di Fiona Diwan
“Ci tenevo molto a non mancare questo importante appuntamento e a salutare la Comunità”. Sorridendo, a sorpresa, con una visita informale e privata, il neo eletto sindaco di Milano Giuliano Pisapia, si è presentato davanti ai cancelli del Tempio senza farsi annunciare alla 12° edizione della Giornata europea della cultura ebraica, alle 18.30, domenica 4 settembre. Un fuori programma, una visita che testimonia l’interesse del primo cittadino per il mondo ebraico milanese e per il dialogo con altri mondi culturali ivi comprese le varie istituzioni religiose, utili a promuovere future forme di integrazione. Spuntato finalmente il sole sulla Sinagoga di Milano, dopo il diluvio della mattinata, il sindaco si è fatto fotografare con i ragazzi di Jew Box Radio. Dedicata al tema Ebraismo 2.0: dal Talmud a Internet, la giornata ha visto snodarsi lunghe file di visitatori che, sfidando il maltempo, hanno affollato i locali del Tempio Centrale di via Guastalla per conferenze e visite guidate, e passeggiare tra i banchetti di libri, giornali e gastronomia, o assistere a mostre e concerti. A fine evento, il bilancio è più che positivo: “Siamo molto soddisfatti dell’esito della giornata e della qualità degli interventi. Comunicare l’ebraismo attraverso i nuovi media, web radio, siti, social network e tutti gli strumenti di un mondo globalizzato, ci sta molto a cuore. Comunicare per far conoscere il nostro millenario patrimonio ai milanesi: divulgare la cultura ebraica è il perno su cui deve ruotare la nostra interazione con la società civile. Unico vero antidoto al razzismo e all’intolleranza”, ha dichiarato l’Assessore alla cultura della Comunità Ebraica, Daniele Cohen. E prosegue: “Quest’anno il tema della giornata era complesso: coniugare ebraismo e new media non era semplice. L’evento era inoltre spalmato su più sedi e non concentrato in via Guastalla, come l’anno passato. Ma in definitva il bilancio è più che positivo: la varietà delle iniziative, la qualità dei relatori, ne hanno determinato il successo. La presenza di una figura come Giulio Giorello, simbolo della cultura milanese, un non ebreo che parla agli ebrei di Spinoza, Galileo, Milton e dell’apporto ebraico nella visione di questi personaggi, beh è stato un fatto notevole, un esempio di dialogo effettivo con la città, un vero confronto culturale”. Davvero significativa, durante l’intera giornata, la presenza di politici, consiglieri e assessori della nuova giunta milanese (vedi pag. 21). “Storicamente, gli ebrei sono stati la prima minoranza d’Italia, la più antica. Ecco perché noi, come Comunità ebraica, forti della nostra storia italiana, vogliamo oggi sostenere la nuova giunta nella promozione del dialogo e dell’interazione, aiutandola a far interagire le minoranze presenti a Milano”, ha detto il Presidente della Comunità Roberto Jarach. E prosegue: “Comunicare e far conoscere la plurimillenaria tradizione ebraica, vuol dire anche aprirsi al dialogo tra le diverse culture, plaudirlo, favorirlo. Ecco perché ritengo, ad esempio, che sulla questione dei luoghi di culto e di preghiera, tutti debbano avere il modo di esprimersi. Ecco perché chi, come noi ebrei, ha sempre trovato accoglienza in una dialettica forte con la società circostante, non può opporsi alla nascita di luoghi di culto per l’Islam”.
Ma che rapporto ha la tradizione ermeneutica talmudica con la velocità tipica di Internet? “I new media ci servono per informare e comunicare, per far circolare il sapere. Su Internet troviamo infatti tutte le fonti del sapere ebraico che desideriamo, c’è davvero tutto ciò che riguarda le fonti ebraiche. La velocità testimonia della volontà di fare, di esserci, di dire. Altra cosa invece è la riflessione e l’ascolto, due cose che richiedono lentezza, pacatezza, gradualità. Spesso i social network e Internet ci costringono a una reattività troppo accesa, a rispondere e a dare la nostra opinione senza prima aver dato ascolto agli altri”, ha spiegato il rabbino capo rav Alfonso Arbib alla platea di cittadini milanesi, ospiti e autorità. Come dire che Internet troppo spesso ci costringe al consumo veloce, a una bulimia informativa, a una sovra-esposizione in fatto di stimoli non sempre amica del pensiero e della riflessione.
