Alberto Milazzo nel suo intervento su Leonard Bernstein e George Gershwin

Trionfale esibizione dedicata al Musical con l’omaggio al centenario dalla nascita del geniale Bernstein e riferimenti al suo ispiratore Gershwin

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di Roberto Zadik
Musica, aneddoti, risate hanno aperto il pomeriggio della Giornata della Cultura Ebraica, che si è svolto al Museo della Scienza e della Tecnologia “Leonardo Da Vinci”.  Infatti la parte sul Musical prevista dal  programma è stata dedicata a due giganti della musica contemporanea come Leonard Bernstein compositore e geniale direttore d’orchestra del quale ricorre il centenario della nascita e il suo collega e correligionario George Gershwin, entrambi ebrei americani di origini russe. Introdotto da Davide Romano, segretario Adi, Associazione Amici di Israele e direttore del Museo della Brigata Ebraica e dai saluti del co-presidente Raffaele Besso e organizzato dalla Comunità ebraica, da Keren Goldberg della Segreteria Generale in collaborazione con Bene Akiva e Hashomer, è stato un pomeriggio decisamente movimentato aperto in grande stile  da questa iniziativa. Si è trattato  di uno spettacolo monologo molto originale e  dedicato a una leggenda della musica come Bernstein da parte dei due artisti Alberto Milazzo e Eleonora Zullo, che, suddiviso in tre parti, ha analizzato prima Bernstein e poi Gershwin, che esercitò su di lui grande ispirazione e entrambi costituirono decisivi punti di incontro fra Classica e Jazz nel Nuovo Continente.

Intervallato da divertenti battute e barzellette, Milazzo – musicista dotato di una voce splendida, drammaturgo e regista di spettacoli – nel suo monologo ha raccontato vita e opere di Bernstein cantando sue celebri canzoni come Maria dal suo musical più conosciuto West Side Story, che divenne film del 1961 diretto da Robert Wise, accennando anche a Gershwin in un doppio tributo alla grande musica ebraica contemporanea. Una lunga e gloriosa carriera quella di questo genio musicale in cui egli è stato compositore, eccezionale pianista e acclamato direttore d’Orchestra di autorevoli orchestre come la New York e la Israeli Philarmonic Orchestra.

Figlio di una famiglia ebraica ucraina e di due genitori che lavoravano nel campo delle forniture per parrucchieri, ben presto il piccolo Leonard comprese la sua vera vocazione, quella per la musica iniziando a suonare il pianoforte. Durante lo spettacolo Milazzo, alternando virtuosismi vocali e narrazione, ne ricostruisce non solo la vita, ma anche la personalità complessa, spiritosa e affascinante. Musicista completo, amante dei divertimenti, racconta di una notte “di bagordi poco prima di un importante concerto”, Bernstein fu sempre molto legato alla madre e alla sua presenza imponente come avveniva in molte vecchie famiglie con le celebri Yiddish Mame. Fra ironia e parentesi l’intrattenitore ha narrato  di quando egli si lamentava col suo rabbino che “alla mamma non piaceva nessuna delle donne che portavo in casa”, oppure di quando assillato dalla fama fingeva di non essere lui anche col postino che voleva consegnarli la corrispondenza.

Nato in un ambiente osservante, egli si dedicò sempre di più alla musica, affascinato dal talento di Gershwin e esponente di quella generazione che, come ha ricordato Romano, da Jerry Lewis a Mel Brooks, allo stesso Jacob Gerschovitz (vero nome di Gershwin), tendeva ad americanizzarsi, a camuffare perfino il proprio cognome perché, come ha messo in luce Davide Romano, “a quel tempo non si respirava in America un clima molto favorevole per gli ebrei”.

In omaggio a Gershwin

A proposito del compositore di Un americano a Parigi invece Milazzo, accompagnato da una straordinaria pianista e clarinettista gli ha reso omaggio ricordandone non solo l’influsso determinante su Bernstein che ne diresse diverse opere ma interpretandone classici immortali. Primo fra tutti Summertime, portata al successo  in versione jazz da Louis Armstrong e Ella Fitzgerald e cantato in una celebre riadattamento rock anche da Janis Joplin; il brano è tratto dal musical Porgy and Bess che aveva come protagonisti “tutti personaggi di colore” come ha ricordato l’intrattenitore siciliano dimostrando quanto egli fosse versatile, interessato a varie culture e aperto al mondo che lo circondava. Successivamente sono state eseguite anche le musiche di altre due opere famose come  “Un americano a Parigi e “Rapsodia in blu” suonate con grande intensità dalla pianista e dalla clarinettista e molto apprezzate dal pubblico della sala piena.

Bernstein e Gershwin a confronto una serie di storie e di virtuosismi, di momenti spassosi e di riflessioni artistiche. Musicisti che seppero adattarsi alla scena americana, mischiando Classica, che come ha rievocato Milazzo, “stava passando di moda” al jazz e pop e immergendosi nella scena artistica della “nuova Terra Promessa” che ara la New York del tempo unendo la cultura yiddish e quella locale. Ad esempio West Side Story in origine si chiamava East Side Story e parlava di ebrei russi fuggiti dalle persecuzioni.