È decisamente positivo il bilancio della Festa del Libro Ebraico a Ferrara, l’evento organizzato dalla Fondazione MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah), che il 3 e il 4 settembre ha eletto il capoluogo emiliano a capitale dell’ebraismo.
Come osserva il Direttore del MEIS, Simonetta Della Seta, “il pubblico ha accolto con molto interesse i diversi appuntamenti della Festa e non posso, quindi, che esprimere viva soddisfazione”. Tanti i ferraresi, ma numerose anche le persone da fuori Ferrara (Roma, Verona, Padova, Venezia, Torino, Lecce, Firenze, Trieste) e dall’estero. Lo si è visto al concerto inaugurale dell’Avishai Cohen Quartet, alla tavola rotonda internazionale che ha coinvolto i direttori dei più importanti musei sull’ebraismo (Parigi, Amsterdam, Tel Aviv, Varsavia), agli incontri con gli autori, alle proiezioni cinematografiche e alle mostre, per non parlare delle visite al cantiere di Rampari di San Paolo e degli itinerari nella Ferrara ebraica, sempre sold out.
“Sottolineo poi – prosegue Della Seta – il piacere di aver potuto godere di un bellissimo laboratorio di pensiero per il MEIS, offerto da tutti gli specialisti, gli intellettuali, i direttori dei musei, gli scrittori e le alte personalità che ci hanno fatto l’onore di partecipare, dalla Presidente dell’UCEI (Unione Comunità Ebraiche Italiane), ai rappresentanti del Ministero dei Beni Culturali e delle massime istituzioni culturali ebraiche italiane”.
Oltre a registrare “un enorme afflusso di visitatori, che hanno preso parte attivamente alla ricca proposta culturale della Festa”, il Presidente del MEIS, Dario Disegni, rimarca come l’edizione appena conclusasi sia stata diversa dalle precedenti, molto più legata alla realtà del Museo, di cui ha annunciato la prossima apertura: “Nel settembre 2017, terminata la ristrutturazione dell’ex carcere, inaugureremo il primo lotto, con il padiglione temporaneo, dove sarà allestita la prima grande mostra sugli oltre 2.200 anni della vicenda ebraica in Italia e la profonda interrelazione, tra luci e ombre, con il Paese. Il pubblico – ebraico e non – attende con trepidazione quel momento e stiamo lavorando per soddisfare nel modo più adeguato le sue attese”.