di Michael Soncin
“Il grande successo di Israele per l’alto numero dei soggetti vaccinati in brevissimo tempo è un fatto che non dev’esser dato per scontato”. Parole di Nadav Davidovitch, epidemiologo, direttore del dipartimento di salute pubblica presso la Ben Gurion University del Negev, guest-star della conferenza intitolata “La success story di Israele”, organizzata mercoledì 20 gennaio dall’Associazione degli Amici della Ben Gurion University in Italia e Ticino, con il patrocinio della Comunità Ebraica di Milano (CEM), dell’Associazione Italia Israele di Milano, della Fondazione Goren-Monti-Ferrari di Lugano e del Corriere del Ticino.
Hanno partecipato all’evento Andrea Jarach della Cem, editore di Proedi; Micaela Goren Monti della Fondazione Goren-Monti-Ferrari; Boas Erez, rettore dell’Università della Svizzera Italiana (USI); Emiliano Albanese, direttore del dipartimento di salute pubblica dell’USI; Daniel Chamovitz, presidente della Ben Gurion University (BGU).
Nadav Davidovitch, epidemiologo, vero e proprio esperto nell’organizzare e dirigere le vaccinazioni non a livello del singolo individuo ma bensì dell’intera popolazione, è nelle ultime settimane al centro dell’attenzione dei principali canali di comunicazione internazionali, dove tutti sono curiosi di conoscere i dettagli dei progressi del miracolo israeliano; recentemente è stato intervistato anche dalla Rai.
Il futuro della medicina si riflette nel valore dato alla ricerca
L’importanza che un paese attribuisce alla ricerca ha importanti ricadute nel tessuto sociale. Israele, laboratorio vivente, ne è la dimostrazione. “La Ben Gurion University è una delle principali università al mondo, abbraccia tutti i campi dello scibile umano ed è particolarmente nota per la ricerca in moltissimi settori, come quello della medicina e della cyber security”, ha affermato Andrea Jarach.
In cosa consiste la vaccinazione?
“La vaccinazione – spiega il professor Albanese – è l’inoculazione di una sostanza nel nostro corpo, allo scopo stimolare la risposta anticorpale, cioè la risposta immunitaria necessaria a difendere l’organismo dal vero patogeno”. Albanese ha inoltre esplicato le due funzioni principali del vaccino: la prima riguarda la protezione individuale, perché la persona vaccinata, quando incontra il virus è presumibilmente protetta dall’ammalarsi; la seconda è di protezione collettiva, in quanto si estende all’intera popolazione, compresi coloro che non vengono vaccinati. “Israele è riuscito a vaccinare una proporzione della popolazione talmente alta che non può essere confrontabile con nessun altro paese al mondo”, ha ribadito l’epidemiologo, specificando che si tratta di un successo che sta nei numeri. Cifre in continua crescita, per cui i dati del giorno prima, appartengono verosimilmente, al lontano passato. In media ogni giorno sono vaccinate circa 150,000 persone.
Dal primo centro di vaccinazione nel 1913, agli addestramenti contro il terrorismo biologico
“Siamo il primo paese al mondo per numero di vaccinati. Si tratta di un incredibile risultato, in particolare, essendo nel mezzo di una prolungata crisi politica. La storia del successo – fatto non ovvio – ha molteplici cause e merita una spiegazione, che potrebbe forse illuminare anche altri gli paesi che stanno lottando per vaccinarsi”, ha detto Davidovitch.
L’esperto racconta che il primo centro di vaccinazione fu fondato a Gerusalemme nel 1913, i vaccini erano quindi un punto di forza risalente molti anni prima della fondazione stessa della nazione.
Un altro aspetto messo in chiaro riguarda la continua prontezza per le emergenze di ogni natura, fatte attraverso simulazioni nell’esercito con finti allarmi e addestramenti contro il terrorismo biologico o l’avvento di una possibile pandemia che comprende nel programma anche la vaccinazione di massa. Sia Albanese sia Davidovitch hanno sottolineato che Israele è l’unico paese al mondo che grazie ai numerosi stress test fatti nel passato, ha un’esperienza la cui scala di prova abbraccia tutta la popolazione.
Dal punto di vista organizzativo, in tutte le località israeliane, per essere vaccinati contro coronavirus è possibile prenotare il proprio turno, anche attraverso lo smartphone, invece gli anziani e i soggetti a rischio sono direttamente contattati dal personale medico. Ci sono centri in tutto il paese ed il segreto è la combinazione di tutti questi elementi.
Debellare le fake news informando i cittadini
Il merito del successo è dovuto anche all’impegno da parte della popolazione nel sottoporsi alla vaccinazione. Come riporta Davidovitch, la diffidenza verso i vaccini è marginale. Il ministero della salute, assieme all’associazione medica israeliana e a diverse istituzioni, ha collaborato nell’informare i cittadini più dubbiosi, che rappresentano circa il 20% della popolazione. “È importante che tutti siano vaccinati, ci sono ancora delle sfide da superare per Israele, una è costruire la fiducia con la comunità araba, dove la percentuale dei vaccinati è più bassa”.
Israele ora si trova nella fase 4, un momento cruciale per studiare molteplici aspetti, tra i quali verificare se si raggiungerà l’immunità di gregge.
“Sappiamo che il 6,6% di quelli che avevano ricevuto una prima dose, sono positivi e significa che una soltanto non è abbastanza, e che è necessario fare la seconda dose e attendere un’altra settimana. Abbiamo visto che dopo la seconda iniezione, gli anticorpi diventano tra le 6 volte e le 20 volte più alti, rispetto alla prima”.
“Il vaccino è stato scelto in base alla sua immediata disponibilità, ed i primi sono della case Pfizer e Moderna, che usano una tecnologia pressoché identica e innovativa anche se non nuova”, ha sottolineato Albanese.
“Lo studio di fase 4 – puntualizza l’epidemiologo Davidovitch – non rientra nelle tempistiche di sperimentazione ma è uno studio di sorveglianza, perché quando usiamo un farmaco o un vaccino su dei numeri molto ampi e non piccoli riguardanti gli studi sperimentali, possiamo trovare degli effetti avversi rari, come succede di norma per tutti i farmaci. Questo vaccino è nuovo, quindi la fase 4 è importante non solo per la sicurezza ma anche per l’efficacia. Molte risposte verranno da Israele perché è il primo paese che potrà dare dei dati osservazionali, sul comportamento del vaccino”. Entro marzo 2021 si prevede di completare l’intera campagna vaccinale.