di Roberto Zadik
Sembra impossibile ma a 73 anni dalla fine degli orrori della Shoah, il negazionismo, anche a causa all’avvento del web e delle nuove tecnologie, invece di diradarsi sembra più che mai forte e diffuso in rete e fra la gente comune. Come combatterlo? Su questo e su altri argomenti si è svolta la serata presso lo Spazio Oberdan “La questione del negazionismo. Dalla Shoah al Web” che ha incluso non solo un interessante dibattito, ma anche la proiezione del film La verità negata diretto da Mick Jackson e interpretato dalla brava attrice londinese di origine ebraica Rachel Weisz. La pellicola racconta le traversie della studiosa Deborah Lipstadt, esperta di Shoah, che si è scontrata per diversi anni in una tremenda battaglia legale contro il potente storico inglese antisemita e negazionista David Irving, uscendone alla fine vincitrice grazie alla schiacciante verità dei fatti che Irving cercava di negare.
Negazionismo, cinema e dibattito iniziale e finale hanno caratterizzato quindi la serata, organizzata da Brain Circle e condotta dalla giornalista e vice presidente dell’associazione Viviana Kasam. Protagonisti dell’incontro Stefano Gatti della Fondazione Cdec (Osservatorio antisemitismo) Manuela Consonni dell’Università Ebraica di Gerusalemme, e Gabriele Nissim, presidente di Gariwo. Stimolati dalle domande della Kasam e dall’emozionante film, i relatori hanno approfondito storia e sviluppi del negazionismo. Nato subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, come ha specificato Kasam, ne parlava già Primo Levi nella prefazione del suo I sommersi e i salvati dove diceva profeticamente ai prigionieri dei lager “sappiate che nessuno vi crederà”. Infatti il negazionismo si basa “sulla negazione della storia” come ha detto la studiosa “ed è l’opposto della Memoria; purtroppo rappresenta un tema di grande attualità in un periodo delicato come questo dove sono molto diffusi odio razziale, pregiudizi e intolleranze. Il negazionismo è un modo di uccidere nuovamente chi è morto”.
Come ha ripetuto anche il film “La libertà di parola è molto preziosa, ma non bisogna per questo diffondere menzogne”.
Su questo spunto hanno riflettuto non solo la presentatrice ma anche Stefano Gatti che ha ribadito come “il web stia significativamente peggiorando questo fenomeno, specialmente negli ultimi 15 anni, con la diffusione di teorie complottiste, di notizie false, di odio contro Israele; e questo nonostante una serie di Paesi abbiano adottato leggi e provvedimenti contro questi atteggiamenti”. Nato da gruppi di estrema destra, ha detto Gatti, “il negazionismo era un fenomeno elitario e di nicchia ma poi si è espanso a macchia d’olio in tutte le fasce ideologiche, dalla sinistra al mondo islamico”.
Gabriele Nissim invece si è soffermato sull’importanza dell’assunzione di responsabilità da parte dei Paesi e che questo gesto è di “fondamentale importanza per il suo alto valore morale che non va sottovalutato”. Analizzando non solo il fenomeno anti-ebraico ma gli atteggiamenti di Stati come Turchia verso gli armeni o la Russia di Putin sui Gulag che hanno sempre “addossato la colpa agli altri“, Nissim ha confermato i “pericoli della ‘innocentizzazione’ dei singoli e dei Paesi” e l’importanza dell’educazione e della scuola “contro la cultura dell’odio e del nemico che in questi anni è dilagante”.
Manuela Consonni, invece, ha detto che “l’antisemitismo di oggi è molto diverso dal 1945, compreso il negazionismo e attualmente parte dall’attacco a Israele che spesso viene definito il ‘principale beneficiario della Shoah’ anche in termini economici e politici”. In conclusione della serata, sollecitati da varie domande da parte del pubblico, i relatori hanno aggiunto che “bisogna cercare di battersi contro il complottismo, la paura e le facili teorie che negano la storia”.