Liliana Segre e Emanuele Fiano

“Sempre con me. Le lezioni della Shoah”: il nuovo libro di Emanuele Fiano presentato al Binario 21 di Milano

Eventi

di Pietro Baragiola
Giovedì 16 novembre in occasione dell’iniziativa Book City, Emanuele Fiano ha presentato al Memoriale della Shoah di Milano il suo nuovo libro Sempre con me. Le lezioni della Shoah, pubblicato da Piemme Mondadori lo scorso 7 novembre.

“Non è una cosa insapore per me presentare questo libro in un luogo dal profondo valore storico come il Binario 21” ha dichiarato l’autore, commosso dal privilegio di raccontare la storia della Shoah attraverso gli occhi di suo padre Nedo, sopravvissuto all’Olocausto e venuto a mancare nel dicembre 2020.

Un intreccio di ricordi, memorie e riflessioni in cui le testimonianze dei sopravvissuti, tra cui la senatrice ospite Liliana Segre, portano alla luce le brutalità dei loro carnefici, esplorando l’eterna dicotomia tra umano e disumano.

“Questo libro è il grido di dolore di un figlio” ha affermato Segre che, avendo vissuto in prima persona gli orrori della Shoah, ritiene sia fondamentale ragionare sulle lezioni che ci provengono da quel tragico periodo storico in modo da educare le generazioni di oggi e domani.

L’incontro è stato moderato dalla giornalista del Corriere della Sera Alessia Rastelli e ha avuto tra i suoi ospiti anche il noto conduttore televisivo Fabio Fazio.

L’umano e il disumano

“In questo libro ci sono stati uomini che si sono trasformati in ‘non uomini’”: così Fabio Fazio ha voluto sottolineare la trasformazione dell’umano in disumano e viceversa, descritta più volte nel libro di Fiano.

Questa dicotomia trova la sua personificazione nell’ufficiale delle SS che si reca a parlare con Nedo e, dopo aver scoperto che il prigioniero è di Firenze, lo chiama molto umanamente ‘lieber freund’ (caro amico). “Un aggettivo e un sostantivo che non credevo abitassero in quel luogo infernale dove né l’amicizia né qualunque cosa cara potevano sopravvivere, eppure questo ufficiale lo usa senza esitazione” ha commentato Fazio.

Anche Liliana Segre ha condiviso con il pubblico in sala la sua esperienza diretta della trasformazione di questi aguzzini in persone normali, spiegando come, a soli 13 anni, aveva osservato le responsabili del lager femminile di Birkenau mentre si facevano belle per i loro appuntamenti serali con i fidanzati dopo un’intera giornata trascorsa a torturare le vittime dei campi. “Facevano tutto questo davanti a noi che eravamo semi morte, torturate e ridotte a degli scheletri” ha spiegato Segre.

È su questa incredibile doppiezza che Fiano ha voluto concentrare la sua prima lezione: “non possiamo chiamare questi individui ‘belve’ perché gli animali non hanno alcuna doppiezza e si muovono solo seguendo il loro istinto. È nell’analisi del comportamento umano e nel suo alternarsi tra bene e male che troviamo la vera doppiezza”.

A sostegno di questa spiegazione, Fiano ha raccontato come il comandante del campo di sterminio di Treblinka, Franz Stangl, era solito trascorrere il fine settimana a curare i gerani del suo giardino dopo aver trascorso la notte precedente a contare su un taccuino gli ebrei che aveva fatto bruciare nei forni crematori.

Questa eterna dicotomia però non è portata alla luce solo dagli ufficiali nazisti ma anche dai molti prigionieri che, adattandosi ad un mondo dove l’unica regola è la “non regola”, furono costretti a rubare e a nuocere ai loro amici e vicini pur di sopravvivere.

La libertà di scegliere

Come viene descritto anche nel libro di Fiano, quando gli americani arrivarono a liberare i prigionieri dai campi di sterminio, le guardie naziste abbandonarono i prigionieri e si diedero alla fuga. Liliana ricorda molto bene il momento in cui la sua aguzzina, in preda al panico, buttò i vestiti e la pistola a terra e scappò per paura di essere catturata. “Anche se aveva solo 13 anni sarebbe stato semplicissimo per Liliana raccogliere l’arma da terra e uccidere la sua aguzzina ma invece scelse di non farlo” ha spiegato Fiano. “È questa libertà di scegliere ad essere stata per troppo tempo la grande vittima della Shoah, arrivando a creare un mondo dove le persone erano assoggettate ai regimi totalitari senza poter neanche chiedere il perché di ciò che succedeva”.

L’autore si è soffermato sul fatto che i totalitarismi del nazismo e del fascismo avevano portato all’arresto del percorso evolutivo che, grazie all’illuminismo, alle rivoluzioni industriali e alle innumerevoli scoperte scientifiche, era sempre progredito nei secoli, permettendo all’uomo di porsi continue domande e trovarne le risposte.

“Man mano che conosciamo di più la storia della Shoah ci pare ancora più difficile comprendere il perché di questo male ma questo non vuol dire che dobbiamo interrompere la nostra ricerca perché, come diceva Primo Levi, ‘se comprendere è impossibile, conoscere è necessario’ sempre” ha affermato Fiano.

La lezione della memoria

La senatrice Liliana Segre (foto: Lorenzo Ceva Valla)

“Morirete tutti ma se qualcuno si salverà, tornerà, racconterà ma nessuno gli crederà” era questa la frase che le guardie dei campi di sterminio ripetevano ai loro prigionieri.  Una frase che ad anni di distanza i sopravvissuti come Liliana Segre trovano sempre più veritiera, specialmente in questi giorni in cui l’antisemitismo continua a diffondersi assiduamente tra le nuove generazioni, come se la Shoah non fosse mai avvenuta.

“Purtroppo credo di essere vissuta invano” così ha affermato tristemente la sopravvissuta dell’Olocausto davanti all’autore, ma Fiano sceglie di non farsi abbattere e, anzi, utilizza queste parole come spinta necessaria per spronare le nuove generazioni a sostenere la memoria della Shoah.

“La memoria della Shoah non dev’essere un’entità da venerare ma una lezione da cui imparare costantemente” ha concluso Fiano. “La lezione finale del mio libro è proprio questa: non interrompere mai la nostra ricerca nell’animo umano perché questa storia non è finita e in qualsiasi momento, a qualsiasi latitudine, possiamo aspettarci che il disumano torni di nuovo nella nostra società”.