di Marina Gersony
Il 27 settembre, al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, andrà in scena Beethoven in Vermont, uno spettacolo imperdibile scritto e diretto Maria Letizia Compatangelo per il Trio Metamorphosi (Mauro Loguercio violino, Francesco Pepicelli, violoncello e Angelo Pepicelli, pianoforte); uno spettacolo che – come annota il critico Pierluigi Pietricola – «Al di là della bravura esecutiva del Trio Metamorfosi, dell’intensità dei vari brani interpretati, quello che ha stupito è stata la capacità di proiezione della potenza contenuta in un microcosmo che ha letteralmente investito il pubblico. E lo ha fatto con una discrezione e una dolcezza davvero uniche».
LA STORIA
Nell’estate del 1951, poco dopo il tumulto della Seconda Guerra Mondiale, tre grandi musicisti, fuggiti dall’oppressione del regime nazista in Germania, si trovano di fronte a un’importante decisione: definire il programma del concerto inaugurale del prestigioso Marlboro Festival. Questa scelta incarna le loro storie di coraggio e resilienza, dalle loro audaci fuggite dal nazismo all’esilio volontario negli Stati Uniti. I protagonisti di questa storia appassionante sono i fratelli Adolf e Hermann Busch, violinista e violoncellista, e l’amico pianista Rudolf Serkin. Hanno rispettivamente 48, 42 e 36 anni, impersonati nello spettacolo rispettivamente dai talentuosi Mauro Loguercio, Francesco Pepicelli e Angelo Pepicelli.
In pochi anni, il Marlboro Festival diventò un faro nella scena musicale mondiale, attraendo musicisti di talento da ogni angolo del pianeta e rinomati direttori d’orchestra; fu qualcosa di mai visto, in cui sperimentare un nuovo modo di comunicare esperienze, tecniche e sapienza musicale. Tuttavia, in quel lontano pomeriggio del 1951, l’idea rivoluzionaria del festival fu solo un germoglio nella mente dei suoi coraggiosi promotori. Era un momento cruciale in cui dovettero trasformare il loro sogno in realtà: per la prima volta, nella pace della campagna, lontano da luoghi istituzionali quali accademie, conservatori o auditorium, caddero le barriere e le distanze tra insegnanti e allievi che insieme iniziarono a condividere e collaborare fianco a fianco.
Lo spettacolo al Teatro Lirico Giorgio Gaber ci porta in questo delicato momento, nell’era postbellica in cui le ferite della guerra sono ancora profonde e palpabili nella memoria e nei corpi delle persone. I tre artisti europei, radicati nella cultura tedesca, si trovano di fronte a giovani musicisti americani, creando un contrasto culturale ed emotivo. Tra esecuzioni musicali, disaccordi e conflitti che svelano verità nascoste, Adolf, Rudolf e Hermann lavorano instancabilmente per preparare il loro concerto inaugurale.
E alla fine, nel momento culminante di una serie di spettacoli che si protrarrà per decenni, prendono una decisione audace: Beethoven sarà il compositore che unirà il loro talento e la loro passione, portando avanti gli ideali di fratellanza tra i popoli: una storia di coraggio, di forza interiore e di dedizione alla musica che ha il potere di oltrepassare ogni confine.
TRE MUSICISTI STRAORDINARI
Chi erano questi tre straordinari artisti che, con il loro talento e la loro passione per la musica, hanno sfidato le avversità storiche e politiche del loro tempo per creare un legame indelebile tra la loro arte e il pubblico di tutto il mondo?
Tutto ebbe inizio con Rudolf Serkin, nato a Cheb nel 1903 da una famiglia ebraica di origine russa. Fin da giovane, mostrò un talento straordinario per il pianoforte. A soli 9 anni, si stabilì a Vienna e debuttò con l’Orchestra Filarmonica di Vienna nel 1915, dimostrando di essere un enfant prodige. Nonostante le sue radici ebraiche, Serkin era profondamente influenzato dalla tradizione musicale viennese. La sua vita prese una svolta destinata a influenzare il corso della storia della musica quando, a 17 anni, a Berlino, conobbe Adolf Busch, un violinista e compositore di straordinario talento. Nacque un legame profondo tra loro, sia umano che artistico, che portò alla creazione del celebre Quartetto Busch, un quartetto d’archi di fama internazionale.
