di Marina Gersony
Appassionante e di grande impatto emotivo l’intervento di Yarona Pinhas che si è svolto Domenica 15 Settembre presso la Sinagoga Centrale Hechàl – David uMordechai nell’ambito della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2019.
Con la chiarezza e la grazia espositiva che la contraddistinguono, la saggista e studiosa di ebraismo e Qabbalà ha parlato del Sogno nella Torah, un tema affascinante e spunto di ispirazione e riflessione.
Già, il sogno! Tutti sogniamo costantemente. L’attività onirica, sia essa cosciente o meno, è sempre presente nel corso della nostra esistenza. I sogni, insomma, sono determinanti nel nostro vissuto, possono infatti aiutarci a illuminarci a farci evolvere e a uscire dai nostri schemi mentali stagnanti: essi sono gli specchi della coscienza e della nostra immaginazione sia essa distorta o rettificata. Dai tempi antichi ai giorni nostri, il sogno è un fenomeno universale che attraversa le culture e tutte le età. Sognare è la radice della coscienza umana e i grandi sognatori l’hanno portata avanti nel tempo conquistando nuovi traguardi, nuove mete e inimmaginabili visioni. Sono tanti i significati racchiusi nei sogni: possono essere una rilettura di un episodio o di un evento della nostra vita, possono costituire un punto di vista non considerato nella vita cosciente, possono essere veri, ma anche illusori o frutto di fantasie; possono essere archetipici o profetici, ossia un mezzo per trasmettere un messaggio.
Non a caso la letteratura, la musica e l’arte in generale, spesso trasmettono sogni: un esempio fra tutti, citato da Pinhas, è la casa cinematografica di Spielberg: si chiama Dreamworks Animation che significa “lavori di sogno” o “i sogni funzionano”. Lo stesso nome è adottato per un sistema cui scopo è quello di esplorare le varie immagini ed emozioni che un sogno presenta ed evoca, senza tentare di trovare un significato unico poiché ogni persona ha il suo “linguaggio” dei suoi sogni.
«Nella Torà troviamo il sogno di Giacobbe, i sogni di Giuseppe, i sogni del faraone, i sogni del coppiere e del panettiere – riflette la studiosa –. L’interpretazione del sogno è un’ulteriore interpretazione. E qui il grande lavoro nel distinguere tra un vero sogno, chalom emet, e uno illusorio, chalom shav. Ne parlano nella ghemarà, nello Zohar e nei commenti dei grandi rabbini. Una cosa viene ben evidenziata: non basta risolvere il sogno ma la persona che lo interpreta: deve essere un esperto, che non abbia delle intenzioni nascoste che potrebbero recare danno al sognatore ma che invece esprima affetto».
In psicoanalisi, osserva Pinhas, i sogni sono anche un mezzo per esprimere desideri repressi, ciò che è stato rimosso e le paure celati nei livelli inconsci della psiche; ma dall’altro, proprio nei sogni nascono le speranze e le aspirazioni per un futuro migliore. Spiega il Malbim che anche gli ebrei meritano essere chiamati “sognatori” perché come popolo non hanno mai rinunciato all’idea della redenzione come profetizzato. “Il mondo è come un sogno”, recita lo Zohar.
In breve, sostiene Pinhas, sognare e immaginare un futuro diverso dalla realtà presente, è sempre stato uno dei luoghi di rifugio e consolazione dell’uomo: «Il sogno e l’immaginazione sono il nostro esplorare, viaggiare in luoghi comuni e non, intravedere una via di uscita. Ma non solo, la capacità di immaginare un futuro ci distacca da una realtà vissuta, a volte stagnante, dal ciò che abbiamo acquisito come sapere stabilito e non rimovibile nel passato, elaborando nuovi pensieri per poter vivere in un mondo che cambia costantemente in tutti i suoi aspetti, dalla tecnologia, ai modelli familiari, alla geopolitica».
«Proprio qui in Italia – racconta Pinhas – ho scoperto che la questione non è semplice. Nella mia ultima lezione con i laureati all’Orientale di Napoli, chiesi ai miei talmidìm che intenzioni avessero per il futuro prossimo. Il risultato fu un silenzio nell’aula, allora provai a chiedere diversamente: quali sogni vorresti realizzare? Di nuovo silenzio, allora provai a incoraggiarli, li esortai a immaginare un viaggio, a vedere il mondo… Infine, uno studente mi disse che non ha senso sognare, tanto l’Italia è quella che è, non ci sono possibilità di cambiamento del sistema, che tutto è “chiuso” se non hai i contatti giusti e così via. Sono rimasta sorpresa e mi sono rattristata nel vedere ragazzi di quell’età senza prospettive per il futuro. Quando lo raccontai a un’amica mi disse che aveva appena ritirato sua figlia dall’asilo, perché la suora le aveva detto che era una bambina con troppa immaginazione e che questa doveva essere controllata».
Un altro spunto prezioso (e utile!) esposto da Yarona Pinhas è la preparazione al sonno: Secondo il Talmud, la lettura dello Shemà prima di coricarsi a letto, ci protegge dalle insidie della notte (Berakhòt 5a).
Signore del mondo, io perdono e scuso chiunque mi abbia irritato e mi abbia fatto inquietare o abbia peccato contro di me, sia contro il mio fisico che contro i miei averi, contro la mia dignità o verso tutto ciò che mi appartiene; sia che l’abbia fatto con violenza che spontaneamente, sia inavvertitamente che di proposito, con la parola e con l’azione, sia in questa fase della vita che in un’altra fase; (io perdono) ogni figlio di Israèl e non sia punito nessuno per causa mia. Ti sia gradito, Hashèm, mio Dio e Dio dei miei padri che io non pecchi più e cancella, nella Tua grande misericordia, i peccati che ho commesso davanti a Te, ma non mediante sofferenze e gravi malattie. Siano gradite le parole della mia bocca e la meditazione del mio cuore dinanzi a Te Hashèm, mia rocca e mio Redentore. Benedetto Tu (prima di mezzanotte si dice Hashèm, nostro Dio, Re del mondo) che fai scendere il vincolo del sonno sui miei occhi e il torpore sulle mie palpebre e che illumini la pupilla dell’occhio. Ti sia gradito, Hashèm, Dio mio e Dio dei miei padri, farmi coricare in pace e farmi alzare per una vita buona e in pace. Fammi partecipe della Tua Torà, abituami all’osservanza dei precetti e non abituarmi a commettere trasgressioni. Non farmi giungere al peccato, non mettermi alla prova e non farmi giungere al disprezzo; fa che domini in me l’istinto buono e non quello cattivo. Salvami dall’istinto cattivo, dalle malattie gravi e non mi turbino cattivi sogni e cattivi pensieri; sia il mio letto (riposo) completo davanti a Te e illumina i miei occhi affinché non mi addormenti nella morte. Benedetto (prima di mezzanotte si dice Tu Hashèm) colui che illumina tutto il mondo con la Sua gloria”.
Nel corso della conferenza – che il lettore potrà ascoltare nella diretta sul sito Mosaico – Pinhas approfondisce molti altri aspetti inediti legati al sogno, con citazioni dotte ed esemplari, dal sogno come linguaggio dell’anima; come ponte tra passato e futuro; senza contare I dieci sogni di Genesi e la visione profetica.
(I video della diretta Facebook della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2019 sono disponibili sulla pagina di Mosaico-Bet Magazine).