GECE 2024: l’archivio della vita, i filmati della presenza ebraica in Italia a cura del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea

di Ludovica Iacovacci

La Giornata Europea della Cultura Ebraica si conclude al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, nella sede del CDEC presso il Memoriale della Shoah, Luogo della Memoria dove ebbe inizio l’orrore della catastrofe per il popolo ebraico nel capoluogo lombardo.

L’incontro è intitolato “Scene di famiglia, la vita e i luoghi attraverso i filmati privati” tenutosi con la partecipazione di Daniela Scala e Gadi Luzzatto Voghera a cura del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC).

“C’è un ricco archivio di filmati di famiglie ebraiche in giro per l’Italia. Ultimamente anche la fondazione di Milano ha lanciato questo tipo di iniziativa, raccogliendo materiale di ricordi di famiglie. Quelle ebraiche italiane hanno abitato determinati posti per un periodo di tempo molto lungo. Abbiamo ricevuto materiale antecedente alle guerre mondiali, sono documenti storici veri e propri. Il nostro archivio per motivi storici è fondato sulla storia delle persone, siamo pieni di cosiddette ‘schede perse’ e abbiamo anche un grande archivio di fotografie. È bello dare dei nomi a singoli fotogrammi, questo ci aiuta in maniera importante a realizzare connessioni necessarie per gli studiosi. Noi non vogliamo rappresentare la parte della morte, della deportazione, della persecuzione: siamo l’archivio che testimonia la presenza ebraica in Italia negli ultimi due secoli, vogliamo rappresentare la vita” apre l’intervento Gadi Luzzatto Voghera.

“L’idea è quella di ritrovarci in famiglia, proprio come il tema di queste giornate della cultura ebraica, – dice Daniela Scala. – La nostra volontà è quella di ricreare un momento familiare come avveniva un tempo quando venivano sviluppati i filmini e venivano mostrati ad amici e parenti. Abbiamo raccolto 1000 filmati per circa 200 ore e per stasera ne abbiamo selezionati alcuni. Abbiamo attuato dei processi di salvaguardia grazie al Laboratorio di Ivrea affinché queste fonti restassero memoria di tutti, addirittura per chi studia l’evoluzione dei paesaggi. Il dato temporale raccolto finora è di 70 anni, dal 1923 al 1993. Lanciamo una richiesta: chi abbia filmati della comunità ebraica si rivolga a noi”.

Elena Testa, responsabile dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea, ha dato delle linee guida riguardo alla salvaguardia dei filmati attuata: “Appoggiarsi al cinema di famiglia non è come occuparsi di altro materiale, c’è qualcosa di anomalo: si crea un rapporto con l’archivio e con il suo lavoro. Questa è stata una bellissima collaborazione. Le persone hanno donato il materiale al CDEC e tutto questo è stato possibile. La pellicola verrà pulita meccanicamente prima di farla passare alla digitalizzazione, per poi essere adattata al formato. Dopodiché si passerà al lavoro di riconoscimento delle persone, in cui la famiglia è indispensabile. Riguardo ai filmini, non si sa cosa ci sia dentro, si scopre solo all’ultimo e il contenuto è incerto. Le fotografie sono emozionanti ma le immagini in movimento donano un altro tipo di emozione. Parliamo di materiali da non utilizzare con leggerezza. Si è cercato di dare una vita nuova a questi frammenti, che venivano commentati ad alta voce. Questi materiali sono importanti nell’insieme”.

Daniela Scala inizia a mostrare i filmati al pubblico presente in sala e a commentarli.

 

La famiglia Jona a Venezia

Il primo filmato ritrae la famiglia Jona ed è ambientato a Santa Maria Formosa, a Venezia. Renato e Roberto sono i nomi dei due bambini piccoli che escono dal portone di casa con la madre, insieme alla bisnonna Giulia Bondì e al resto della famiglia. Si stanno dirigendo verso Piazza San Marco. Daniela Scala fa notare il senso di spensieratezza che emerge dai filmati e sottolinea come questo sia un momento particolare poiché Salvatore Jona, il padre, sta comprando il becchime da dare ai piccioni. È il 1940. Nove mesi dopo Giulia Bondì morirà all’età di 88 anni e così anche Ruggero Pardo, medico oculista della Prima Guerra Mondiale, il signore raffigurato sulla destra.

