di Paolo Castellano
Il 15 febbraio presso il Teatro dell’Arte di Milano si è svolto l’appuntamento letterario organizzato dalla Fondazione Corriere della Sera in cui è stato premiato il celebre scrittore ebreo americano Jonathan Safran Foer per il suo ultimo romanzo Eccomi! (Guanda) che è stato selezionato come miglior libro del 2016 da una giuria di 292 giornalisti del Corriere della Sera.
Durante l’evento sono intervenuti Clarice Pecori Giraldi, Vicepresidente della Fondazione Corriere della Sera; Luciano Fontana, Direttore del Corriere della Sera; Marco Missiroli, scrittore e collaboratore dell’inserto domenicale “LaLettura”; e il giornalista Marzio Breda che ha intervistato Jonathan Safran Foer. In sala inoltre erano presenti Luigi Brioschi, Presidente e direttore editoriale di Guanda e Milo Hasbani, co-presidente della Comunità ebraica di Milano.
«C’è un legame molto forte tra Jonathan e l’Italia, il suo romanzo infatti è uscito in contemporanea con l’America. Guanda, prima ancora degli americani, decise di pubblicarlo nel 2002. Molto forte, incredibilmente vicino (Guanda) è il mio libro preferito. L’ultimo romanzo di Safran Foer ci insegna come sopravvivere in un clima di disintegrazione generale e personale, e oggi riceverà il premio LaLettura realizzato dall’artista Pino Pinelli. Leggere un romanzo comporta dedizione perché i libri ci invitano ad andare oltre il nostro punto di vista e ad essere generosi», ha dichiarato il Direttore Fontana salutando l’affollata platea del teatro.
Marco Missiroli, scrittore noto per il suo romanzo Atti osceni in luogo privato (Feltrinelli) ha invece introdotto lo scrittore americano con un discorso incentrato sulla forza e la pervasività dei suoi temi e del suo stile letterario: «In quest’ultimo romanzo Foer elabora una dichiarazione di resistenza e di vita davanti alla fragilità umana. Eccomi ha cambiato la traiettoria di molti scrittori. Un romanzo che ha lasciato il segno e che ha prodotto molti imitatori».
Dopo l’intervento di Missiroli, si è svolto il dialogo-intervista tra Breda e lo scrittore ebreo americano. Il giornalista del Corriere ha chiesto al romanziere come stia giudicando l’operato di Trump e come organizzi il suo impegno culturale: «Di solito nel mio Paese vengono fatte poche domande politiche ai romanzieri; in Europa succede il contrario, mi vengono poste sempre più domande sulla politica americana.
Il mio libro è uscito prima dell’insediamento di Donald Trump, ma nonostante questo in tutte le interviste mi viene chiesto un parere sul neo-Presidente. Per me Trump è una persona terribile che ha diviso l’America perché c’è una forte resistenza alle sue idee: il suo divieto sull’immigrazione è infatti durato un giorno. È innegabile che Trump abbia una forte personalità, però ricordiamoci che anche Hitler ce l’aveva ma ha distrutto l’intera Europa».
Jonathan Safran Foer ha infine parlato del suo lavoro da scrittore: «Cerco sempre di scrivere qualcosa che possa essere autentico per me e non ho in mente un lettore medio. Se credessi di essere più intelligente di chi compra i miei libri farei sostanzialmente una generalizzazione. Esprimendo me stesso ho un rapporto più intimo con i miei lettori. I miei romanzi non sono politici perché penso che se uno voglia scrivere di politica allora dovrebbe cimentarsi in un altro genere letterario che è il saggio. Un buon romanzo come un’opera d’arte è molto differente da un’opera politica che solitamente dura molto poco ed è legata a fatti contingenti».