di Nathan Greppi
Una volta, durante un viaggio in Israele, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si dichiarò soddisfatto della visita al Museo Eretz Israel, poiché in quell’occasione venne allestita una mostra sugli ebrei che dopo la guerra partivano dall’Italia verso l’allora Palestina Mandataria. Ciò ha ispirato Roberto Jarach, Presidente del Memoriale della Shoah di Milano, che proprio al Memoriale ha inaugurato, martedì 10 aprile, la mostra Navi della Speranza – Alyah Bet dall’Italia, 1945 – ’48, curata da Rachel Bonfil e Fiammetta Martegani.
“Da lì mi è scatta la molla – ha spiegato Jarach all’inaugurazione, – poiché ritengo fondamentale la conoscenza di questi fatti, dei fatti che sono avvenuti tra il ’45 e il ’48, e tutto il fenomeno dell’immigrazione clandestina dall’Europa verso Israele, che è passata per oltre il 90% dall’Italia, dove ha trovato delle condizioni ideali per realizzare questo progetto.” Ha citato un caso in cui ad alcuni ebrei, che dovevano partire da La Spezia, fu negato il permesso di imbarcarsi, e allora diedero inizio a uno sciopero della fame. “Ma quello che ritengo sia molto importante, per gli italiani, è conoscere questo fenomeno. Quello che la gente non sa è che, grazie alla natura degli italiani, che in quel momento è venuta fuori nel migliore dei modi, ha potuto realizzarsi.” Ha concluso dicendo che quella che vuole far conoscere agli italiani fu “un’epopea, non un evento, tre anni di attività che hanno caratterizzato i flussi dei sopravvissuti e dei dispersi della Shoah in Europa che hanno trovato in Italia la loro strada”.
Dopo di lui ha preso la parola il vice-ambasciatore d’Israele in Italia, Ofra Farhi, la quale ha ricordato che il giorno dopo sarebbe iniziato Yom HaShoah, durante il quale “si vive un’atmosfera unica, veramente speciale, di ricordo e riflessione, un’esperienza che io apprezzo molto.” Ha aggiunto di sentirsi nel posto giusto al momento giusto, e ha ringraziato gli organizzatori della mostra. “Personalmente, è un onore per me essere qui in qualità, sì, anche come vice-ambasciatrice d’Israele, ma soprattutto come discendente di ebrei italiani che emigrarono nella Terra d’Israele subito dopo la guerra”. Ha voluto ricordare in particolare Ada Sereni, della quale la Farhi è una lontana parente. Il più stretto collaboratore di Ada Sereni in Italia fu Gualtiero Morpurgo, insieme a Mario Pavia.
Subito dopo è intervenuto Ami Katz, direttore del Museo Eretz Israel: “La mostra, – ha spiegato – è frutto della collaborazione tra superstiti della Shoah, ricercatori, istituzioni e archivi israeliani e italiani, a simboleggiare la durevole amicizia tra i due Paesi. Guardando al percorso storico della mostra, non ho potuto fare a meno di usare un punto di vista personale, in quanto mio padre militò nella Brigata Ebraica. Alla fine del 1945 era qui in Italia. Suo padre, sua madre e la sorella minore furono tutti uccisi dai nazisti. Questa mostra è un importante segno del ruolo significativo che ebbe l’Italia alla fine della guerra, nell’aiutare i rifugiati ebrei che soffrivano”.
È possibile visitare fino al 30 giugno Le navi della speranza: Aliya Bet dall’Italia 1945-1948 in concomitanza con gli orari di apertura del Memoriale della Shoah: il lunedì dalle 9.30 alle 19.00, dal martedì al giovedì dalle 9.30 alle 14.30 e la prima domenica del mese dalle 10.00 alle 18.00.