di Nathan Greppi
“Quando un’opera d’arte ci colpisce e rapisce il nostro sguardo, si innesca un duplice movimento: osservando, entriamo nell’opera d’arte, mentre l’opera d’arte entra in noi trasformando le nostre sensazioni e modificando la nostra corporeità. Il dialogo che si genera tra chi osserva e l’opera è di fatto un dialogo con sé stessi, un percorso di conoscenza e consapevolezza di sé.” Queste le parole di Mara Della Pergola, terapeuta e fondatrice dell’Istituto Feldenkrais, che lunedì 9 aprile ha presentato, al Teatro Franco Parenti, il suo libro Lo sguardo in movimento (Casa editrice Astrolabio).
“Da moltissimi anni lavoro e insegno,” ha spiegato la Della Pergola, “e mi occupo soprattutto di formazione. A un certo punto ho avuto voglia di scrivere un libro di esperienze fondamentali, non volevo fare un manuale. Volevo parlare di esperienze somatiche, che ci coinvolgono con il corpo e la mente completamente. Non trovavo la via, finché non mi è venuta l’idea di partire dalle opere d’arte, perché quando noi lavoriamo con le persone, in genere vengono da noi o perché hanno un problema ortopedico/neurologico o perché sono artisti che vogliono migliorare le loro performance, ho pensato ‘perché non rovesciare il processo, e partire dal benessere che viene dal senso di completezza.” Ha spiegato di essersi ispirata a otto fondamenta, alle quali ha associato delle opere d’arte.
Poiché ha ammesso di non essere un’esperta di arte, ha passato la parola al gallerista e pittore Jean Blanchaert: quest’ultimo ha parlato del Metodo Feldenkrais, metodo di educazione motoria ideato dallo scienziato israeliano Moshe Feldenkrais, del quale la Della Pergola è stata l’unica allieva italiana: “Io ho potuto assaporare il metodo,” ha spiegato, raccontando che gli è molto piaciuto. Poco dopo, ha letto un brano del libro.
L’ultimo a intervenire è stato il critico d’arte Philippe Daverio, il quale ha spiegato che “di solito quando presento un libro non lo leggo, perché se uno racconta tutto ciò che c’è in un libro nessuno lo compra più. Invece tendo a spiegare il motivo per cui sarei disposto a comprarlo, il che fa piacere all’autore e all’editore. Non è facile, perché richiede un allenamento. L’autore deve suscitare curiosità, e in questo caso la suscita, perché questo fatto che si occupi di un metodo della percezione già mi interessa, perché io mi interesso di ‘quella roba li’.” Ha spiegato che secondo la percezione della musica è diversa, perché sei più passivo, mentre nelle arti visive è diverso, anche se possono mischiarsi con la musica (come l’opera o il balletto). “Il rapporto con l’arte visiva pura è un rapporto in teoria temporale, un secondo e tre ore hanno lo stesso valore. Molte immagini che ci ossessionano sono immagini cha abbiamo visto molto poco.”
Dopo il dibattito, la Della Pergola ha invitato il pubblico a fare degli esercizi motori, da seduti, al fine di cambiare la percezione che ciascuno aveva del soffitto e delle opere proiettate con la diapositive.