Tamar Millo: «Il vostro cuore per Gerusalemme»

Eventi

di Ilaria Myr

Grazie alla Jerusalem Foundation, si possono dedicare luoghi o eventi a persone e ricorrenze importanti. Perché sostenere i suoi molti progetti fa crescere la città tanto amata anche in Diaspora

È la culla delle tre grandi religioni monoteistiche, con un patrimonio storico e culturale di valore incommensurabile: Gerusalemme è una città unica al mondo che, nonostante le sue molte complessità politiche e sociali, occupa un posto speciale nel cuore di molti ebrei, anche al di fuori di Israele, che possono contribuire al suo sviluppo e crescita anche a distanza sostenendo i progetti della Jerusalem Foundation. Un compleanno, un anniversario, un matrimonio o un Bar Mitzvà: queste e molte altre sono le occasioni che si possono celebrare “adottando” un luogo, un evento o una delle tante iniziative che la fondazione, nata 52 anni fa, promuove per valorizzare le potenzialità della città e creare nuove opportunità per i giovani che vi vivono (e che in molti, purtroppo, la lasciano per andare a Tel Aviv o in città con più possibilità). La sua mission da sempre è fare diventare Gerusalemme una capitale moderna, tollerante e pluralistica, sempre preservando il suo patrimonio storico e culturale.

«Gerusalemme è una città vicina a tutti – spiega a Bet Magazine Tamar Millo, responsabile della promozione in Italia della Jerusalem Foundation, nonché ex direttrice della Sochnut in Italia negli anni in cui suo marito Yehuda Millo era ambasciatore a Roma -. Per questo può essere bello per gli ebrei della Diaspora ricordare qualcuno o qualcosa con uno dei nostri progetti, che vanno dai 2.500 euro agli oltre 50.000 e che spaziano nei più diversi ambiti: dall’educazione all’arte, alla coesistenza fra le diverse etnie, fino al sostegno alle zone più povere della città. Si può adottare un angolo della città (una panchina, un albero nei Giardini Bloomfield o una fontanella nella Valle delle Gazzelle) oppure, in occasione di un Bar Mitzvà, si può offrire una borsa di studio a un ragazzo israeliano con difficoltà economiche in cambio del suo impegno a operare nella comunità e nei diversi progetti sociali. Oppure, ancora, si possono aiutare le numerose scuole per ragazzi con disabilità. I progetti sono tanti e per tutte le tasche, non c’è che l’imbarazzo della scelta».

Dal 1966, anno in cui fu fondata dal leggendario sindaco di Gerusalemme, Teddy Kollek, ad oggi la Jerusalem Foundation ha promosso oltre 4.000 progetti a beneficio di tutti gli abitanti della città, indifferentemente dalla loro cultura o religione. Una prima area di attività è quella di sostegno alle comunità, con l’adozione dei quartieri più disagiati e con programmi che sostengono le associazioni di volontariato lì operative. Un esempio su tutti è la rete di circoli “Caffè Europa”, che offre opportunità sociali e di assistenza ai sopravvissuti alla Shoah, fra le popolazioni più vulnerabili della città. Qui i sopravvissuti possono usufruire di attività sociali e culturali ed essere assistiti da esperti professionisti che li aiutano ad accedere ai servizi e godere dei diritti, che spettano in generale alla terza età e in particolare alla popolazione dei sopravvissuti. Inoltre, per coloro che sono costretti a casa, un “Caffè sulle Ruote” mobile offre computer, una biblioteca e visite di volontari multilingue qualificati. «In città ci sono 8 circoli e per ognuno la spesa annua è di 15.000 euro, ma è possibile contribuire con un’offerta minima di 2.500 – spiega Millo -. Dato l’importante ruolo che svolgono per questa fascia debole della società, è di primaria importanza poterli finanziare». Molto intenso è anche l’impegno in ambito culturale, con il sostegno di arte, musica, cinema e teatro, incoraggiando e formando il talento artistico del domani affinché le giovani generazioni scelgano di restare a Gerusalemme. Importanti anche le attività mirate alla coesistenza pacifica fra la popolazione ebraica e araba, con programmi che favoriscono comprensione, dialogo e serena coesistenza. Infine, per rafforzare la resilienza sociale ed economica e ridurre i divari sociali, la Fondazione si impegna nello sviluppo della forza lavoro, nella crescita delle piccole imprese e nella costruzione di comunità coese in grado di far rimanere le giovani famiglie, oltre a favorire l’inserimento della popolazione ultraortodossa nel mondo del lavoro, attraverso corsi di formazione e programmi educativi.
«A gennaio abbiamo fatto venire in Italia un ragazzo arabo-israeliano che aveva vinto una gara di rigori, nell’ambito di un’attività interculturale sviluppata in occasione dei Mondiali di calcio in Russia da un’associazione della città – racconta Tamar Millo -. Come premio, è venuto a Torino (uscendo per la prima volta da Israele) con il padre, per assistere a una partita della Juventus. Un sogno che è diventato realtà».

Jerusalem Foundation
Grazie alla Jerusalem Foundation, si possono dedicare luoghi o eventi a persone e ricorrenze importanti. Perché sostenere i suoi molti progetti fa crescere la città tanto amata anche in Diaspora
Info e donazioni: tamarm@jfjlm.org