Incontro di Ronny Someck con giovani detenuti alla Casa Circondariale di San Vittore. Una riflessione di Maria Teresa Maglioni

Eventi

di Maria Teresa Maglioni *

Il 15 e il 16 maggio l’Associazione Italia-Israele ha offerto alla cittadinanza milanese l’opportunità di incontrare una delle voci più significative della poesia israeliana: Ronny Someck. Sono stati tre momenti di grande emozione, che hanno avuto luogo rispettivamente al Circolo Filologico, all’Università Statale e al carcere di San Vittore. Tre momenti che non hanno mai avuto la configurazione della conferenza accademica, ma del dialogo, con il musicista Emanuele Segre, con la poetessa Giovanna Rosadini , con i ragazzi di San Vittore, con Sarah Kaminski e con Sara Ferrari, docenti di lingua e letteratura israeliana rispettivamente all’università di Torino e di Milano. A loro spetta il compito di presentare Ronny Someck e di tradurre le sue poesie.

Ogni incontro è stato di altissimo livello, ma sicuramente l’incontro che forse ha inciso maggiormente nell’anima di chi ha avuto il dono di parteciparvi è quello con i ragazzi…  Ha luogo nella saletta che ospita le attività culturali, i ragazzi vi arrivano dopo un’ora di attività sportiva con i loro educatori, salutano Ronny e gli altri ospiti e si siedono in silenzio con il volto rivolto a Ronny, lo sguardo rivela curiosità e attesa…

Ronny avvia l’incontro con la lettura della poesia “La vendetta del bambino balbuziente”, in cui evoca la balbuzie che affliggeva Mosè e che anch’egli, da bambino, ebbe modo di sperimentare. Sarah Kaminski accompagna la traduzione con un brevissimo commento per far capire come la balbuzie rappresenti qualunque ostacolo, difficoltà. Someck interpella i ragazzi, chiede loro se scrivano: uno, rispondono, scriveva canzoni, un altro scrive lettere…Cominciano a nascere le domande sui sentimenti che generano le poesie: prevale la tristezza o la gioia? Someck riconosce come la tristezza sia il sentimento dominante fra i poeti, non per lui. Propone la lettura di “Canto di felicità”:

Noi sulla torta in posa

come le statuine, sposo e sposa.

E se il coltello s’insinuerà

Ci impegneremo

a rimanere nella stessa fetta.

Ronny provoca nuovamente i ragazzi chiedendo loro che cosa faccia venire in mente la parola grano: “un enorme campo di grano” è la prima risposta, a cui segue: “il pane, la vita”. Ronny sorride e legge “Grano”:

Un campo di grano fluttua

sul capo della mia donna

e su quello della mia bimba.

Quanto appare banale descrivere così

eppure, là cresce

il pane

della mia vita.

Ronny condivide le sue passioni, la musica, il teatro, lo sport, racconta della scoperta da adolescente dell’Italia, avvenuta tramite le canzoni di Bobby Solo, i film di Sofia Loren, il circo Medrano a cui ha anche dedicato una poesia…: un mondo, dice, che è “preistoria” per i ragazzi. Ricorda l’interesse per gli scrittori italiani, fra i quali spicca Erri De Luca, cita in particolare “Montedidio”, che quando insegnava proponeva spesso da leggere ai suoi studenti.

Indugia a rievocare la scoperta della sua passione per la poesia: fu un bigliettino scritto da ragazzino per una compagna di scuola che fece sorgere in lui il desiderio di scrivere, poi sentì il bisogno di avere una valutazione, scrisse a un giornale chiedendo un parere e dopo alcune settimane di silenzio scoprì che la poesia era stata pubblicata. Ronny giocava a quel tempo nella squadra di basket del Maccabi, quando, qualche anno dopo la squadra vinse il campionato e arrivò il momento della premiazione, ad ogni giocatore veniva chiesto quale fosse la sua attività, che cosa facesse, giunti a Someck i compagni in coro gridarono: “Il poeta”. Fu la prima volta che si sentì definire in pubblico poeta e provò un’emozione che, si intuisce, conserva nella memoria. Il dialogo si incentra sullo sport, Ronny chiede se pratichino il basket: è il calcio lo sport prediletto. “Il paese che ama il calcio è un buon paese” commenta Ronny e ai ragazzi che chiedono di spiegare la sua affermazione risponde che insegna a voler vincere, ma insegna anche ad accettare la sconfitta.

C’è ancora tempo per la lettura di qualche poesia, Someck propone “Il lago dei cigni”:

Fa’ che la lacrima dalla gota del cigno

sia pietra angolare

nell’oceano della felicità

imparerò a nuotare.

I ragazzi sono incuriositi dall’espressione “pietra angolare”. Interviene Sarah Kaminski che ricorda l’origine biblica dell’espressione che allude alla pietra del Tempio, che è il fondamento della costruzione.

Sarah ribadisce che la lacrima del cigno è la pietra di un mare di felicità e sottolinea con il tono della voce quest’ultima espressione.

Non esplicita che della pietra angolare si parla in un celebre versetto del Salmo118: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”.

Non c’è bisogno di spiegazioni ulteriori: alle parole di questa poesia Ronny Someck affida il suo messaggio di speranza per questo ragazzi.

Si è giunti alla conclusione di un incontro fra un poeta e dei ragazzi che sembrano ragazzi di un qualunque Liceo milanese o Facoltà universitaria. Sono loro il pubblico che ha fatto più domande, catturati dall’umanità di Ronny che non mai chiesto qualcosa riguardo il loro passato né ha fatto riferimenti all’esperienza che stanno affrontando. Ronny non ha fissato lo sguardo sulle loro ferite, ma ha dato loro ali di speranza. Forse per questo quello di oggi è un incontro speciale: Ronny Someck si è offerto ai ragazzi non come il ” maestro” consapevole del suo prestigio e condiscendente verso un pubblico meno acculturato, ma come un amico che vuole condividere con amici ricordi, esperienze, riflessioni. Con naturalezza propone aneddoti e poesie attraverso i quali tuttavia costruisce impercettibilmente un sentiero segnato all’inizio dalla balbuzie di Mosè, scandito dall’impegno degli sposi a rimanere uniti nonostante le insidie del coltello, dall’ insegnamento che offre il gioco del calcio e dalla lacrima del cigno, un sentiero quindi di fatica e di lotta, destinato però a concludersi in un oceano di felicità.

In mattinata Giovanna Rosadini aveva detto che i poeti sono un po’ come dei rabdomanti che vanno alla ricerca di parole per esprimere sentimenti universali.

Al momento dei saluti uno dei ragazzi dice: “Grazie per aver trovato tempo per noi!”.

Sarah Kaminski augura loro ” un mare di felicità!”.

Per un’ora la saletta delle attività culturali di San Vittore è diventata la tenda di Abramo, la tenda in cui ognuno è accolto come un dono prezioso.

Grazie all’Associazione Italia-Israele di Milano per aver organizzato quest’incontro che sarà difficile dimenticare, grazie a Ronny Someck, che ha dimostrato come sia dalla pienezza di umanità che nasce la vera poesia, grazie ai ragazzi che hanno dato ospitalità nel loro cuore alla voce della poesia.

 

(* insegnante al Liceo G. Casiraghi di Cinisello Balsamo e membro del Direttivo dell’Associazione Italia Israele di Milano)