GECE 2024. La famiglia ebraica tra Arte e Torà

di Alfonso Sassun e Riccardo Sorani

L’intervento toccherà il tema del rapporto padre e figli nell’ambito della famiglia ebraica. In particolare verrà affrontato il rapporto che i patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe avevano con i propri figli. Spesso questo rapporto viene vissuto in maniera conflittuale da parte di alcuni dei figli che si vedono trascurati o non amati e non considerati da parte del padre in particolare. Succede con Abramo e il figlio Ismaele, con Isacco con Esaù e Giacobbe e infine con Giacobbe e i fratelli di Yosef e Binyamin. La percezione da parte dei figli “trascurati” è quella che il padre abbia maggiore considerazione dell’altro o degli altri fratelli, il che generava gelosie, invidie tra i fratelli e nel caso di Giacobbe con Yosef anche la vendita dello stesso in Egitto con tutto quello che poi ciò ha significato. In questo scenario già di suo complesso si innesca sempre il rapporto con le mogli / madri creando così una dinamica famigliare in qualche modo attuale.

La conflittualità tra fratelli nasce nella Torà da lontano. Caino ed Abele ne sono l’esempio più eclatante. Allo stesso modo il rapporto padri – figli ha inizio sin da Noè che maledice il figlio Cham indicandolo schiavo dei suoi fratelli Shem e Iafet, che invece vengono benedetti quando Noè viene a sapere che mentre era ubriaco il figlio Cham lo aveva deriso in quanto nudo mentre i suoi fratelli avevano portato rispetto, coprendo le nudità del padre. Più sfumati sono invece i rapporti tra Mosè ed i suoi figli e tra Aronne ed i suoi 4 figli. Di questi ultimi, che pur ricoprono un ruolo importante nel dispiegarsi delle parashiot, due (Nadav ed Avihù) non seguono il comandamento divino e muoiono proprio nel giorno dell’inaugurazione del Mishkan (tabernacolo).

In questo scenario le opere artistiche selezionate ci permettono di approfondire la tematica sopra descritta evidenziando, come già in passato, l’interpretazione dell’artista del passaggio della Torà andando alla ricerca dei commenti o dei midrashim su cui le opere si basano.

Immagine in alto:  Isacco benedice Jakov, di Gerrit Willemsz Horst (1638).