di Roberto Zadik
La spietata ferocia nazista riuscì a cancellare non solo milioni di vite, ma anche mondi ebraici come la Comunità ebraica di Salonicco che, per cinque secoli, dalla famosa “Cacciata dalla Spagna” del 1492 fu uno dei più importanti centri dell’ebraismo sefardita.
Sono passati ottant’anni dall’inizio delle deportazioni, da quando, il 15 marzo 1943, partì il primo convoglio verso Auschwitz ed ora il Festival internazionale del documentario di Salonicco intende rendere omaggio alla sua popolazione ebraica con una serie di filmati e approfondimenti riguardo alla Shoah ed alle sue conseguenze sugli ebrei greci.
Secondo il sito Jewish Telegraphic Agency, in un articolo pubblicato il primo marzo e firmato da Elise Morton, l’iniziativa, in corso fino al 12 marzo e giunta alla sua venticinquesima edizione, comprende commoventi omaggi al mondo ebraico locale come Adios Querida (Addio mia cara) dal nome di una celebre canzone ebraica spagnola. Come ricorda Orestis Andreadakis, direttore del festival, “secondo la leggenda veniva cantata dai deportati mentre salivano sui convogli per dare addio ai propri cari”; l’evento comprende anche una serie di convegni e tavole rotonde in presenza e online.
Ma quali saranno i titoli e gli argomenti dei documentari sugli ebrei? Oltre a Adios Querida, ci saranno By-Standing and Standing By che, realizzato nel 2012, racconta la storia, non solo della popolazione ebraica di Salonicco, alla quale il grande cantautore israeliano Yehuda Poliker la cui famiglia proveniva da lì dedicò la struggente canzone Avak ve Afar (Polvere e cenere), ma anche della vicina e assai meno conosciuta comunità ebraica di Katerini. Altro titolo decisamente interessante è Salonicco, la città del silenzio che, diretto nel 2006 dal regista Maurice Amaraggi, ebreo di Salonicco, riunisce immagini della città e testimonianze di sopravvissuti evidenziando, come sottolinea il sito del festival www.filmfestival.gr, lo stimolante “multiculturalismo di questa città che un tempo veniva chiamata” la Gerusalemme dei Balcani”.
Fra i titoli Kisses to my children (Baci ai miei bambini) racconta le storie di cinque ebrei che si salvarono dai massacri, solamente perché rifugiatisi in famiglie cristiane locali, durante l’occupazione nazista della Grecia.
Non si parla solo di ebrei greci; il variegato programma della manifestazione include anche classici sul tema come il monumentale documentario Shoah, diretto nel lontano 1985 dal regista francese Claude Lanzmann scomparso nel 2018, della durata di oltre nove ore ed il film muto Golem, uno dei primi film horror di quell’epoca, che narra le vicende del famoso gigante, creato nel sedicesimo secolo dal Rabbino Judah Loew, uno dei più importanti commentatori biblici di tutti i tempi, noto come il Maharal di Praga, per salvare gli ebrei praghesi dalle violenze antisemite.
La proiezione verrà accompagnata dalle musiche del talentuoso compositore e cineasta greco Vannis Veslemes che eseguirà, dal vivo, una colonna sonora accompagnando in musica le immagini del lungometraggio, diretto nel 1915 da Paul Wegener e Henrik Galeen, primo episodio di una trilogia su questo tema.
Estremamente drammatico, sempre stando al sito della manifestazione, il documentario Gli eroi di Salonicco che, diretto nel 2021 da Tom Barkay, si sofferma sulle sofferenze nei lager, descritte da sei sopravvissuti che raccontano le vicissitudini e le torture da loro subite durante il periodo di internamento nei campi.
Argomento centrale del festival sarà dunque l’ebraismo, in gran parte perduto, della città di Salonicco che, stando all’articolo del JTA, veniva chiamata La madre di Israele, con una popolazione ebraica di oltre cinquantamila persone, mentre, attualmente, ne conta circa mille. Come ha sottolineato il direttore Andreadakis “si tratta di un omaggio estremamente importante perché la Comunità ebraica ha definito la storia di questa città”