di Roberto Zadik
Fu un personaggio intenso, coraggioso, intellettuale e soldato Armin Wegner (nella foto) che, arruolatosi nell’esercito tedesco ed esponente della Germania colta e emancipata – quella di Lessing, di Thomas Mann e di Heinrich Boll, della cantante Marlene Dietrich – si oppose ai genocidi del Novecento, dai massacri degli armeni fino alla Shoah. E arrivò perfino a scrivere una lettera a Hitler sottolineando che “se avesse eliminato gli ebrei la Germania non sarebbe più stata capace di risollevarsi da questa perdita”. Su questo personaggio, audace e irrequieto, il presidente di Gariwo, scrittore e giornalista, Gabriele Nissim ha scritto un interessante libro “La lettera a Hitler-Armin Wegner- Combattente solitario contro i genocidi del Novecento” pubblicato due anni fa da Mondadori (304 pp, 15euro) e presentato al Memoriale della Shoah, l’11 maggio, come terzo appuntamento del ciclo di eventi dedicato al genocidio degli armeni e alla relativa mostra in corso fino al 24 maggio.
Ma chi era Wegner, quali sono stati i suoi meriti e le sue peculiarità e quale il suo insegnamento per noi oggi? Assieme a Nissim dopo i saluti introduttivi del vicepresidente del Memoriale Roberto Jarach, il vicepresidente di Gariwo, Piero Cuciukian e Misha Wegner, figlio di Armin che ha contribuito notevolmente alla realizzazione di questo libro. “Esistono grandi parallelismi fra la vicenda ebraica della Shoah e il genocidio armeno” ha sottolineato Jarach nella sua introduzione evidenziando come “dal 1918 a oggi ben poco si è parlato di quanto subirono gli armeni. Nonostante ogni genocidio abbia la sua specificità è importante che la gente e specialmente i giovani conoscano tutti questi eventi. Per questo abbiamo deciso come Memoriale, intanto che attendiamo il completamento dei lavori per la fine di questo progetto e stiamo aspettando il reperimento dei fondi necessari, nonostante il grande aiuto della Regione che ci ha dato il 50% del fabbisogno, di ospitare questo ciclo di eventi dedicati agli armeni e a favolosi personaggi come Armin Wegner. “
Nel corso dell’incontro, Cuciukian e Misha Wegner, hanno invece ricordato il grande impegno di Nissim per scrivere questo libro e la sua appassionata ricerca storica e umana di un Giusto come Wegner. Nel loro omaggio hanno fornito diversi dettagli interessanti sulla vita di questo scrittore-soldato decrivendone il coraggio e la generosità, la sua vita privata, si sposò due volte una con l’ebrea tedesca Lola Landau che andò in Israele con lui ma i due si separarono e il costante impegno verso il Bene anche e specialmente in momenti di grande pericolo. Come i veri Giusti, disposti a tutto per salvare vita e senza volere per forza nulla in cambio, nemmeno la gratitudine dei diretti interessati. Come mai Wegner fu così importante storicamente e per noi oggi e quali le principali tappe della sua vita? soldato dell’esercito tedesco si oppose prima all’eccidio armeno e poi alla Shoa e che egli nonostante il suo rigore militare fosse caratterizzato da una grande umanità e dalle intuizioni fulminanti nell’individuare “i segni premonitori del Male” come ha detto Cuciukian.
Si è trattato di un libro molto complesso da realizzare in quanto “Nissim è andato in israele a Jaffa, Haifa contattando i figli di Sara Aronson che molti si adoperò per salvare gli armeni dai tedeschi morendo per mano loro e che sognava l’utopia di uno stato arabo-ebraico e armeno”. Raccogliendo interviste e materiali preziosi e mettendoli assieme, ne è derivato questo testo”. In ogni momento Wegner si trovava nel posto giusto e al momento giusto. In Anatolia durante i massacri degli armeni, in Germania prima che la tragedia della Shoah scoppiasse, in Russia e anche in Italia quando andò a vivere come esule a Positano cercando di ribellarsi anche a Mussolini scrivendogli una delle sue missive. Cuciukian, in nome della sua comunità armena ha ribadito che “noi armeni non abbiamo mai dimenticato l’impegno di Wegner per salvarci e in Armenia viene sempre ricordato. Il libro ci consegna la forza di questo grande Giusto di esempio per tutti noi”.
