di Leone Finzi
Sul Manifesto di domenica 5 giugno compare una lettera aperta al nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. È firmata da “Rete Ebrei contro L’Occupazione”, “Vento di Terra Onlus”, Khader Tamimi, presidente della Comunità Palestinese della Lombardia, “Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese”, Loretta Mussi presidente di “Un Ponte per…”
Tema della lettera? L’evento milanese “Unexpected Israel”.
Dal 13 al 20 giugno Milano ospiterà una serie di iniziative, culturali e scientifiche, che avranno al loro centro Israele e i rapporti Italia-Israele. Scopo dell’iniziativa, voluta dall’ex-sindaco Letizia Moratti e organizzata dal comune di Milano in collaborazione con l’Ambasciata d’Israele a Roma, è non solo quello di rafforzare le relazioni economico-commerciali fra i due paesi, ma soprattutto quello di trasmettere alla gente un’immagine di Israele diversa da quella che quotidianamente ci offrono i giornali. E’ un’occasione insomma per scoprire Israele al di là del conflitto con i palestinesi, per conoscere ciò che produce, ciò che i suoi artisti creano e per cui sono apprezzati in tutto il mondo.
L’idea è far capire che “Israele non è solo conflitti, guerre e preghiera”, ha detto Yoram Gutgeld, direttore di McKinsey Italia e deus ex-machina dell’evento.
Ebbene, secondo i firmatari della lettera apparsa oggi sul Manifesto, questa manifestazione “non s’ha da fare”. Perché? Perché, dicono, la dignità dei palestinesi e la “nostra dignità umana e libertà vengono minacciate da questo evento che l’Amministrazione Regionale, e l’Amministrazione Comunale ora caduta per volontà di popolo, hanno preparato insieme al governo di Israele”.
Milano finalmente libera, scrivono ancora, non può accogliere sul proprio suolo “la celebrazione di uno stato, Israele, che […] persiste nell’oppressione dei suoi cittadini non ebrei e dei palestinesi sotto occupazione militare o rinchiusi in campi profughi da ormai 63 anni”.
Per questo chiedono l’intervento di Giuliano Pisapia affinchè “si faccia capire alle autorità di quel Paese che nessuna celebrazione è possibile a Milano, ed in Italia, se non dopo cessata ogni oppressione e riconosciuti, di diritto e nella vita quotidiana, i diritti del Popolo Palestinese, la sua cultura, la sua umanità”.
Ecco qui dunque un sindaco investito di super-poteri. E cosa faranno i firmatari di questa lettera se il super-sindaco Pisapia non darà loro pienamente ascolto? Se non se la sentirà di mandare a monte un evento internazionale organizzato da mesi? Dobbiamo forse preoccuparci? Dobbiamo attenderci proteste, scontri, pestaggi, se non peggio? Perché la perentorietà, il linguaggio duro da propaganda antisionista, i toni, di cui trasuda tutta la lettera, un po’ questo fanno temere.
Perché mai, ci chiediamo, un sindaco dovrebbe schierarsi pro o contro un popolo? Peraltro, non è proprio quello che le forze di sinistra hanno continuamente rimproverato alla precedente amministrazione?
Pisapia è stato eletto per governare una città, Milano, ed è questo che ci attendiamo da lui; non certo che si faccia paladino di un popolo piuttosto che di un altro.
Quando tutte queste associazioni e sostenitori dei diritti dei palestinesi vorranno unirsi, non per protestare contro Israele e gli amici di Israele, ma per far conoscere meglio e più a fondo, la cultura, la storia, l’arte e le tradizioni del popolo palestinese, Pisapia, siamo certi, accoglierà e sosterrà la loro proposta, proprio come ieri Moratti ha fatto con “Unexpected israel” – che oggi Pisapia eredita e porta a compimento. Perchè questo è il compito di un sindaco, e questo è quello che ci si aspetta da lui.
Ci aspettiamo che i firmatari della lettera a Pisapia vengano alle manifestazioni milanesi con lo spirito che dovrebbe contraddistinguere tutti coloro che si battono per i diritti degli uomini tutti, non per l’uno o l’altro popolo, tanto meno per l’uno o l’altro governo. Ci aspettiamo di vederli alla manifestazione perchè scoprano finalmente che Israele desidera la pace con i palestinesi più di quanto essi possano lontanamente immaginare.
