di Redazione
Una mattinata intensa e partecipata, quella del 6 novembre in Corso Magenta nella Palazzo delle Stelline, con una serie di relatori, avvocati, consiglieri regionali, personalità che hanno ricordato non solo il trentesimo anniversario dalla Caduta del Muro di Berlino ma molti altri argomenti correlati, di ieri e di oggi. Dal Crollo delle Dittature Comuniste, alle intolleranze odierne che affliggono mezza Europa, da personaggi fondamentali come Gorbaciov, “padre della liberazione” dal giogo comunista, a Lech Walesa, a dittatori spietati come Stalin, fino a personaggi controversi e mitizzati come Che Guevara. Mezzo secolo di storia e più e una serie di riflessioni hanno scandito il primo appuntamento del ciclo incontri 1989-2019. Il Muro di Berlino e 30 anni che cambiarono l’Europa e il mondo ideato dal giornalista e conduttore Roberto Zadik assieme a Giampaolo Berni Ferretti, presidente di Milano Vapore e vice Capogruppo di Forza Italia al Municipio 1 e a Pasqualino Mormile, vice presidente di Terre Ambrosiane.
Introdotta dal giornalista Zadik con numerosi riferimenti a celebri canzoni, come The Wall dei Pink Floyd opera sonora del 1980 che ha perfettamente racchiuso atmosfere e sogni “dietro al Muro” e a film importanti come Goodbye Lenin, Noi, ragazzi dello Zoo di Berlino o Le vite degli altri, l’iniziativa ha visto susseguirsi una serie di ospiti, ognuno dei quali ha approfondito un aspetto diverso della questione.
Il giornalista di Mosaico e conferenziere Beth Shlomo nel suo discorso iniziale si è concentrato sul mondo ebraico berlinese ma anche sovietico e Est Europeo sotto il Comunismo e dopo il Muro, citando saggi importanti come quello di Gabriele Nissim, presidente di Gariwo e del giornalista Gabriele Eschenazi Ebrei invisibili (Mondadori) o di Tuvia Tennenbom Ho dormito nella camera di Hitler. Una riflessione su tutti quelli ebrei che vissero nel Regime, che lo immaginarono diverso e ne furono distrutti come il celebre caso di Lev Trockij che sostituì il comunismo all’ebraismo; o come il precursore Karl Marx che veniva da una famiglia ebraica, convertita al protestantesimo, e che arrivò a scrivere testi come La questione ebraica o che ne rimasero «vittime, morendo o essendo costretti a praticare in segreto la propria religione». Citando le varie difficoltà che gli ebrei vissero in Germania dell’Est e nei Paesi sotto il Comunismo «vittime di due tragedie come la Shoah e poi il Regime Comunista» e momenti terribili come le “purghe”staliniane e la “cacciata degli ebrei sionisti nel 1968 dalla Polonia”, Zadik ha analizzato la situazione passata e presente, ebraica e no, delle società Est Europee «oggi migliorate ma non fino in fondo, perché xenofobie e oscurità perdurano all’ombra di questo crollo di dittature» e ricordando nel suo discorso le difficoltà e le sofferenze di quei berlinesi che «cercavano di scappare da quel Muro che divideva le famiglie e le persone, buttandosi dalla finestra o nel fiume» e le differenze fra la libertaria Berlino Ovest dove vissero grandi star come Lou Reed che gli dedicò la sua Berlin e David Bowie e l’Est oppresso dal Regime e dai controlli durissimi della polizia della Stasi. «Questi fatti ci pongono domande importanti – ha concluso – Cos’è la democrazia e che uso ne facciamo, chi siamo e dove stiamo andando? Cosa significa celebrare quando poi una massa non colta non studia e non approfondisce. Noi vogliamo riflettere per capire e approfondire».
Successivamente una serie di interventi importanti e di alto livello. Dopo l’introduzione di Zadik, si sono alternati vari relatori.