Modello di integrazione
Per tutti la Comunità ebraica di Milano resta tuttavia un modello di integrazione da imitare e riproporre, come è emerso nel Dialogo interreligioso sull’integrazione, un dibattito presieduto dal vicepresidente della Comunità Daniele Nahum: “È urgente che la città convochi degli Stati Generali dell’integrazione, un tavolo comune di lavoro e di dialogo con presenti tutte le minoranze etniche e religiose”, dice Nahum. “Vogliamo incontrare tutti i mondi perché ogni differenza va rispettata e valorizzata”, ha aggiunto il vicesindaco Maria Grazia Guida. Presenti sul podio alle prove di dialogo anche l’imam Pallavicini e il Coreis, il professor Paolo Branca, islamista dell’Università Cattolica, Kalid Chaouki, responsabile immigrazione del PD, Vittorio Robiati Bendaud dell’UGEI, Giovanni Pistone della Chiesa Valdese e infine il portale per i giovani musulmani Ialla Italia. La giornata è stata arricchita da conferenze e contributi di grande valore come quello dei professori di psicologia e filosofia David Meghnagi e Giulio Giorello, nonché del musicologo Francesco Spagnolo -giunto per l’occasione dall’Università di Berkeley in California-, del regista Ruggero Gabbai e del fotografo Alberto Jona Falco, del musicista Manuel Buda e dalla regista teatrale Miriam Camerini.
Molto interessante il dibattito sulla genesi della prima WebRadio ebraica italiana Jewbox Radio, intavolato dai suoi artefici Ico Menda, Simone Mortara e Gad Lazarov che hanno spiegato che cosa voglia dire fare infotainment in “salsa ebraica”. Dalle scelte musicali, ai servizi di intrattenimento, alle news, alle rubriche. Un lavoro creativo che è stato capace di coinvolgere eccellenze e entusiasmi dei ragazzi più brillanti della Comunità. Infine, ciliegina sulla torta, la bella mostra sulla stampa ebraica, Una storia di carattere, a cura di Laura Brazzo e Michele Sarfatti del CDEC, alla Biblioteca Sormani, che ha ripercorso l’avventurosa storia del giornalismo italiano visto dal cotè ebraico, giornali che sono stati il testimone -un unicum nella storia d’Europa-, dell’amore travolgente tra due tradizioni, dello scambio di idee fecondo, empatico, tra due identità fuse in un unico senso di appartenenza. Dall’Unità d’Italia a oggi, una dialettica sempre vivace, puntuta e davvero straordinaria, tra società ebraica e italiana.
Musiche sinagogali
Stimolante e di qualità il duetto tra professori, tra David Meghnagi e Giulio Giorello: se Meghnagi mette l’accento sulla capacità della tradizione ebraica di superare il dualismo corpo-anima, materia-spirito, interiorità-esteriorità, Giulio Giorello sottolinea quanto, in un’epoca di roghi di libri e persone come il 1600, il poeta John Milton che fu un fine ebraista, conoscesse la tradizione ermeneutica talmudica e individuasse nella libertà di interpretazione del testo il principio di libertà individuale e di pensiero. Citando Flavio Giuseppe e Shakespeare, Newton e Spinoza infine, Giorello si sofferma sul binomio traduttore-traditore, come dire che chi interpreta e traduce non può non andare oltre e dietro il testo, finendo obbligatoriamente per tradirlo ma anche rendendolo infinitamente più ricco. Particolarmente degna di nota infine la conferenza del musicologo Francesco Spagnolo, milanese, docente a Berkeley. Dal Mizmor leDavid cantato in numerosissimi modi diversi ai 27 diversi riti sinagogali presenti in Italia fino alla grande frammentazione del repertorio musicale ebraico che ha prodotto infiniti minhaghim. Spagnolo ha sottolineato come le melodie in verità circolino molto rapidamente, come le merci, le idee, le persone. E ci ricorda che l’ebraismo non canta mai con una voce sola ma è sempre una coralità polifonica, per tante voci. La musica circola, è incontenibile, gira e va, è il più potente dei collanti e degli ingredienti della farina identitaria. “È la musica che mantiene la memoria,tramanda cose sottili, emoziona. E che sa essere anche sovversiva perché smuove gli animi e le coscienze”, spiega Spagnolo. La giornata milanese si è infine conclusa con il notevole spettacolo klezmer di Miriam Camerini e Manuel Buda: Un grembo, due nazioni, molte anime. Parole e musiche degli ebrei d’Italia, un divertissement che ha regalato un tocco di leggerezza e poesia all’intera kermesse milanese.
Welcome rav Della Rocca
E a proposito di cultura, la Comunità dà oggi il benvenuto a Rav Roberto Della Rocca e al DEC, Dipartimento Educazione e Cultura dell’UCEI, che sbarca a Milano con sede fissa decentrata. Iniziative culturali volte a irrobustire l’identità ebraica, approfondimenti, giornate di studio, un Centro di Formazione e, su tutto, l’apporto di rav Della Rocca la cui statura intellettuale andrà ad affiancare la già gagliarda presenza dei prestigiosi rabbanim milanesi.