Notevoli le testimonianze del figlio Misha e di Gabriele Nissim. Il primo ha descritto la Germania e il rapporto complesso di suo padre col Paese e la sua vicinanza col mondo ebraico. “Questo libro ha risvegliato in me una serie di emozioni che prima non riuscivo a mettere a fuoco” ha detto il figlio di Wegner e ha continuato dicendo che “si è parlato molto delle responsabilità dei turchi verso gli armeni, ma i tedeschi hanno avuto un ruolo indiretto ma non meno importante, non facendo nulla per impedire che questa tragedia si verificasse e voltando la faccia dall’altra parte. Mio padre nel 1965 quando il mondo sembrava essersi dimenticato di questo, volle parlare di quanto accadde su un giornale svizzero tedesco e fu uno dei primi a affrontare questo discorso”. Nella sua interessante esposizione, Misha Wegner, ha messo in luce il senso di smarrimento di suo padre nel vedere quello che la sua Germania stava compiendo sia riguardo agli armeni sia che nei confronti degli ebrei”. Mischiando storia e vicende famigliari e personali ha raccontato di come “fra il 1918, fine della Prima Guerra Mondiale e il 1933 fosse un periodo di grande fermento culturale ebraico nella patria di suo padre. “Mia madre era l’editrice degli scritti di mio padre” ha rievocato “e 30 su 32 membri dell’edificio erano ebrei. C’erano molti scrittori, pensatori, giornalisti ebrei tedeschi e essi non vedevano una separazione coi tedeschi e molti si consideravano parte integrante della nazione”. Dopo l’inizio della Guerra, mio padre, andò via dalla Germania, nutrì un forte senso di colpa, da tedesco e da soldato, per quello che era accaduto e andò in Israele due volte, una di esse con la prima moglie Lola Landau che era ebrea. Lei poi restò lì e lui andò in esilio a Positano e i due si separarono”. Misha ha raccontato come anche il suo rapporto con la Germania sia molto difficoltoso nonostante parli tedesco come l’italiano. Sono andato a Monaco in un edificio che era la residenza di Hitler al potere e ora è un museo. Lì c’è tutta la storia e le foto in un percorso segnato da una scala a chiocciola e alla fine ci sono delle immagini di alcuni naziskin. Non capisco come dopo tutto quello che è successo si possano avere ancora queste idee tanto ignobili”.
Da ultimo ha parlato anche l’autore del libro, Nissim raccontando le “tante contraddizioni di Wegner come uomo, nella personalità e nella vita privata. Fu un Giusto, un uomo dall’animo pacifista e idealista che pur essendo un militare e un soldato lottò contro nazionalismi e totalitarismi del suo tempo. Iniziò il suo grande impegno umanitario quando era Ufficiale Sanitario e assistendo a violenze e stermini scrisse per primo all’ambasciata tedesca in Turchia. Scrisse anche a Hitler, anni dopo, non ricevette nessuna risposta ma venne arrestati dall’esercito tedesco e venne picchiato e torturato dai suoi simili. Perse tutto per amore del Bene”. Ma quale la sua importanza nei giorni nostri? “Viviamo in un’epoca dove la cultura dell’odio e del nemico sono molto di moda. Wegner era un visionario, aveva straordinarie intuizioni e che sapeva captare momenti negativi e segnali di pregiudizio e intolleranza e uno come lui che sapeva mettersi in gioco fino in fondo e senza paura sarebbe molto utile per tutti”. Il presidente di Gariwo ha annunciato che seguendo il suo esempio e comprendendo quanto come singoli non possiamo assistere inerti al Male, giovedì 18 maggio al Teatro Franco Parenti presenteremo la Carta dei Valori e l’importanza di prendersi carico delle responsabilità individuali prima ancora che le istituzioni agiscano. Wegner è un ottima figura perché fu uno primi a parlare pubblicamente del ruolo dei Giusti nel mondo e il suo contribuito è stato ricordato anche al Museo dello Yad Vashem in Israele.”