Ponti per la libertà: il 6 settembre la Giornata Europea della Cultura Ebraica

Eventi

di Ester Moscati

 

Ponti che uniscono, che mettono in comunicazione. Ma anche che separano le genti, sulle sponde opposte di un tumultuoso fiume identitario. O, nel concreto dell’urbanistica medievale, le isolano in un quartiere-ghetto. Bridges è il tema scelto dall’European Association for the Preservation and Promotion of Jewish Culture and Heritage (Aepj) per la 16° edizione della Giornata europea della Cultura ebraica, domenica 6 settembre.

Il programma della Giornata a Milano prevede  un ricordo di Rav Elio Toaff, “costruttore di ponti”. Il riferimento è all’incontro con Papa Wojtyla nella grande Sinagoga di Roma; le due sponde del Tevere che si incontrano. Ma non solo. Ecco il programma completo della Giornata.

 

Il programma a Milano

Domenica 6 settembre 2015, Tempio Centrale, via della Guastalla 19
Ore 10.00 apertura e saluti delle autorità
Ore 11.00 “Rapporti tra ebraismo e islam”: introduzione di David Meghnagi
Focus con Miro Silvera e Daniel Fishman
Modera e dialoga con i relatori: Dounia Ettaib

Ore 12.15 visita guidata
Ore 13.00 Sala Jarach. Lezione di Mino Chamla: “L’Ottocento ebraico: ponti tra tradizione e “riforma”, diaspora e Sion”.
Ore 14.00 Sala Jarach: conferenza “Avidi di donare”, a cura dell’Associazione Medica Ebraica. Presiede David Fargion. Modera: Giorgio Mortara. Intervengono:
A. Turrini (COREIS), R. Supino (AME), G. Mariani (Villa Santa Maria), S. Sisa (Maghen David Adom Italia)
Ore 15.00 “Rapporti tra ebraismo e cristianesimo”, la figura di Rav Elio Toaff:
saluto di Erika Van Gelderun (Bene Berith Europa), con traduzione a cura di Milka Foà.
introduzione di Rav Giuseppe Laras
Focus con Vittorio Robiati Bendaud, Rav Alfonso Arbib e Elio Toaff
Modera e dialoga con i relatori Mons. Gianantonio Borgonovo
Ore 16.30 Sala Jarach: Inaugurazione mostra di Diego Ardemagni
Ore 16.45 visita guidata

Memoriale della Shoah, Largo Safra 1
Ore 17.00  proiezione del film intervista di Raphael Tobia Vogel ad Agnes Heller; l’anziana e famosa filosofa ungherese parla a cuore aperto con il giovane regista creando un ponte tra generazioni, tra passato e futuro.
A seguire  “Ponti fuori e dentro di noi”. Dibattito a cura del CDEC. Introduce Laura Boella, docente di Filosofia Morale all’Università Statale di Milano.
Intervengono Haim Baharier, ermeneuta, Liliana Picciotto, storica della Fondazione CDEC.
Coordina gli interventi David Bidussa
Ore 18.45  Haim Baharier tiene una lezione su: “Un ponte chiamato la Mucca Rossa”.
Ore 19.45 chiusura con il coro Mizmorim.

 

 

 