La storia d’amore tra Rudolf Serkin e la figlia di Busch, Irene, si sviluppò nel corso di 15 anni e si trasformò in un matrimonio che avrebbe unito le loro vite per sempre.
Ma la storia di Serkin prese una svolta oscura quando, nel 1933, Hermann Göring offrì a Serkin un trattamento privilegiato nonostante il divieto imposto agli artisti ebrei di esibirsi in pubblico. Serkin rifiutò con fermezza questa offerta e scelse invece l’esilio volontario a Basilea, in Svizzera, insieme a Adolf Busch, nonostante quest’ultimo non fosse ebreo ma si opponesse apertamente al nazismo.
Nel 1939, Serkin si stabilì definitivamente negli Stati Uniti, dove il suo talento fuori dal comune e la sua passione per la musica da camera si fecero strada nella cultura musicale americana. I critici descrivevano il suo tocco al pianoforte come «cristallino, potente, delicato e puro». Ma Rudolf Serkin non si limitò solo a esibirsi, si dedicò anche alla Marlboro Music School and Festival, in collaborazione con Adolf Busch, con l’obiettivo di promuovere la musica da camera e ispirare le nuove generazioni con la stessa passione che li aveva uniti: il suo carisma e la sua capacità investigativa musicale hanno lasciato un’eredità singolare e di vasta portata che ha avuto un impatto su ogni area del campo della musica classica.
La storia di Adolf Busch e di suo fratello Hermann, parallela a quella di Serkin, è altrettanto affascinante. Nato in Germania nel 1891, Adolf Busch era un virtuoso del violino e un compositore di talento. Tuttavia, con l’ascesa di Adolf Hitler al potere, lo stesso Busch rifiutò di compromettersi con il regime nazista e, nel 1933, rinunciò alla sua cittadinanza tedesca. Successivamente, nel 1938, boicottò anche l’Italia fascista.
La sua opposizione al nazismo lo portò a emigrare in Svizzera e poi negli Stati Uniti, dove divenne uno dei fondatori della Marlboro Music School and Festival, lavorando a stretto contatto con Rudolf Serkin. Il Quartetto Busch, guidato da Adolf Busch, divenne famoso per le sue interpretazioni di compositori come Brahms, Schubert e Beethoven.
La loro storia è un tributo alla forza della musica e all’umanità che può emergere in tempi di grande turbolenza. Rudolf Serkin, Adolf Busch e Hermann Busch, con la loro passione condivisa e il loro impegno per l’arte, hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica, dimostrando che la musica può unire le persone al di là delle barriere culturali e politiche. La loro eredità vive ancora oggi attraverso le generazioni di musicisti che hanno ispirato.
«Adolf, Rudolf e Hermann – spiega Maria Letizia Compatangelo – cercano di realizzare, in un concerto inaugurale simbolico, una visione del mondo improntata alla fratellanza e alla collaborazione tra i popoli, nel segno unificante dell’arte, ma anche capace di evidenziare il valore della musica da camera come veicolo di condivisione. Occasione per dialogare con gli altri in musica e attraverso la musica, in un costante mettersi in gioco e nello scambio di idee ed esperienze».
«Proprio adesso che la nostra impresa beethoveniana è compiuta – hanno dichiarato a loro volta i musicisti del Trio – stiamo vivendo un momento letteralmente esaltante di vera metamorfosi, di profonda trasformazione, grazie all’immenso lavoro fatto da un anno e mezzo a questa parte sotto la guida accogliente e stimolante di Maria Letizia. Una vera e propria scuola di teatro, in cui fondere recitazione e musica in un’unica vita, in cui entrare nei meandri più reconditi della comunicazione dentro di noi, fra di noi e con i fratelli Busch e Serkin, tre grandi musicisti e uomini straordinari che ci onoriamo di portare in scena nel nome di Beethoven».
INFO
Beethoven in Vermont
Mercoledì 27 Settembre 2023
Scritto e diretto da Maria Letizia Compatangelo
con il Trio Metamorphosi
Musiche di Beethoven
Aprirà il concerto Francesco Spiri, pianoforte (Civica Scuola di Musica C. Abbado)
Interpreti:
Mauro Loguercio – violino, Adolf Busch
Francesco Pepicelli – violoncello, Hermann Busch
Angelo Pepicelli – pianoforte, Rudolf Serkin
Per informazioni, contattare le due linee dedicate:
INFOLINE 020064081 – Tasto 1 per Teatro Nazionale – Tasto 2 per Teatro Lirico
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