Luca Ceresa, presidente di Terre Ambrosiane, ha sottolineato che «oggi è una giornata importante, abbiamo anticipato la celebrazione del 9 novembre, perché il Muro fisico è caduto il 9 novembre ma nelle settimane precedenti il popolo tedesco fece cadere il Muro materiale che divideva il popolo. Oggi il Muro di Berlino non esiste più ma viviamo tanti altri muri immateriali, il Muro fra Europa e Israele, fra Italia e duo franco-tedesco alle barriere di Milano fra centro e periferie, divisa da provincia. Noi dobbiamo riscoprire il senso di libertà e orgoglio, per combattere e abbattere Muri e trovare una comunità globale». Subito dopo è stato trasmesso un video di pochi minuti da Reel History Channel che ha riassunto attraverso una serie di disegni e di animazione le fasi del Muro di Berlino dal 1961 al 1989.
Molto intenso anche l’intervento dell’avvocato e presidente di Milano Vapore, Berni Ferretti, che ha trasmesso il messaggio audio del Radicale Gianni Rubagotti che era nei Paesi dell’Est a quei tempi. Successivamente, ha ricordato la sua esperienza negli anni ’90, quando «da giovanissimo liberale ho avuto l’onore di partecipare come osservatore per l’internazionale dei Liberali e dei Radicali a un convegno a Praga», sottolineando l’importanza del liberalismo, dell’essere in una Europa democratica e del coinvolgimento delle giovani generazioni. Ha poi sottolineato che evitando populismi e altre derive «la libertà è un concetto nuovo che va reinventato e che bisogna tornare a combattere per i diritti individuali, essendo pronti a difenderli contro ogni abuso – e questo valeva nel 1992 e oggi. – Abbiamo il compito di portare il liberalismo fra i giovani, là è la nostra battaglia – ha aggiunto – ma non come pedagogisti o predicatori ma educando noi stessi. La rivoluzione liberale per cui lottiamo deve essere una catarsi, per una società libera e aperta realizzandoci appieno come uomini, memori degli insegnamenti di Karl Popper, addentrandoci nell’ignoto e nell’oscuro servendoci della nostra razionalità e essendo guardiani della libertà».
Il conduttore Roberto Zadik ha poi dato la parola all’avv. Mario Carnevale Bragaglia che ha esternato alcune importanti considerazioni. «Ero a Berlino in quell’anno reduce da un Master dopo la Laurea – ha ricordato Bragaglia – totalmente per caso, di ritorno dall’università. Vedevo i tedeschi della Berlino Est con occhi pieni di meraviglia da un lato e di fame dall’altra, desiderosi di libertà senza sapere bene cosa fosse e senza conoscere i limiti dell’Occidente. Vedevo persone piene di sogno ma forse filtrato dalla mia esperienze e senza aver mai vissuto la costrizione di un contesto che limitava le mie aspirazioni». Molto incisivo anche il consigliere regionale della Lega Massimiliano Bastoni che ha sottolineato l’importanza del convegno. «Con la Caduta del Muro sono cambiati equilibri politici e la storia e si è verificata la fine di un’ideologia estremamente dannosa. Dal 1917 sono 100 milioni le vittime del Comunismo».
In conclusione l’intervento di Carmelo Ferraro, presidente dell’Associazione MImpegno che ha evidenziato il valore della democrazia «che è uno spazio che va riempito e curato in modo profondo con la responsabilità, contro soprusi, muri e indifferenza. La voglia di libertà è riuscita a vincere questo sistema in modo indolore. La democrazia si esprime nella libertà religiosa, nella possibilità di parlare e trovarsi tutti assieme. Chi crea le rivoluzioni sono le persone, uomini come Lech Walesa, Havel, Gorbaciov e poi Giovanni Paolo II. Il Caduta del Muro di Berlino ha segnato una vittoria non violenta, ma poi c’è stata una crisi profondissima con totalitarismi, populismi e il problema dell’immigrazione». Alla fine dell’incontro, Roberto Zadik ha rinviato al prossimo appuntamento a fine novembre, data da definirsi, ricordando come «l’evento di oggi vuole essere l’apripista di una serie di importanti e partecipati eventi sul Comunismo. Non è possibile definirsi democratici e liberali non riflettendo su quello che è stato il contrario della libertà» lanciando quindi la proposta di attività e workshop su quello che è stato Muro di Berlino e i milioni di morti causati dallo stalinismo, perché «il 9 novembre è caduto un mondo e un sistema. Per questo il messaggio è importante e trasversale e vale per tutti».