di Roberto Zadik
Personaggio molto controverso per il mondo cristiano, per l’ebraismo tradizionale Giuda è considerato un tabù, un argomento di estrema difficoltà visto l’assurdo e rischioso paragone “Giuda” e “Giudei” che è stato tipico di molto antisemitismo antico e recente vista la sua descrizione di “avido, bugiardo e traditore” appiccicata poi agli ebrei per secoli in vari Paesi e contesti. In verità non c’entrano nulla i “Yehudim” che discendono dalla Tribù di Yehuda e il fosco personaggio, Giuda Iscariota, del quale si parla nelle scritture evangeliche.
Proprio questo personaggio ma soprattutto il suo figlio, del quale non si parla da nessuna parte, sono al centro dell’interessante romanzo “Giuda mio padre” di Miriam D’Ambrosio (104 pp, Pellegrini Editore, 10 euro). Presentato il 24 maggio presso Lo Spazio H Films di via Varese, il romanzo è stato introdotto e commentato oltre che dalla scrittrice, dai giornalisti Fiona Diwan, Direttrice del Bollettino Magazine, Marina Gersony e Vittorio Macioce de Il Giornale. (Nella foto da sinistra: Fiona Diwan, Vittorio Macioce, Miriam D’Ambrosio e Marina Gersony).
Come ha specificato la Gersony nella sua brillante introduzione il personaggio di Giuda “è estremamente complicato ed è stato oggetto di analisi e trattazione da parte di scrittori, musicisti e intellettuali di ogni tempo. Non ultimo il grande scrittore israeliano Amos Oz nel suo “Giuda”, o artisti come Caravaggio, Giotto, Cimabue o Beato Angelico, scrittori come Borges, Giuseppe Berto o Michail Bulgakov nel suo Maestro e Margherita fino alla cantante Lady Gaga nella sua “Judas”.
Il testo, si focalizza sul figlio, Fanuel che scappato sulle braccia di Maria viene portato a casa di Pietro e Paolo apostoli. Desacralizzandolo da qualsiasi significato prettamente religioso, come ha detto l’autrice il libro“ narra una storia a metà fra fiaba e introspezione che ha a che fare con il senso di colpa, la ricerca delle origini e la resistenza al dolore e al tormento”. D’accordo anche Macioce, a capo della redazione romana de “Il Giornale” che ha ricordato come Giuda non sia solo un personaggio negativo ma che contemporaneamente all’infame Iscariota ne è esistito un altro, Giuda Taddeo uno dei dodici apostoli che era un personaggio molto positivo, buono e generoso “del quale si parla molto poco.”
Parte centrale della serata è stato l’intervento di Fiona Diwan che da parte ebraica ha messo in evidenza quanto “la figura di Giuda sia stata estremamente nociva e pericolosa anche e soprattutto per il mondo ebraico.” La giornalista ha evidenziato quanto sia confusa e complicata l’identificazione storica di Giuda, a cominciare dal nome che sembra “scelto sicuramente non a caso, vista l’assonanza col termine Giudeo e che noi ebrei discendiamo da Yehuda ben Yaacov e non certo da un personaggio tanto negativo, esempio di ipocrisia e di tradimento, accuse spesso lanciate dalla Chiesa agli ebrei”. “Purtroppo sia Gesù che Giuda sono due personaggi molto difficili per la tradizione ebraica” ha continuato la Diwan “per le disastrose conseguenze derivate dalle persecuzioni e dai pregiudizi derivati da definizioni del passato come perfidi giudei, popolo deicida e altro.”
Nel suo brillante intervento, ha ricordato i tanti momenti di dialogo e incontro fra ebraismo e cristianesimo, specialmente con due personaggi di eccezionale livello come Rav Laras e il Cardinal Martini e i tanti punti di contatto fra ebraismo e cristianesimo. Nonostante questo, ha puntualizzato la giornalista la narrazione di quanto accadde nei processi a Giuda e a Gesù ci sono diverse “incongruenze storiche e religiose e alcune oscurità. Il Beth Din non si riuniva mai prima di Pesach o di notte e c’era sempre bisogno di testimoni prima di condannare una persona. Il libro di Miriam ha il grande pregio di sorvolare sulla questione prettamente religiosa rivelandosi un testo molto originale e accurato nella descrizione psicologica”.