La scuola ebraica di Milano in via Eupili: dai piccoli vigili agli autobus per favorire la partecipazione

Successivamente vengono mostrati i filmati della scuola ebraica di Milano, in via Eupili. Siamo nel 1955, nel secondo dopoguerra. C’è una comunità che rinasce, che risorge: le persone sono riunite intorno ai professori e agli studenti, i piccoli alunni battono le mani. Si vede Rav Ermanno Friedenthal, Rabbino Capo della Comunità, e Giuseppe Ottolenghi, Presidente della Comunità. In un altro filmato, in via Mario Pagano e via Eupili, ci sono alcuni bambini e adolescenti che sembrano dirigere il traffico con alcune palette. Si tratta di progetti di educazione civica per formare i ragazzi.

Un altro filmato mostra la scuola ebraica di via Eupili. A causa delle centinaia di bambini che la frequentavano, la struttura non riuscì più a sostenere così grandi numeri. Si pensò alla costruzione di un altro edificio, quello ancora presente in via Sally Mayer. È il 1961 e la nuova scuola ebraica prende vita. I filmati di un tempo mostrano la presenza di un murale. Un frammento raffigura Rav David Schaumann, preside della scuola ebraica. Già nel 1965 la scuola vantava l’utilizzo attivo di 6 autobus: si voleva facilitare il raggiungimento dell’istituto affinché tutti gli studenti di Milano potessero frequentare la scuola ebraica.

 

L’allunaggio della famiglia Vitale

Un filmato mostra la famiglia Vitale nel luglio del 1969. Si è da poco visto in mondovisione uno dei momenti più incredibili: l’allunaggio. Dai componenti della suddetta famiglia viene ricostruita la scena in una casa vicino Cervinia, il tutto prodotto da Marcello Vitale. Nella scena si vede ragazzo che scende molto lentamente tramite una scala appoggiata ad una finestra aperta, imitando la discesa sul suolo lunare da parte degli astronauti. Sulla testa ha una scatola di cartone e sulle spalle porta un grande zaino, rettangolare, ricordando spiritosamente l’abbigliamento di Buzz Aldrin e Neil Armstrong.

 

Frammenti religiosi

Inoltre alcuni frammenti ritraggono brevemente anche alcuni momenti religiosi, come quelli appartenenti alla famiglia Zeller. Siamo nel 1955-1956. La comunità aveva vissuto il suo primo centenario. Si vede anche Irene Lopez durante il suo primo giorno di scuola, in via Eupili, mentre viene ripresa dal fratello Fabio che è in sala: “Eh sì, quello sono proprio io”, commenta ridendo.

Infine ci sono altre scene, all’interno del Tempio di Torino, negli anni Settanta. Si vedono bambine vestite di bianco. Si tratta della famiglia Jona, una famiglia che mischierà l’ebraismo con la conversione al cattolicesimo della figlia di Salvatore Jona che si sposerà con Luigi Vistoso.

 

In conclusione, vengono mostrate scene di matrimonio di famiglie ebraiche. Il CDEC conserva molto materiale fotografico. “Capite adesso quanto è importante avere un continuo contributo da parte di chi conosce queste persone. È importantissimo che questi documenti parlino e possono farlo attraverso di voi”, conclude Daniela Scala.

 

Ogni filmato mostrato termina con: “Un ringraziamento alle famiglie che hanno aderito al progetto: Barba Navaretti, Berger, Bises – Vitale, Calò Guetta, Camerini, Cantoni, Castelletti – Avataneo, Cesana, D’Urbino, Della Seta, Di Segni, Disegni, Elkan, Foa Brandes, Jona, Lopez, Ovazza, Picciotto, Pirani, Rietti, Sagel, Soria, Sullam, Zeller, Zevi.