GECE 2024: il pregiudizio sulle “lobby ebraiche” e il mito dell’ebreo ricco nell’avventurosa saga dei Rothschild

di Roberto Zadik 
Sono tempi bui in cui dilagano stereotipi e antiche accuse antisemite e proprio per questo, seguendo il  filo conduttore della famiglia ebraica al centro della Giornata europea della cultura ebraica 2024, si è tenuto l’interessante incontro Una grande famiglia ebraica, i Rothschild fra storia e mito.
Nella sua  introduzione, il giornalista di Bet Magazine Michael Soncin ha annunciato l’assenza dello storico scozzese Nial Ferguson, in viaggio a Kiev e impossibilitato al collegamento previsto, autore della imponente biografia sulla famiglia Rothschild, The house of Rothschild (La casa di Rothschild),  ispiratrice dell’iniziativa. Soncin ha trasmesso al pubblico il messaggio dello storico che si dice “onorato per l’invito ricevuto” e auspica che i relatori  possano offrire spunti stimolanti  per approfondire il tema e arricchire la conoscenza su questo argomento che è  stato oggetto di una sua appassionata ricerca, già  vent’anni fa, visto che la storia di questa importante famiglia si è  intrecciata con quella del Continente.
Soncin ha evidenzato che il titolo dell’iniziativa “tra storia e mito:” che collega il mito e i Rothschild, non è affatto casuale perché  questa famiglia, come ha puntualizzato, è stata oggetto delle peggiori teorie antisemite. Subito dopo egli ha presentato i due relatori Niram Ferretti, scrittore, saggista esperto del conflitto arabo- israeliano, direttore della testata L’Informale e direttore editoriale della collana Ricerche sull’antisemitismo e antisionismo  della casa editrice Belforte, e Yehoshua Bubola Levy de Rothschild, medico impegnato nel management farmaceutico in Danimarca e presidente della Fondazione Elisabeth de Rotschild.
Tutto è cominciato dalla riflessione di Ferretti sullo stretto legame fra l’antisemitismo europeo e la storia di questa famiglia poiché  “sono stati, nei duecento anni della loro storia, sinonimo in senso spregiativo di ebreo”.  Ma qual è stata la storia di questa famiglia e come mai proprio essa ha rappresentato fin dalle sue origini un sinonimo di “potere ebraico occulto” come lo ha definito lo studioso? Citando la famosa rivista satirica francese Le Rire, Il Ridere, pubblicata dal 1894 al 1971, Ferretti ha mostrato la sua inquietante copertina che ritrae un anziano,  che rappresenta un Rothschild , con il mondo fra le mani e una corona col vitello d’oro in testa.
Lo studioso ha ricordato come i Rothschild per molti rappresentassero proprio questa visione complottista . “Il nome Rothschild – ha detto – è evocativo, sinonimo di denaro, di potere”, e di influenza occulta ricordando che “questa famiglia ha origine a Francoforte, nel Sedicesimo secolo, e la sua fortuna  iniziò a formarsi attraverso la gestione delle Finanze di Guglielmo Primo d’Assia l’ultimo dei figli di Federico II”. Come ha rievocato, nel suo intervento, a iniziare l’attività di gestori finanziari dei reali tedeschi, fu il capostipite della famiglia, Meyer Amschel Rothschild che cominciò la sua carriera di banchiere entrando nelle grazie di Guglielmo Primo, governatore d’Assia, ultimo dei figli di Federico II, come “ebreo di corte” titolo non dispregiativo, ben preciso, che faceva riferimento a quegli ebrei che potevano prestare denaro ai reali, cosicché  gli altri non si “sporcassero” le mani con un’attività ritenuta disonorevole.
