I relatori alla presentazione del libro di Colette Shammah

Gli ebrei dei Paesi arabi, fra alienazione diasporica e occidentalizzazione. Bensoussan: “L’Alliance Israelite fu la salvezza”

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di Ilaria Myr
Una lettera d’amore alla madre, morta tre anni fa, e un tentativo postumo di conoscerla davvero: è questo il senso del libro In compagnia della tua assenza di Colette Shammah (editore La Nave di Teseo), presentato giovedì 22 marzo alla Libreria Claudiana, in cui l’autrice ricostruisce la storia della madre – la bambina Sophie, protagonista del libro – e il mondo – in cui è nata e cresciuta: la Siria degli anni ’20 -’30 del ‘900 in cui, come in altri Paesi del bacino del Mediterraneo, gli ebrei vissero per decenni, nella tensione fra la modernità occidentale, da cui erano attratti, e l’orientalità del Paese in cui si trovavano. Presenti all’incontro Colette Shammah, il direttore di Mosaico e Bollettino Bet-Magazine e lo storico francese Georges Bensoussan, moderatore il direttore del CDEC Gadi Luzzatto Voghera.

«Quello del bacino del Mediterraneo era un mondo che contava 1 milione di ebrei, e che oggi è praticamente scomparso – ha esordito Luzzatto Voghera -. Per questo un libro come questo ha l’importante compito di togliere il velo a quel passato ormai dimenticato».

Bensoussan: l’Alliance Israelite, una salvezza per gli ebrei d’Oriente

Georges Bensoussan ha poi focalizzato l’attenzione su tre punti principali che emergono dal libro della Shammah: l’alienazione diasporica, il ruolo dell’Alliance Israelite Universelle e il processo di occidentalizzazione degli ebrei d’Oriente.

«L’alienazione è una condizione che ci fa sentire stranieri a noi stessi – ha spiegato -. Per chi ha vissuto dopo l’emancipazione introdotta da Napoleone in Europa questa alienazione passa per una forma di servilismo: dato che si è stati emancipati si deve dimostrare di esserselo meritato. Ma per gli ebrei d’Oriente, che non hanno vissuto sulla propria pelle gli effetti dell’emancipazione e che sono invece sempre stati sottomessi, l’alienazione ha la forma della paura nei confronti dei residenti arabi musulmani».

Il secondo aspetto affrontato da Bensoussan riguarda il ruolo dell’Alliance Israelite, l’associazione ebraico-umanitaria nata nel 1862 a Parigi dall’iniziativa di 17 persone della media borghesia francese con il chiaro obiettivo di aiutare gli ebrei perseguitati in quanto tali. Del ruolo dell’Alliance Israelite sulla vita concreta degli ebrei orientali anche Fiona Diwan (clicca qui per leggere il suo intervento completo).

«Sono due gli eventi che hanno precipitato la nascita dell’Alliance – ha continuato Bensoussan -: nel 1840 l’Affare Damasco e, nel 1858, il caso Mortara, che vide il piccolo Edgardo Mortara rimanere cristiano con il consenso del Papa. In seguito a questi due avvenimenti cresce la consapevolezza che gli ebrei devono organizzarsi autonomamente».

Da qui nasce l’Alliance, un’istituzione umanitaria che istituisce fin da subito delle scuole, nella convinzione molto ebraica che l’aiuto passi per l’istruzione e lo studio. La prima scuola viene creata nel 1862 in Marocco, mentre nel 1914 se ne contano 145 in 17 paesi, con 45mila Paesi scolarizzati solo quell’anno e in totale 600mila in un secolo.

«L’Alliance inizialmente trova fortissime resistenze da parte dei rabbini locali, che vedono le novità introdotte dalle scuole dell’AI – prima fra tutte la scolarizzazione delle bambine – come una rivoluzione non gradita dell’ebraismo tradizionale – ha continuato -. Ma un secondo shock viene dall’impatto con gli arabi locali: l’Alliance infatti educa ragazzi con la mente aperta ai valori della libertà, che entrerà in collisione con il dominio degli arabi, portando all’inizio della lotta fra le due etnie».

Infine, l’ultimo punto legato all’attività dell’AI, è l’occidentalizzazione degli ebrei d’oriente, che è stato anche per alcuni un processo di imborghesimento. «Parlavano francese, lingua occidentale per eccellenza, e più si acculturavano più l’identità ebraica si indeboliva». Una caratteristica, questa, tipica della storia ebraica del mondo moderno, che ha portato e porta tuttora all’assimilazione.