmente la più vasta scelta disponibile oggi in Italia, su diversi temi: si va dai diritti negati all’infanzia ebraica durante la Shoah- con Infanzia rubata, la cui versione virtuale è stata realizzata con il Museo della Shoah di Roma, Stelle senza cielo, dello Yad Vashem, I disegni dei bambini di Terezin e una dedicata al pedagogista ed educatore polacco Janus Korczak – alle donne nella Shoah – con Punti di luce, -, passando per l’Arte nella Shoah, il destino degli ebrei sotto il Regno sabaudo dall’emancipazione alla Shoah, fino alla mostra dedicata a Sciesopoli, la colonia a Selvino, in provincia di Bergamo, dove trovarono rifugio dopo la guerra centinaia di bambini ebrei rimasti soli. «Stiamo procedendo alla digitalizzazione delle mostre, consapevoli però che il coinvolgimento e l’attivazione di circuiti virtuosi creati dalla visita in presenza non possano essere raggiunti in formato digitale – spiega -. Quello che è certo è che le istituzioni che richiedono una nostra mostra, nel 90% dei casi l’anno successivo desiderano continuare la collaborazione con la nostra Associazione. La partnership con gli aeroporti di Linate e Malpensa, che da cinque anni ormai ospitano le nostre mostre itineranti in occasione del Giorno della Memoria, ne è un esempio. Questo coinvolgimento ci sprona a tessere nuove collaborazioni con enti storici per sviluppare altri progetti espositivi. Ed è questo il senso e il valore del nostro lavoro».