Con l’arrivo della Rivoluzione Francese la famiglia Rothschild ebbe la gestione dei capitali veri e propri che, attraverso la Gran Bretagna, arrivavano in Assia. Questa parte della Germania forniva soldati mercenari agli Stati europei e, grazie ai Rothschild, i suoi reali si arricchirono e,  come ha ricordato Ferretti, ” i Rothschild vennero subito associati alla guerra e divennero molto ricchi soprattutto durante le campagne napoleoniche”.  Successivamente Ferretti si è interrogato sulla reputazione negativa dei Rothschild nei secoli, ribadendo il ruolo fondamentale in questo senso di testi terribili come i Protocolli dei Savi di Sion,  caposaldo dell’antisemitismo moderno, “confezionato all’inizio del Novecento e impaginato dalla polizia segreta zarista, in cui veniva raccontato che gli  oligarchi ebrei si radunavano per esporre le loro teorie finalizzate a dominare il mondo”. Altro testo di riferimento per comprendere l’ostilità antiebraica contro i Rothschild, è il misterioso pamphlet di un autore, che si firma Satan, uscito nel 1846, nel quale si muovono infamanti accuse contro questa famiglia, come il fatto che Nathan Rothschild “conoscesse anticipatamente l’esito della battaglia di Waterloo guadagnandoci somme notevoli in borsa” e che suo fratello James “fosse  responsabile di un incidente ferroviario verificatosi a Parigi perché egli aveva risparmiato sulla manutenzione dei binari provocando un disastro con numerosi morti”. Questa opera fu un enorme successo e venne seguita da un’infinita serie di accuse nei secoli che, come ha ricordato Ferretti  “associarono a questa famiglia tratti spregevoli come astuzia, manipolazione e cinismo”.
Nella sua approfondita analisi, egli ha citato il volume Jewish space laser del giornalista americano Mike Rothschild, non imparentato con la famiglia  in questione, del 2023, che raccoglie  l’insieme delle teorie cospirazioniste sui Rothschild, dalle più plausibili a quelle più folli come quando una parlamentare in California accusò un membro di questa famiglia dello scoppio di svariati incendi nelle foreste di quello Stato. Per Ferretti dunque permangono nei secoli accuse cospirazioniste non solo ai Rothschild ma contro gli ebrei in generale, seguendo il principio che ci sia un “gruppo che genera e produce determinati eventi”.
Ma chi erano i Rothschild nei secoli e in che modo si sono sviluppati in Europa? Riguardo a questo tema, si è soffermato con una efficace presentazione, concentrata in una dozzina di slides, Yehoshua Bubola Levy de Rothschild che ha ricostruito la storia della sua famiglia. Discendente non solo dei Rothschild ma bisnipote di Mimì Franchetti, figlia di Alberto Franchetti che era amico di ingegni come Verdi e Mascagni, egli ha illustrato  le sue prestigiose parentele con una serie di fotografie e ricordi d’epoca, ricordando l’unione delle due famiglie, Rothschild e Franchetti e i matrimoni fra cugini che permisero la loro sopravvivenza per “endogamia”.
Ricordando i ben quindici matrimoni fra consanguinei, egli ha evocato una serie di nomi prestigiosi, come Sarah Luisa Von Rothschild sposa del  barone Raimondo Franchetti e le varie residenze sontuose in cui essi vissero, fra cui Palazzo Cavalli Franchetti a Venezia.  “Oggi sono stato invitato qui non solo come discendente della famiglia, ma come presidente della Fondazione Elisabeth de Rothschild che ha sede a Casale Monferrato” sottolineando una serie di curiosità inedite e di aneddoti.
Una riscoperta della famiglia Rothschild che si dedicava alla beneficenza e alla filantropia; l’ultima grande donazione sarà nel 1935 effettuata dal barone Edmond che donerà opere di grande importanza, aiutando una serie di musei e fondazioni. Fra i ricordi di Yehoshua Bubola Levy de Rothschild, alcuni cenni sulle origini della dinastia, che nacque nella Seconda metà del Cinquecento,  nel Ghetto di Francoforte, la Juden Gasse una via molto stretta composta da piccole case bifamigliari. Il loro cognome deriva dal fatto che vivessero in una casa segnata di rosso e a questa famiglia venne attribuito il titolo “Zum Roten Schild” (in italiano sotto lo scudo rosso) da cui derivò il nome di famiglia che verrà mantenuto nei secoli. Nel suo discorso ha poi illustrato i significati di una serie di insegne e ricordato i valori della famiglia che puntò sempre, come recita il cartiglio sulla loro effige,  su “Concordia, industria e integrità” dando sempre garanzia di serietà e operosità al potere dei vari regnanti e alle industrie con cui lavorò . “Molto legati agli Asburgo – come ha sottolineato nel suo resoconto – il periodo d’oro della famiglia fu fra il Congresso di Vienna del 1815 e i moti rivoluzionari del 1848, arrivando nel 1821 a dare finanziamenti perfino al Papa contro i moti rivoluzionari che cercavano di spodestare le monarchie”. In conclusione, il giornalista Klaus Davi ha elogiato questo “importantissimo contributo perché su questa famiglia si disegna il percepito negativo dell’ebraismo innestando i peggiori  luoghi comuni”.