Ne parliamo con Davide Romano, assessore alla Cultura della Comunità.
Come pensi di impostare la Giornata Europea e coinvolgere la Città?
La nostra città vive il dramma umano dei migranti, quotidianamente. Sta ai governi nazionali e certo non a noi definire quali politiche adottare nel merito. A noi come città di Milano e come Comunità ebraica non resta che organizzarci sul territorio per rendere più vivibile la nostra realtà di milanesi e di ebrei. Come Comunità stiamo preparando sempre più iniziative per l’aiuto ai senzatetto, ma nel caso della Giornata Europea potremo dare un contributo alla città in termini culturali e di integrazione.
Abbiamo la fortuna di avere una comunità ebraica ricca di persone provenienti dal mondo islamico, e vogliamo offrire alla città le nostre riflessioni, la nostra storia. Oltre che le nostre esperienze di vita vissuta. Quelle positive come quelle negative, senza infingimenti. Come è giusto che sia. Poiché il nostro obiettivo non sarà dare un quadro roseo, ma neppure cupo: vogliamo solo raccontare la verità, per come l’abbiamo conosciuta. Solo guardando in faccia la realtà e facendone tesoro possono essere adottate politiche di dialogo e integrazione corrette. E questo vale naturalmente per il mondo islamico come per quello cristiano.
Il tema di quest’anno, “Ponti, connessioni, links”, si presta a diverse chiavi di lettura. Quale interpretazione ne dai?
Mai come oggi sono centrali i ponti: non solo tra gli edifici, ma anche tra gli uomini. In una società sempre più individualistica, il ponte può essere un’utile metafora anche contro l’isolamento e la solitudine. La Comunità, tutte le comunità, sono anche questo. Ma penso anche ai ponti culturali come quello – di cui parleremo nella Giornata – costruito da rav Toaff nei confronti della Chiesa Cattolica. Ma lo faremo senza schiacciarne l’immagine – come tanti media hanno fatto – solo su quel pur importante incontro in sinagoga col Papa. Rav Toaff è stato molto altro: un teologo, un ricostruttore, un leader spirituale e morale, un uomo al contempo di carattere ma animato da un’umanità straordinaria. Senza nulla togliere all’importanza epocale data dai media a quanto fatto da Elio Toaff nel campo del dialogo ebraico-cristiano, è doveroso ricordare come sia passata l’immagine poco realistica di un uomo che ha rotto un muro, mentre sarebbe stato più corretto ricordare come sia stata la parte cattolica a infrangerlo, così come fu sempre quella parte a costruirlo. Una verità che va detta anche per riconoscere i giusti meriti al coraggio di Giovanni Paolo II.
Si parlerà poi anche dei ponti che la comunità ebraica italiana ha saputo costruire al proprio interno negli ultimi 70 anni.
Ma anche dei ponti che legavano gli storici ghetti europei alle città, oltre che a ponti come quello di Brooklyn: per tanti ebrei statunitensi attraversarlo per andare a vivere a Manhattan significava il raggiungimento del successo e la realizzazione
del sogno americano, dopo gli incubi vissuti nell’Europa orientale.
Pensi che la Giornata Europea sia una iniziativa un po’ datata o ha ancora un buon potenziale?
Credo sia importante avere una giornata di incontro degli ebrei con la città, sia essa Milano o Torino o Firenze. Esiste una domanda di cultura ebraica cui abbiamo il dovere di dare risposte, per almeno tre motivi: far conoscere lo straordinario patrimonio culturale di cui il nostro popolo è portatore; confrontarci con gli altri in un dialogo che porti a una maggiore conoscenza e quindi ad un arricchimento reciproco; combattere il pregiudizio antisemita che purtroppo è ancora ben presente. Questa stessa Giornata della Cultura ebraica è in fondo sempre stata un ponte, e mi pare che negli anni passati sia stato molto frequentato con soddisfazione da parte di tutti. Non è raro vedere persone che tornano, negli anni, anche solo per rifare la visita guidata alla sinagoga. Significa che stiamo creando ponti solidi. E la storia insegna come il dialogo va avanti solo se viene continuamente nutrito, e per farlo bisogna sempre procedere e conquistare centimetro dopo centimetro spazi di dialogo e di tolleranza. Anche perché, come ricordava il filosofo Edmund Burke: “Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all’azione”.

La città capofila
«La città capofila – dice Roberto Jarach, vicepresidente Ucei – sarà quest’anno Firenze. È la città del premier Renzi e confidiamo in una presenza istituzionale di rilievo, per sottolineare l’importanza dell’evento nel panorama culturale italiano. Il tema? È molto ampio, si presta ad essere trattato e declinato in vari modi. Come Ucei stiamo pensando se dare o meno indicazioni precise alle Comunità per aiutarle a definire un percorso che sia in linea con la tradizione ebraica millenaria che caratterizza il nostro Paese. Sarà importante concentrare l’attenzione su determinati aspetti del tema proposto dalla Aepj, tenendo conto della specificità della situazione italiana e del contesto storico.