Il gruppo dell'Aepj a Clermont-Ferrand

Una comunità di frontiera, nel cuore dell’Alvernia

Eventi

di Annie Sacerdoti
La Giornata europea della cultura ebraica, celebrata domenica 15 settembre anche in tutta Italia, ha visto una prima importante inaugurazione il 1° settembre nella francese Clermont-Ferrand, in Alvernia. Qui l’AEPJ, l’organizzazione europea che ha lanciato l’evento e attualmente lo coordina, ha celebrato il ventennale della Giornata alla presenza di un ospite d’eccezione, il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia, volato appositamente da Parigi.

Un momento atteso dalla piccola Comunità francese, situata nel cuore del Massiccio Centrale: una posizione chiave fin dalla antichità anche per gli ebrei. Piccoli gruppi ebraici, infatti, al seguito delle legioni romane si installarono a Marsiglia e poi risalirono lungo la valle del Reno fermandosi in Alvernia, nell’area di Clermont (con Montferrand la città si unì solo successivamente). Questa città si è quindi trovata ad essere nei secoli un punto di crocevia verso il nord Europa. Qui, in periodi diversi e discontinui, si formò un nucleo ebraico. Come spesso avviene, la storia ebraica si ricostruisce dalle notizie di espulsioni più che dagli arrivi. 

Ingresso della sinagoga di Clermont-Ferrand
Ingresso della sinagoga di Clermont-Ferrand

La presenza ebraica a Clermont-Ferrand

La prima notizia è del 576: gli ebrei lasciarono Clermont perché la loro sinagoga era stata distrutta. Un antico documento, il primo che parli della presenza di una sinagoga in Francia, ne descrive la tragedia.

La seconda presenza, che daterebbe tra il XIII e XIV secolo, finì con  l’espulsione. Anche in questo caso sono i documenti che parlano: la più antica ketubah ritrovata in Francia, datata 1319, è della città di Riom, a pochi chilometri da Clermont. Recentemente, infine, una necropoli ebraica medievale è stata ritrovata sempre nella zona, a Ennezat.

Ma le cronache dicono che tra il 1394 e il 1789 gli ebrei furono tollerati nella regione. Nel 1780 il notabile Israel Wael, di origine alsaziana, commerciava in seta, prodotto notoriamente molto diffuso in tutta l’area, in particolare a Lione. L’emancipazione arrivò nel 1791.

La demografia ricorda una comunità sempre esigua: 46 membri nel 1808, 80 nel 1840 e poco più di un centinaio nel 1872. “Non poco, fa però notare Dominique Jarasse, il più importante storico dell’ebraismo francese, se si raffronta con le altre province francesi dove gli ebrei non erano accettati”.

Dal 1808 la Comunità fu ufficialmente riconosciuta, secondo la nuova organizzazione napoleonica dell’ebraismo francese. Fu unita al Consistoire di Bordeaux e poi, nel 1870, a quello di Lione da cui dipende tuttora. Clermont era la sola città nel raggio di 50 chilometri ad avere una sinagoga.

La piccola sinagoga di via des Quatre-Passeports, nell’odierno quartiere della Fontgiève (il nome deriva da “fontana degli ebrei”), fu inaugurata il 20 marzo 1862. La Seconda guerra mondiale sconvolse e decimò la Comunità anche se la città e la regione accolsero e nascosero gli ebrei, molti dei quali erano arrivati da altre zone della Francia occupata sperando di trovare, in questa area così defilata, la salvezza. Non fu così. L’Alvernia fu comunque terra di accoglienza e in questi anni sono state offerte molte medaglie di Giusti (5 da Yad Vashem nel 1997), più che in qualunque altra regione francese.

La comunità ebraica oggi

A partire dal 1950 la Comunità si riformò grazie all’arrivo di gruppi askenaziti e di ebrei provenienti dal Nord Africa. Oggi vivono a Clermont-Ferrand 150 famiglie. L’edificio della sinagoga, dove si è svolta il 1° settembre la cerimonia di apertura della Giornata europea della cultura ebraica, ha ripreso la sua funzione di centro ebraico solo nel 1990 quando la Comunità riuscì a ricomprarlo, grazie ad Edmond Safra, che la dedicò a suo padre Jacob. Il palazzo era disastrato e ci vollero 10 anni di lavori per ridargli vita.

La scelta di celebrare a Clermont-Ferrand i 20 anni della Giornata europea non è stata casuale. Rappresenta la vitalità di Comunità in un’area quasi di “frontiera”, circondata da una vegetazione ricchissima anche grazie ai suoi vulcani (oggi quiescenti) che hanno, tra l’altro, fornito alla città quelle pietre nere vulcaniche con le quali sono stati costruiti i suoi monumenti, non ultimo il portale della sinagoga Beit Yacov.

La AEPJ era presente con tutto il suo gruppo dirigente: Francois Moyse, Assumpcio Hosta, Annie Sacerdoti, Claude Bloch e Thierry Koch (insieme nella foto). Ma tutte le autorità civili hanno voluto essere partecipi, dalla Prefetto che ha accolto gli ospiti nei saloni della Prefettura, al Sindaco Olivier Bianchi che ha offerto un concerto in Municipio, al Sindaco della limitrofa Chamalières, Louis Giscard d’Estaing (figlio del noto ministro francese, ricordato da tutti i presenti), che ha aperto la sala di conferenze “Simone Veil” per una seguitissima conferenza.