di Pietro Baragiola
Dal 26 al 28 gennaio il Teatro San Babila di Milano ha ospitato Il Diario di Anne Frank, l’adattamento teatrale del racconto della giovane ebrea che ha fatto emozionare intere generazioni.
Diretto da Carlo Emilio Lerici, lo spettacolo condensa egregiamente in meno di due ore gli attimi di gioia, terrore e speranza vissuti dalla piccola Anne Frank, nascosta nella soffitta segreta di una fabbrica insieme alla sua famiglia per sfuggire alle grinfie della Gestapo.
A rendere le dinamiche di gruppo più complicate e talvolta persino comiche sarà la presenza dei loro compagni di rifugio: gli eccentrici coniugi van Daan con il loro timido figlio Peter e il burbero dentista Albert Dussel.
Un’opera che non può fare a meno di far sorridere gli spettatori in sala, pur consapevoli del tragico destino che aspetta i protagonisti: Anne morirà di tifo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen e il suo amato Peter nella marcia della morte dei prigionieri di Mauthausen.
La storia di Anne arriva a noi solo grazie al suo diario trovato dal padre Otto, unico sopravvissuto dell’intero gruppo. Il racconto è stato tradotto in 70 lingue e, con oltre 30 milioni di copie vendute in tutto il mondo, è rientrato nella classifica del TIME tra i 100 migliori libri di sempre per adolescenti.
Il suo adattamento teatrale ha ottenuto un grande successo, guadagnandosi il patrocinio e il sostegno di numerose istituzioni ebraiche tra cui l’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), la Fondazione Museo della Shoah, il Centro Ebraico Italiano “G.E.V. Pitigliani”, l’Associazione Progetto Memoria, l’Associazione Figli della Shoah e il MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah).
Trama
È il 1945, la guerra è finita e Otto Frank, ultimo superstite della sua famiglia, torna ad Amsterdam per visitare il rifugio in cui lui e i suoi cari si nascosero prima di essere catturati dalla Gestapo. Tra gli oggetti abbandonati, Otto ritrova il diario della figlia Anne e, disperato per il dolore, inizia a leggerlo per rivivere anche solo per un momento la spensieratezza trasmessa dalla giovane nei 2 anni trascorsi in quella soffitta.
Ritorniamo così al luglio del 1942, quando la famiglia Frank (Otto, sua moglie Edith e le figlie Margot e Anne) e i van Daan (Hermann, Petronella e il giovane Peter) vengono accolti dalla coraggiosa segretaria Miep nella soffitta segreta della loro azienda. Lo spazio è stretto, le provviste poche e le regole ben precise: a cominciare dal divieto di fare rumore dalle 8 alle 18 (orario in cui gli operai si mettevano al lavoro). In quelle ore i ragazzi possono dedicarsi allo studio e la frizzante Anne coglie sempre l’occasione per annotare su un piccolo diario, regalatole dal padre, tutti gli eventi vissuti dal gruppo, colorati sempre dalla sua travolgente solarità.
Anche l’arrivo del presuntuoso signor Dussel, un dentista ebreo con cui Anne dovrà condividere la stanza, non toglie il buonumore alla giovane protagonista che trova sempre il lato positivo in ogni circostanza: i bombardamenti assordanti possono essere un segnale che gli alleati stanno combattendo e lei potrà tornare presto a casa; i lacci rotti delle scarpe possono essere usati per creare un regalo di Hanukkah per la sua famiglia.
I morsi della fame si uniscono a quelli dell’amore quando Anne e Peter si scambiano il loro primo bacio nel rifugio, sognando un futuro insieme lontano dalla guerra.
Nel finale, la notizia dello sbarco in Normandia regala un motivo di festa a tutti i protagonisti ma è ormai il 4 agosto 1944 e le terribili bussate dei soldati della Gestapo giungono alla porta del rifugio, gettando i suoi occupanti nell’oblio.
“Per due anni abbiamo vissuto nel terrore, ora dovremo vivere nella speranza” conclude Otto mentre lui e il resto del gruppo si vestono lentamente e si preparano, con le valigie in mano, all’ormai inevitabile entrata in scena dei loro carnefici e a quello che sarà l’ultimo viaggio insieme.
Mettere in scena lo spettacolo
Era il 1956 quando gli autori americani Frances Goodrich e Albert Hacket adattarono per la prima volta il celebre diario in un dramma teatrale. Grazie all’intervento diretto di Otto Frank che aiutò i due scrittori in diverse fasi della lavorazione lo spettacolo ottenne sin da subito un successo strepitoso, vincendo numerosi riconoscimenti a Broadway e aggiudicandosi il Premio Pulitzer per la drammaturgia.
Il suo debutto italiano avvenne il 31 gennaio del 1957 al Teatro Eliseo di Roma con la regia di Giorgio De Lullo e, prima della sua versione moderna, venne riportato sul palcoscenico in altre due tournée: nel 1977 grazie alla Compagnia del Teatro Mobile con la regia di Giulio Bosetti e nel 1991 con la Compagnia Pambieri-Tanzi diretta da Gianfranco de Bosio.
Oggi Il Diario di Anne Frank è portato in scena per il quinto anno consecutivo da Carlo Emilio Lerici, alla guida di 10 talenti straordinari:
Francesca Bianco (Edith Frank) è in grado di trasformare una soffitta scalcinata nella più accogliente e amabile delle dimore; Francesca Buttarazzi (Margot Frank) è la sorella perfetta con cui nessuno vorrebbe mai entrare in competizione; Susy Sergiacomo (Petronella van Daan) e Tonino Tosto (Hermann van Daan) sono due mattatori delle tensioni di coppia e, tra pellicce vendute e fette di pane rubate, danno vita a situazioni talmente assurde e disperate da risultare esilaranti; Roberto Baldassari (Albert Dussel) e Vinicio Argirò (Peter van Daan) donano una vitalità imprevista ai loro personaggi all’apparenza molto riservati, scatenando una nuova emozione ad ogni singola battuta; Greta Bonetti (Miep) e Germano Rubbi (Harry Kraler) permettono al pubblico di tirare un respiro di sollievo ogni volta che entrano nel rifugio per portare al gruppo un pezzo di torta o notizie dal mondo esterno; infine, Roberto Attias (Otto Frank) e Angela Accarino (Anne Frank) portano in scena una complicità padre-figlia più unica che rara, trasmettendo alla trama quell’estrema serenità e l’amore per la vita da cui trarre esempio.
Talenti unici, protagonisti di uno spettacolo per gli occhi e per il cuore che ci invita a trovare la luce anche nei momenti più tetri.
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Foto in alto: Il Diario di Anne Frank, diretto da Carlo Emilio Lerici (© Pietro Baragiola per Mosaico)