di Redazione
‘Dante e le vie degli ebrei’: questo è il nome dello spettacolo dedicato alla storia di Dante nel mondo ebraico e del suo peregrinare tra Bologna e la Romagna organizzato, in occasione dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, dal Museo Ebraico di Bologna e ideato da Il Ruggiero, struttura performativa e di ricerca che porta con incalzanti quadri di vita e storia dal medioevo alla contemporaneità, raccontando di un mondo ebraico che dialoga con Dante, il poeta che afferma la priorità della lingua ebraica.
- Vedi anche: Dante e l’ebraismo: nel VII centenario della morte, un evento con Vittorio Robiati Bendaud
Lo spettacolo, di e con Emanuela Marcante e Daniele Tonini, è andato in scena l’8 luglio a Bertinoro (Forlì-Cesena), nella Corte della Rocca, e sarà riproposto il 16 agosto a Ravenna, nell’arena dell’Antico Porto di Classe.
Lo spettacolo segue Dante nel suo peregrinare tra Bologna e la Romagna, terra piena di presenze e storie degli ebrei, da Forlì (la città di Guido Bonatti, astronomo e astrologo posto nell’Inferno) a Cesena e all’ultimo approdo, Ravenna. Saremo con Dante negli scenari della poesia, della bibbia, della mistica ebraica nel nome di Immanuello Romano, autore di un’opera dal titolo quanto più dantesco L’Inferno e il Paradiso.
Ma si arriva anche al Dante mito dell’Unità d’Italia, fatto proprio dagli ebrei italiani risorgimentali, giungendo quindi al secolo dell’Olocausto in cui Dante sarà compagno nelle persecuzioni e nell’inconcepibile disumanità dei campi, come per Primo Levi:
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza.
Come se anch’io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono.”
(da Primo Levi, Se questo è un uomo)
Dante nella selva alchemica, un dipinto di Tobia Ravà
Sempre per il 700esimo anno dalla morte di Dante Alighieri, il Museo Ebraico di Bologna ospita dal 15 giugno l’opera di Tobia Ravà Dante perso nella Selva Alchemica (sublimazione su raso acrilico, 2021), in cui l’artista riflette su un ideale incontro avvenuto in un bosco alchemico, la selva oscura tra Dante Alighieri e Abulafia, che fu filosofo e mistico della Spagna sefardita e uno dei maggiori studiosi della Qabbalah dell’epoca medievale. Tobia Ravà ne fa una lettura simbolica e applica quel percorso della lingua ebraica che è chiamato ghematrià, ovvero la corrispondenza tra lettera e numero delle parole ebraiche, che fanno del testo biblico anche un testo matematico: le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico corrispondono ad altrettanti numeri, le prime nove alle unità, poi le decine e le ultime quattro alle prime centinaia.
E così, ad esempio, Dante scritto in lettere ebraiche – DALET4 ALEF1 NUN50 TET9 HEI5 – ha un valore ghematrico di 69 che corrisponde al valore di HADAS = mirto, da sempre il simbolo della fecondità.