di Ilaria Myr
Uno splendido teatro, il Teatro Grande di Brescia, ha fatto da cornice lo scorso 9 settembre a un importante evento musicale: la celebrazione degli 80 anni della Filarmonica di Israele, il cui concerto inaugurale fu diretto da Arturo Toscanini nel dicembre del 1936. Ed è proprio con lo stesso identico programma scelto allora dal Maestro italiano (vedi sotto) che la Filarmonica della Franciacorta ha voluto ricordare quell’evento storico. A patrocinare l’evento “Toscanini e gli ottant’anni della Filarmonica di Israele (1936-2016)” l’Ambasciata di Israele in Italia, gli enti Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Città di Brescia; con il sostegno dal Ministero del Turismo Israeliano e con il contributo della Fondazione ASM e altri sponsor privati.
La celebrazione è stata profondamente voluta dal presidente dell’Orchestra Filarmonica della Franciacorta Emiliano Facchinetti con il patrocinio dell’Ambasciata di Israele in Italia. «Abbiamo “osato” riproporre un concerto che è stato tra i più grandi e importanti entrati nella storia, sia come evento in sé contro il nazismo, sia perché un direttore italiano inaugurava la Filarmonica di Israele – ha commentato soddisfatto Facchinetti ai margini dell’evento -. Perché a Brescia? Perché volevo rendere omaggio al maestro Toscanini e alla Filarmonica di Israele nella mia città, Brescia. Ma l’idea è di replicare il concerto a Gerusalemme in dicembre, omaggiando Toscanini proprio nello stesso periodo in cui egli diresse il concerto».
Inevitabile chiedergli se per l’organizzazione dell’evento abbiano subito dei boicottaggi. “Veri e propri boicottaggi no, ma sicuramente i media non hanno dato il risaltoche un’iniziativa di questo tipo meritava- commenta con amarezza -. E poi non c’è dubbio che alcuni potenziali sponsor non abbiano aderito per paura che il legame dell’evento con Israele creasse loro dei problemi con la clientela araba…».
Molto soddisfatta anche Avital Kotzer Adari, consigliere Affari turistici Ambasciata d’Israele e direttore ufficio turismo in Italia, che a Mosaico dichiara: «È per noi un grande onore portare la nostra “piccola” Israele nella splendida Brescia, onorando una figura come Arturo Toscanini, che all’epoca fece una vera e propria “chiamata” in nome della pace e della musica senza confini. In questo modo dimostriamo quanto sia importante costruire ponti tra fra paesi e culture diverse: si chiude un cerchio aperto 80 anni fa con quello storico concerto, ma si apre anche una finestra per altre collaborazioni».
A dirigere il concerto commemorativo il maestro Michele Bui, chiamato in emergenza a sostituire lo statunitense James Feddeck, impossibilitato per questioni personali. «L’emozione si tocca con la mano – ha dichiarato prima del concerto a Mosaico -. Per me è un grandissimo onore dirigere un concerto per gli 80 anni di un’orchestra prestigiosa come quella d’Israele, condotto a suo tempo da Arturo Toscanini, che per me è sempre stato un faro – ho il ritratto appeso in casa –. L’idea di eseguire questo programma all’inizio mi ha fatto tremare i polsi: ma nei due giorni di prove seguiti alla mia chiamata, ho cercato di fare il mio meglio. Cosa mi aspetto da questa esperienza? Quello che mi aspetto da ogni concerto: una crescita personale, artistica, che sono quello che rende grande l’arte».
In un teatro quasi pieno, l’Orchestra ha dunque eseguito il programma diretto a suo tempo da Toscanini, composto da:
Gioacchino Antonio Rossini, La scala di seta, Ouverture
Johannes Brahms, Second Symphony D major, op.73,
Allegro non troppo | Adagio non troppo |Allegretto grazioso | Allegro con spirito
Franz Shubert, Unfinisched Simphony B minor
Allegro moderato | Andante con moto
Felix Mendelssohn Bartholdy, Midsummer Might’s, Dream
Nocturno and Scherzo
Carl Maria von Weber, Oberon
Ouverture
L’inizio, 80 anni fa
Era il 1936 quando il violinista tedesco Bronislav Hubermann, intuendo che in Europa la situazione per gli ebrei sarebbe peggiorata, chiamò molti altri musicisti ebrei d’Europa e li convinse ad andare nell’allora Palestina (sotto mandato britannico) a fondare l’Orchestra ebraica di Palestina. Invitò quindi Arturo Toscanini a dirigere i primi concerti della neonata Orchestra di Palestina (oggi Filarmonica di Israele), formata interamente da musicisti ebrei che erano stati costretti a lasciare l’Europa. Toscanini pose una sola condizione: sarebbe andato, ma a proprie spese e senza alcun compenso.
La sera del 26 dicembre del 1936 in capannone allestito per l’evento a Tel Aviv era pieno zeppo: presenti anche Ben Gurion e Weizmann. Il successo di quei concerti fu straordinario. La presenza di Toscanini fu un eccezionale lancio per la nuova orchestra. Nel 1938, dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia, il Maestro volle dare un nuovo segno di vicinanza al popolo ebraico. E, nonostante da Tel Aviv avessero fatto di tutto per dissuaderlo, perché le nascenti tensioni fra ebrei e arabi avrebbero potuto mettere a rischio la sua incolumità, Toscanini tornò a dirigere l’orchestra che aveva fatto nascere. In questa occasione, per la prima (e ultima) volta l’orchestra eseguì musiche di Wagner.
Ma in seguito il Maestro tornò altre volte in Israele a dirigere la Filarmonica e a raccogliere le sue arance nel frutteto d’aranci a Ramot Ha Shavim, vicino a Kfar Saba, che gli era stato regalato dal governo israeliano.
Quello che da allora divenne la Filarmonica di Israele lo sappiamo: con direttori di orchestra del calibro di Leonard Bernstein, Zubin Mehta, Lorin Maazel e Daniel Barenboim in soli 60 anni di vita, e dieci solisti tra cui Isaac Perlman, Pinchas Zuckerman, Isaac Stern, Shlomo Mintz, Ida Haendel, Murray Peraja, è senza dubbio una delle più interessanti esistenti oggi, e quella dalla storia forse più incredibile. Come ricorda Fiamma Nirenstein in suo articolo, come dimenticare il concerto del 1991 diretto da Zubin Mehta durante i bombardamenti di Saddam Hussein? “siamo nell’inverno del ’91, Saddam Hussein lancia i suoi missili contro Tel Aviv. All’Auditorium Mann neppure una sedia tuttavia è vuota. Tutti gli assembramenti sono proibiti, ma quello per il concerto è permesso dal governo stesso. Risuonano le note di Bach, e su di esse tutto a un tratto la sirena. Zubin Mehta indossa la maschera antigas; Isaac Stern indossa la maschera. Tutto il pubblico indossa la maschera. E con la maschera, i missili cadevano, il pubblico ascoltava, la musica vinceva. contento sorride Ron -, è il simbolo della nostra sopravvivenza, della nostra capacità di piangere e poi subito gioire, di morire e di resuscitare”.