Riportiamo qui il testo integrale della lettera pubblicata oggi sul Manifesto:
Caro Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano, abbiamo vinto a Milano, a Napoli, a Cagliari, a Pordenone, quasi ovunque, nel Nord, al Centro, a Sud. C’è un’aria festosa di Liberazione dell’Italia, ma ora bisogna battere il ferro fin che è caldo, completare la Liberazione e farne parte ai nostri amici immigrati che vivono in Città, in Lombardia ed in tutta Italia A tutti loro, da qualsiasi Paese essi provengano. In questo momento stiamo pensando in particolare ai palestinesi, che sono numerosi in città e nella nostra Regione. La loro e la nostra dignità umana e libertà sono minacciate da un evento che la Amministrazione Regionale, e la Amministrazione Comunale ora caduta per volontà di popolo hanno preparato insieme al governo di Israele: si tratta della grandiosa manifestazione celebrativa delle realizzazioni tecniche e culturali di Israele. Si parla di un padiglione di 900 mq illuminato anche di notte niente meno che in Piazza del Duomo a Milano. L’obiettivo è quello di dare un’immagine di Israele diversa da quella di Stato responsabile di una situazione di conflitto. A quanto pare, nell’arco di 10 giorni, Milano sarà interessata da eventi culturali come un concerto di Noa, una mostra a Palazzo Reale o a Palazzo Litta, un’installazione tra piazza Duomo e piazza Castello, una serie di incontri coni principali scrittori israeliani, una mostra di design e 4 eventi realizzati con la Camera di commercio sul tema dell’acqua, dove non si dirà tuttavia che Israele ha sottratto ai palestinesi dei Territori Occupati, per non parlare di quelli di Gaza, gran parte della loro acqua. Tutto questo ignorando persino l’esistenza del popolo palestinese, cacciato dalla sua Terra per costituire lo stato di Israele: 750 mila espulsi nel 1948-49, altri 300 mila nel 1967, e la pulizia etnica continua oggi, ininterrotta. I profughi vivono da tre generazioni in campi profughi in condizioni terribili, mentre coloro che sono rimasti sulla terra che costituisce oggi lo stato di Israele, il 20% della popolazione di esso, sono disprezzati e discriminati in tutti i modi: non solo privati dei più importanti diritti politici e civili, ma anche dei diritti umani fondamentali, quale quello della convivenza tra coniugi che si vogliano congiungere attraverso le frontiere dello Stato Ebraico. Le migliaia di persone imprigionate senza accusa, e senza il diritto alla difesa, fondamentale nei paesi civili. I ricorrenti attacchi militari contro le popolazioni civili, l’ultimo dei quali a Gaza ha fatto più di 1400 morti e 5000 feriti, in grande maggioranza civili, molti bambini. I Palestinesi hanno diritto ad un loro Stato, con la struttura e confini che essi concorderanno con la Comunità Internazionale. No, caro Sindaco, Milano che si è liberata dal rischio imminente di ridiventare una città priva di libertà, la Milano della Resistenza, dell’antifascismo creativo di uguaglianza tra tutti gli esseri umani e di libertà, di pace e di progresso, non può ospitare la celebrazione di una stato, Israele, che si è macchiato di simili delitti e persiste nell’oppressione dei suoi cittadini non ebrei e dei palestinesi sotto occupazione militare o rinchiusi in campi profughi da ormai 63 anni. Si faccia capire alle autorità di quel Paese che nessuna celebrazione è possibile a Milano, ed in Italia, se non dopo cessata ogni oppressione e riconosciuti, di diritto e nella vita quotidiana, i diritti del Popolo Palestinese, la sua cultura, la sua umanità. Ti abbiamo eletto sicuri della tua convinta adesione ai principi di giustizia, libertà, uguaglianza ed indipendenza dei popoli: siamo sicuri che tu risponderai al nostro appello. Ti chiediamo anche di volerci ricevere, per un breve colloquio, in cui ti presenteremo anche un nostro progetto per illustrare ai nostri concittadini alcuni documenti della vitalità della cultura palestinese, e dell’oppressione a cui quel popolo è sottoposto. Ti salutiamo con affetto.
*Rete Ebrei contro L’Occupazione Vento di Terra Onlus Khader Tamimi, Presidente della Comunità Palestinese dl Lombardia Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese, Un ponte per…, Loretta Mussi, Presidente
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In risposta alla lettera di ieri pubblicata sul Manifesto, pubblichiamo la dichiarazione di Davide Romano, segretario del’Associazione Amici di Israele e il comunicato stampa
“A seguito della lettera rivolta al sindaco Pisapia apparsa su “Il Manifesto” a firma di varie associazioni filo-palestinesi (vedi http://rete-eco.it/it/gruppi-ebraici/rete-eco/21223-caro-pisapia-sindaco-di-milano.html), inizio subito con il dire che aderisco alla parte finale: laddove si parla della presentazione di “un nostro progetto per illustrare ai nostri concittadini alcuni documenti della vitalità della cultura Palestinese”. Bravi, è così che si fa. Diamo spazio alla cultura, a tutte le culture: a quella palestinese in primis.
Ciò premesso, non posso invece essere d’accordo con il resto della lettera: soprattutto quando i firmatari dell’appello si concentrano non nel promuovere conoscenza, ma nel censurare le opinioni israeliane. Non so da quale sinistra origine culturale arrivino tali idee, ma certo il fatto che costoro arrivino a dire che “La loro e la nostra dignità umana e libertà sono minacciate da un evento che la Amministrazione Regionale, e la Amministrazione Comunale () hanno preparato insieme al governo di Israele” è indice di un’inquietante intolleranza, mista a vittimismo. Un pericoloso mix di cui si sono storicamente nutriti i movimenti estremisti italiani ed europei.
Chiedere al neo-sindaco di Milano – da cui tutti attendiamo più apertura alle diversità – di chiudere uno strumento di dialogo e di incontro, vuol dire non avere capito nulla della cultura tollerante di Milano. Sono idee che non boicotterebbero solo Israele, ma l’intera civiltà occidentale. Non è tappando la bocca a scienziati e scrittori israeliani – peraltro i più attenti alla questione palestinese – che si può pensare di risolvere un conflitto. Chi rilascia tali dichiarazioni è un analfabeta della cultura del dialogo.
Per risolvere i conflitti del medio oriente non possiamo “giocare” qui in occidente a fare i pappagalli delle posizioni filo-palestinesi e filo-israeliane, e lo dico da segretario dell’associazione “Amici Di Israele”. E’ questa la Milano che vogliono? Invece di importare tensioni e odio, sarebbe più utile proporre ed esportare pace e dialogo, magari tutti assieme, con modalità innovative. La nostra porta è sempre aperta, per chi vuole costruire e dialogare. E la loro?